SPIDER-MAN:
SEASON THREE

di Michele "Mickey" Miglionico

Introduzione
Questo è il terzo story-arc dell'Uomo Ragno della mia gestione, dove concludo definitivamente le trame ereditate dalle precedenti gestioni e preparo il campo per il rush finale in cui le mie sottotrame verranno “al pettine”. Da segnalare in questa raccolta, il tie-in del nostro primo crossover, la Guerra dei Mondi,  e l’episodio dedicato agli attentati dell’11 Settembre 2001. Buona lettura!

Capitolo tredici
L’ENNESIMO RITORNO DEI SINISTRI SEI – prima parte

TriCorp Research Foundation.
Peter Parker (conosciuto da alcuni come l’Uomo Ragno) si stava immergendo totalmente nel suo lavoro di ricercatore al fianco di colleghi quali il dr. Morbius (ex-vampiro), il dr. Connors (ex-uomo lucertola), Javier Caldrone (chimico molecolare) e Stan Hardy (genetista). Tutto per cercare di distrarsi, di dimenticare quello che era successo. Sua moglie Mary Jane aveva deciso di andare in Florida con la loro figlia May e con sua zia Anna. Non per una semplice vacanza, ma per rimanerci a tempo indeterminato. Diceva che era pericoloso per lei e la bambina rimanere al suo fianco, perché il solo fatto di essere stato l’Uomo Ragno (stava cercando di “smettere”) lo portava in situazioni-limite. E dopo che aveva mosso mari e monti per riavere entrambe, lei lo aveva ricompensato così… non riusciva a crederci. Chissà che storia aveva propinato ad Anna per giustificare l’improvvisa partenza e la donna, ovviamente, non poteva far altro che appoggiarla al 100%, qualunque storia fosse, visto che era sua nipote.
Si impegnò in una conversazione con Curt Connors.
- Tutto ok con il trasferimento? – esordì.
- Oh… sì, grazie per avermelo chiesto. Mia moglie e mio figlio si ritrovano bene qui a New York.
- Sa… non vorrei le sembrasse indiscreto, ma l’Uomo Ragno mi ha parlato di lei e della sua famiglia.
- Innanzitutto dammi del tu! E poi… mi sono sempre fidato del Ragno, non c’è nessun problema.
- So che tuo figlio aveva problemi
[v. “L’Uomo Ragno “ 254, Marvel Italia], in… Florida – disse, rievocando i pensieri repressi su Mary Jane.
- Vero, ma penso che cambiare aria gli abbia molto giovato! E poi senza lo spauracchio di Lizard che aleggia sulla nostra famiglia, siamo tutti più sereni… devo ringraziare te e Octavius per quello che avete fatto per me.
Peter sorrise, quando Michael Morbius si intromise.
- Anch’io devo ringraziarvi, Peter, anche se purtroppo Octopus è scomparso…
- Già… purtroppo – rifletteva Peter pensando a quello che aveva passato con lui.

Sera, casa Parker.
Ben Reilly, il clone dell’Uomo Ragno, era ancora lì. Si era ripromesso di trovare un lavoro e smettere di scroccare vitto e alloggio ai Parker, ma dopo la partenza di Mary Jane, Peter stesso lo aveva implorato di non lasciarlo solo, in quella casa… un attico troppo vasto, per una persona. E aveva accettato volentieri.
Ripensava a quello che era successo a Wundagore e a ciò che aveva comportato
[v. episodio precedente].
Grazie alle manipolazioni e agli scherzi dell’Alto Evoluzionario, in qualche modo Peter era completamente guarito dalle sue continue vertigini e dalla sua eterna spossatezza… e dalle analisi che aveva fatto, anche lui risultava un mutante (acquisito e non innato, naturalmente). E anche se prendeva sottogamba questo aspetto, non era da sottovalutare. Aveva addirittura sviluppato un’invisibile filiera sul polso… avrebbe potuto rinunciare ai lancia-ragnatele, probabilmente, anche se produrre molta tela organica poteva essere debilitante, per il suo organismo.
Inoltre, durante la fusione, Peter, Ben e Kaine avevano condiviso tutti i ricordi. Il che, come prima, non era da sottovalutare.
Ancora, gli equilibri che permettevano a Ben Reilly e a Kaine di condividere lo stesso corpo erano stati ulteriormente… minati. Ma questo avrebbe avuto i suoi imprevedibili effetti più in là.

Quando Peter tornò a casa, era davvero stremato.
- Cavolo, che giornata… voglio andare a dormire! – diceva ad alta voce.
- Ti capiamo, Peter.
- E sai che ho deciso, mentre lavoravo? Che anch’io, all’occorrenza, sarò l’Uomo Ragno.
- Che vuoi dire? – chiese dubbioso Ben.
- Ufficialmente sei tu l’Uomo Ragno… ma visto che non devo più pensare alla mia famiglia, potrebbe capitare spesso che io indossi il costume.
- Peter, non parlare così… Mary Jane tornerà e…
- Già è stato un grosso colpo per il mio senso di responsabilità non poter fare niente per fermare Fu Manchu, nella crisi di Manhattan
[v. “Marvel Knights”#1/3] – continuava Peter, come se niente fosse - visto che in quel periodo il processo Osborn si era appena concluso e abitavamo ancora nel Queens. Non voglio ripetere l’esperienza, quella sensazione di impotenza e di scrupolo… è inutile, l’Uomo Ragno è una droga per me… non posso astenermi troppo.
- Peter, siamo preoccupati per te.
- Inutilmente. Piuttosto… da quand’è che parli di nuovo al plurale
[aveva smesso in “L’Uomo Ragno”#7, dopo esser stato curato]?
- Un altro effetto collaterale della gita a Wundagore.
- E quand’è che torni a essere l’Uomo Ragno? Sono giorni che ne parli…
- Domani ci sarà la mia prima uscita ufficiale… abbi fiducia.

Colorado, stessa ora locale.
Raramente si era sentito così potente. Sentiva di poter competere con i più grandi ESPer, in quanto a illusioni. Aveva raffinato così tanto la tecnologia di Quentin Beck da raggiungere livelli mai visti. Egli stesso faticava a concepire che ciò che creava come Mysterio non era reale.
Aveva fatto un affare nel rubare a Beck – pace all’anima sua, pensava – il suo armamentario. Dall’essere un ladruncolo qualsiasi come Armada, era entrato nel jet set dei villains. Si stava esaltando non poco e si stava completamente immedesimando nel ruolo, come se fosse lui il Mysterio originale. Tanto da voler riunire i Sinistri Sei ed esserne a capo.
Del resto, era l’unico componente della formazione ad essere in libertà e a essere sfuggito alle autorità… quindi meritava la carica di leader del gruppo. Ora, il tutto stava nel radunare i membri dell’associazione a delinquere. Aveva fatto un’attenta selezione tra i suoi colleghi. Aveva già contattato qualcuno che, come lui, non poteva rimanere in prigione a lungo, grazie alle sue capacità. Ma gli altri quattro compagni d’arme si trovavano in un unico luogo, che doveva espugnare. La Volta, il più temuto carcere per supercriminali.

Gli parve incredibile poter entrare nell’edificio senza alcun problema. Gli ologrammi e le distorsioni che creava il suo costume impedivano a chiunque di notare la sua presenza. Gli veniva da ridere, nello sfilare impunemente a fianco dei verdi Guardiani della prigione.
”Però… l’hanno ricostruita bene, dopo la distruzione” commentava, mentre si dirigeva nella sala controllo, quella che gestiva tutte le celle.
Assunse le sembianze del Guardiano Capo ed ordinò a un suo “sottoposto” di lasciare la postazione.
- Ordini dall’alto – si giustificava. L’ignaro lasciò campo libero a Mysterio, il quale si sedette e analizzò l’interfaccia del sistema. “Niente di più facile”. Era interessante vedere tutti i colleghi imprigionati. Vide Venom e Goblin, che aveva preventivamente scartato dalla formazione perché troppo instabili e superbi. E poi vide coloro per cui era venuto. Si sintonizzò con le loro celle e parlò in un microfono.
- Esimi colleghi, non spaventatevi. Sono il vostro salvatore… Mysterio. Tra meno di un minuto le vostre celle si apriranno. Uscite con discrezione… le mie illusioni vi renderanno invisibili ai Guardiani. A dopo.
Azionò un comando per fare ciò che aveva detto e si diresse nell’area in cui erano detenuti i suoi colleghi. Come previsto, le celle si aprirono. Maxwell Dillon (Electro), Hermann Schultz (Shocker), MacDonald Gargan (lo Scorpione) e Morris Bench (Hydro-man) erano alquanto disorientati.
- Mysterio! Sei davvero tu? – bisbigliò Electro.
- Sì… ma non c’è bisogno che sussurri. Seguitemi.
Anche gli altri provarono l’ebbrezza di andare in giro per la Volta indisturbati…oltre a quella di uscire dalla porta principale non scortati!
- Ora andiamo a Soho.
- Al vecchio covo dei Sinistri Sei? Non sei molto furbo… è troppo ovvio! – continuò Dillon.
- Appunto. E’ così ovvio che nessuno penserà che siamo così scemi da tornarci.
- Da quando prendi tu le decisioni?!
- Ricorda che io vi ho fatto evadere! L’ultima volta ti lasciai fare per puro caso… sarai più potente di me, ma in fondo hai l’intelletto e la cultura di un elettricista… io quelle di un ingegnere elettronico. E i risultati si sono visti.
- Sporco classista di merda! Che discorso del cazzo! – gli gridò Electro.
- Ha ragione Max… odio quelli che si credono superiori agli altri. E poi… ne ho abbastanza di organizzazioni criminali!
Infatti Hermann
Schultz ripensava alle difficili esperienze passate. I Signori del Male, su tutti. Ma anche la più recente… era stato silurato da poco da una misteriosa organizzazione criminale [v. “I Difensori”#4].
-
E comunque, mio caro signore del mistero… - riprese Maxwell, ferito nell’orgoglio - stai scoprendo un po’ troppo le tue carte: Quentin Beck non era un ingegnere elettronico.
Sotto la cortina fumogena che avvolgeva la sua testa, Armada sorrise.
- Allora, Schultz… cosa decidi?
Shocker abbassò per un attimo lo sguardo. Doveva a Mysterio un favore, visto che lo aveva liberato.
- Verrò con voi.
- Bene… allora andiamo, c’è un aereo che ci aspetta.


Mattina, casa Parker.
- Wow… sono molto riposato… che bella dormita – diceva a tavola Ben.
- Ci fa piacere… ieri eri davvero distrutto.
- Già… ma oggi se lo scorda, Twaki… attacco oggi pomeriggio. Ho bisogno di rilassarmi… vado dalla Kafka.
- E mentre tu ti rilassi spendendo 100$ a ora, noi inauguriamo il costume… facci gli auguri!
- In culo alla balena!
- Peter! Non è da te!
Risero, dopodiché Ben uscì sul tetto e prese a volteggiare.
”Buona fortuna, Ben… anche se sinceramente sono più preoccupato per come parli… che cosa significa?” si chiedeva Peter, mentre sfogliava il giornale, come sempre un’ottima fonte di informazioni.
Un tipico trafiletto in quinta pagina.
Lo Scorpione, Electro, Hydro-man, Shocker. Erano fuggiti dalla Volta.
”Ben… il tuo ritorno al super-eroismo potrebbe essere più faticoso di quanto credessi”.

Soho.

Giunsero al covo dei Sinistri Sei, dopo un lungo viaggio.
- Finora siamo stati zitti per riconoscenza… ora vuoi spiegarci cosa diavolo vuoi in cambio? – passò al sodo lo Scorpione.
- Un po’ di pazienza, signori miei… allora… pensate. Recentemente sono morti il Camaleonte, il quinto Goblin, Cletus Kasady. Venom era stato dato per morto, anche se poi è tornato ed è stato catturato. Octopus è scomparso. L’Avvoltoio è in coma. Si dice che Lizard e Morbius abbiano perso i loro poteri, insieme a un po’ di gente del Ravencroft. Altri sono passati dalla parte dei buoni. Non vi sembra un po’ strano che troppi nemici dell’Uomo Ragno stiano facendo una fine indegna?
- Che vuoi dire con questo? – domandò Hydro-man.
- Secondo me c’è una maledizione sui suoi avversari. E visto che nessuno di noi ha intenzione di lasciarci le penne o la reputazione e che tutti abbiano intenzione di continuare onorevolmente la nostra carriera… bé, credo che i Sinistri Sei dovrebbero riunirsi per l’ultima volta.
- Non ho colto il senso di tutto ciò – confessò un confuso Shocker.
- Ma come? Il nostro obiettivo è debellare la minaccia dell’Uomo Ragno prima che la sua maledizione colpisca anche noi! E l’unica possibilità di farcela è unire le nostre forze.
- In passato non ha funzionato – gli ricordò Bench – lo so per esperienza, sono appena stato catturato dopo essermi unito al Sinistro Sindacato
[v. “I Vendicatori”#8], per non parlare dei Terribili Quattro… tutti buchi nell’acqua… se mi passate la battuta.
- Ah-ah. E comunque, se c’è davvero questa maledizione, rischiamo di brutto – notò Shocker.
- Ho pensato a tutto. Se foste attenti, avrete notato che siamo in cinque.
Si guardarono tutti intorno.
- Il sesto membro del club sta arrivando.
- E chi è? – chiese curioso Gargan.
- La Macchia.
- Cosa?!
- Possibile che non capiate niente? La Macchia è uno dei più sfigati criminali della città. Con un potere del genere, sarebbe potuto arrivare molto in altro, e invece niente… tra di noi, chi pensate abbia più probabilità di essere colpito dalla maledizione?
Tutti sorrisero.
- A proposito della Macchia… avete sentito di questo Switch? – disse Shocker.
- Sì… ma non è che la Macchia con un’altra identità? – si chiedeva Electro.
- No, no, ho controllato… me l’ha confermato lei stessa. E poi mentre ero con lei, questo Switch stava attaccando il Molo 4
[v. “Villains”#2] – spiegò Mysterio.
- Mmm… forse dovremmo darci anche noi ai Fantastici Quattro. Che ne dite dei riunire i Terribili Quattro? – propose Hydro-man, che, appunto, ne aveva già fatto parte.
- Ne parleremo dopo aver ucciso il Ragno… ecco il mio piano per riuscirci.
- Mysterio… ma dovremo innanzitutto attirare la sua attenzione! La sua ultima apparizione pubblica risale allo scontro con il quinto Goblin
[v. “L’Uomo Ragno”#5… rendetevi conto!], se non contiamo la leggenda per cui ha sventato la cospirazione di Ward.
- Bé, se è stato lui, dovremmo ringraziarlo di averci tolto questa spada di Damocle dalla testa, no? Comunque in qualche modo incapperemo in lui… abbi fiducia nel caso.
 

Casa Parker.
Proprio mentre stava per uscire per andare al Ravencroft, il campanello suonò.
- Sì?
- Sono Sarah. Disturbo?
Peter aprì. Era la sua vicina. Non sapeva molto di lei… aveva solo notato che fosse una bella ragazza, nient’altro. Gli aveva fatto il favore di badare per un paio di minuti alla piccola May durante quel piccolo casino con l’Alto Evoluzionario e gli X-men. E non c’erano stati problemi.
- Entri pure…
”Meno male che non ho appuntamento con Ashley”, pensò.
Si accomodarono nel salotto. Peter aveva bisogno di distrazioni… e questa era gratis.
- Deve scusarmi enormemente, miss Finn… le avevo promesso che sarei venuta a ringraziarla e…
- Ma si figuri! Innanzitutto chiamami Sarah. E poi… involontariamente, sono venuta a conoscenza della partenza di tua moglie e tua figlia…spero non sia niente di grave!
- Immagino di no… dovrebbero tornare presto. Sono andate a trovare nostra zia, in Florida. Cioè, se ne sono andate con lei… una vacanza fuori programma.
- Parli di quell’adorabile signora anziana a cui ho dato la bambina?
- Sì, proprio lei.
- Oh, ma anche la piccola May è un vero tesoro. Siamo state insieme solo cinque minuti ma mi sono trovata benissimo!
- Mi fa piacere non ti sia pesato…
- Ma ora sei da solo?
- In questo momento sì, ma vivo con mio cugino Ben… te lo presenterò uno di questi giorni… sinceramente adesso non so dove sia.

Tetti di Soho.
Non capiva come avesse potuto rinunciare a tutto ciò. Era così inebriante volteggiare! Ti fa sentire invincibile, al di sopra degli altri (in tutti i sensi). Aveva percorso mezza New York nel tempo che i normali cittadini impiegavano per fare un isolato in macchina, nel traffico. Osservava con attenzione in basso, ma non notava niente di sospetto.
”Che ci aspettavamo? E’ mattina… i criminali dormono a quest’ora” pensò.
Ma Soho non era famosa per la buona condotta dei suoi abitanti. Quindi poteva essere un buon contesto per incappare in qualche situazione eroica.

Molto vicino…
I Sinistri Sei passeggiavano sui tetti del quartiere, protetti dagli sguardi indiscreti grazie alle tecnologie del loro leader. Improvvisamente la Macchia gridò:
- Guardatelo… là in fondo! – indicando in lontananza un puntino rossoblu che volteggiava.
- Non posso crederci… che culo – commentò Electro, invidioso di dover ammettere che Mysterio aveva avuto ragione.
- Ragazzi, sapete cosa dovete fare – disse Mysterio, scomparendo.

Un minuto dopo…
Sentì un lievissimo pizzicore del suo senso di ragno. Ma Spidey non poté far molto per evitare l’attacco di cui lo avvertiva. Venne percosso da dozzine di pugni, da ogni lato, e sembrava non dovesse mai aver fine. Cadde sulle ginocchia, stordito e vide in lontananza la Macchia. E capì cosa era successo. Al criminale bastava agitare i pugni davanti a sé, in due piccoli portali, che sfociavano in varie parti del suo povero corpo. “Astuto”.
Iniziò a preoccuparsi seriamente quando sentì qualcuno dietro di sé, qualcosa che lo oscurava, proiettando un’ombra non proprio umana. Era lo Scorpione, eretto, fiero, con la sua coda in bella vista.
- Ciao! – gli disse, sbeffeggiandolo.
Saltò per evitare un colpo di coda, ma evidentemente non abbastanza in fretta, perché venne colpito di striscio, facendolo scaraventare dall’altra parte del tetto.
Neanche il tempo di rialzarsi, che una scarica vibrante lo colpì in pieno, dandogli la sensazione che tutte le sue ossa si fossero sbriciolate.
Per finire, venne investito da un’immensa massa d’acqua (che, tra l’altro, all’impatto faceva molto male… come tuffarsi di pancia da un trampolino olimpionico). Era inzuppato da testa a piedi. Poi, vicino a lui, si materializzò Hydro-man.
- Ho fatto scorta d’acqua, Ragno… tutta per te – gli disse.
- E per me – intervenne a sorpresa Electro.
- Fatemi indovinare… ne manca uno, no? O di più? In quel caso sareste il Sinistro Sindacato! – cercava di ironizzare Ben.
- Non è il momento per speculare – lo avvisò Mysterio, comparendo dal nulla.
- L’acqua conduce molto bene l’elettricità, mio tenero pulcino bagnato – gli ricordò Max Dillon.
E a Ben Reilly passò la voglia di scherzare. Il suo senso di ragno non funzionava a dovere, perché ormai ne aveva la versione alterata dalla degenerazione di Kaine… ossia visioni a lunga distanza… e questo in battaglia non era affatto positivo. Ma gli venne il sospetto che fosse Mysterio a eludere, in qualche modo, il suo sesto senso, ricordando ciò che aveva detto a Peter un mese prima. Ma non aveva il tempo per pensare a tutto questo.
Doveva solo sopravvivere.

Casa Parker.
- Allora, cos’è che fai nella vita?
- La modella. Ma in realtà lo facevo fino a poco tempo fa.
- Allora… probabilmente conoscevi Mary Jane…
- Di fama… era una delle più quotate, prima che fosse rapita da Goblin. Ma non abbiamo mai fatto servizi insieme.
- Ma se ho capito bene, anche tu non sei più una modella?!
- Mi sono ritirata dal giro… ero stanca. Avevo messo un bel gruzzoletto da parte… ed eccomi qui, a poltrire in un attico a Manhattan.
- Non hai intenzione di lavorare, quindi.
- No… voglio solo godermi la vita – confessò, ammiccando a Peter, che, imbarazzato, voltò lo sguardo.
Poi la ragazza riprese a parlare.
- Peter, devo confessarti una cosa… so tutto di te. So che sei l’Uomo Ragno.

Capitolo quattordici
L’ENNESIMO RITORNO DEI SINISTRI SEI – parte seconda


Casa Parker.
- Sarah, ma cosa dici?
- Peter, è inutile fingere. Ne sono completamente sicura. Ma il tuo segreto è al sicuro con me… finché non ti metterai contro di me e mi asseconderai.
Peter iniziò ad allarmarsi seriamente.
- Cosa intendi?
- Io voglio starti accanto, Peter… sei una persona eccezionale. Perché credi mi sia trasferita qua accanto e abbia lasciato il lavoro?
”Non ci posso credere… questa è psicopatica… e sa di me!” rifletteva preoccupato Peter.
- Fammi trasferire qui…e andrà tutto bene. Mary Jane ha avuto il coraggio di lasciare un uomo come te… io non avrò il coraggio di lasciarti sfuggire.
Spidey cercò di farla ragionare.
- Sarah, devi capire che Mary Jane se n’è andata due giorni fa e…
- Lo so che probabilmente la ami ancora, è più che comprensibile. Ma non importa… mi accontenterò di starti vicina…
Quando un ragazzo dai sani principi morali riceve una proposta come quella di Sarah, è chiaro che una crisi psicologica è alle porte. La ragazza era stata chiara: voleva vivere con lui, in cambio del silenzio.
Sarah sembrava avere turbe mentali… e si sa, bisogna assecondare i pazzi. Avrebbe potuto sputtanarlo. O minacciare la sua famiglia.
Non aveva altra scelta.
”Ditemi che è un incubo! Ben, aiutami tu…”


Tetti di Soho.
”Peter, aiutami tu…”
Ben Reilly si trovava in una gran brutta situazione. Era stato pestato a turno un po’ da tutti i suoi nemici. Hydro-man lo aveva inzuppato ed Electro aveva intenzione di arrostirlo, sfruttando l’alta conducibilità elettrica dell’acqua. Come se non bastasse, il suo senso di ragno era quantomeno indefinibile, visto che probabilmente ne possedeva la versione degenerata (e poco efficace) di Kaine. Doveva sfruttare il lato positivo dei suoi bizzarri poteri. Come Kaine, Ben era più forte e più agile. E i suoi riflessi sovraumani non poteva toglierglieli nessuno.
Saltò di sotto.
Certo, non era un gesto dei più nobili, ma quando vide la scarica elettrica che l’avrebbe investito di lì a poco, incominciò a fregarsene del proprio orgoglio.
Riuscì ad aderire alla parete del palazzo, pur sbriciolandone un po’ i mattoni a causa dell’eccessiva adesività del suo potere. L’importante era che fosse vivo. Aveva pochi secondi per riprendersi e tornare all’attacco.
Electro si affacciò dal tetto per vedere che fine avesse fatto l’Uomo Ragno. Se avesse avuto il senso del pericolo, avrebbe facilmente scansato la tela ad impatto che Ben gli stava sparando in faccia – nonostante ora potesse produrre tela organica, non era sconsigliabile portarsi tele speciali. La pallina della magica tela lo colpì sul naso e in pochi secondi gli avviluppò tutto il capo.
- Ehi! Cos’è? Levami questa schifezza dalla faccia! – gridava infastidito Dillon, mentre cercava di strappare quel materiale adesivo dalla faccia.
Spidey, con inquietanti movenze, scalò in pochi attimi la parete dell’edificio e assestò un pugno ben piazzato sulla mascella di Electro, sapendo di avere poche possibilità di rimanere fulminato, grazie alla tela. La forza superiore di Kaine si dimostrò efficace… Maxwell era riverso per terra, privo di sensi.
Ben si erse contro i suoi nemici.
- A chi tocca?
Shocker non se lo lasciò ripetere due volte, ma i suoi movimenti erano alquanti “telefonati” per uno che ha i riflessi di un animale. La scarica vibrante sfiorò le costole di Ben, che con passo felino avanzava sempre più verso l’avversario. I suoi colleghi erano indecisi sul da farsi, dopo il K.O. di Electro. Mysterio rimaneva sempre in disparte, quasi a studiare la battaglia. La Macchia si sentiva troppo impotente per intervenire.  Scorpione e Hydro-man… erano inspiegabilmente spaesati.
Così, in una manciata di attimi, Schultz cercava inutilmente di colpire l’Uomo Ragno, che nel frattempo lo aveva raggiunto. Lo afferrò per il petto e con forza disumana gli strappò letteralmente il costume di dosso. Ormai Shocker urlava di paura, Spidey era diventato furioso. Semplicemente afferrando i suoi polsi, frantumò i dispositivi principali che gli permettevano di lanciare i suoi colpi. Poi, un semplice manrovescio, e anche Hermann era inoffensivo.
A quel punto, Scorpione e Hydro-man ricordarono il motivo per cui i Sinistri Sei erano sempre stati riuniti: il gioco di squadra.
- Ora basta, Ragno! – fu il grido di battaglia di Gargan, mentre la sua coda sparava una letale raffica ai piedi dell’eroe. Morris Bench si riversò come una cascata su Spidey, stordendolo, poi si ricompose.
Contemporaneamente, Maxwell Dillon si stava quasi riprendendo. Aveva ancora la faccia impregnata di tela, la mascella dolente e la vista offuscata… vedeva quasi doppio. Ma era furioso. Alzò una mano in direzione dell’Uomo Ragno e, raccogliendo tutta l’elettricità disponibile intorno a lui, fece partire una roboante e luminosa scarica.
Come era già successo una volta, quando evitando una raffica del Mangiapeccati Spidey finì per ferire un civile dietro di lui
[v. “L’Uomo Ragno” 65, Marvel Italia], Hydro-man assorbì il colpo al posto suo. Ma Morris Bench, non avendo una comune fisiologia, assorbì molto più fatalmente la scarica, e nel giro di pochi secondi, perse la sua coesione molecolare, e di lui rimase solo un anonimo laghetto d’acqua per tutto il tetto. Probabilmente Morris era svenuto… se non fosse rinvenuto in tempo, sarebbe evaporato nel giro di pochi minuti, visto l’insolito caldo di quella giornata.
- Avete… avete visto? – gridava scosso lo Scorpione – La maledizione dell’Uomo Ragno ha colpito ancora!
- Ma di cosa parli? Non è la prima volta che Bench… - cercava di spiegare Ben, ma tutto il gruppo era rimasto profondamente turbato da quello che era successo.
- Io non rischio, ragazzi… levo le tende – disse la Macchia, mentre apriva un portale dietro di sé e lo attraversava.
”Peccato… non è andato tutto secondo i miei piani” pensava il novello Mysterio “C’è una variabile che non avevo considerato: il Ragno non sta lesinando le sue forze, sembra furioso e incontrollabile”.
Egli non poteva saperlo, ma il lato spregiudicato e rancoroso di Kaine aveva preso il sopravvento.
Electro svenne nuovamente per l’inutile sforzo. Mysterio si era reso invisibile, nell’osservare la battaglia. La Macchia era fuggita. Shocker e Hydro-man erano fuori gioco. La partita ora si giocava con lo Scorpione.
- Io non credo a queste superstizioni, Ragno… vendicherò i miei compagni!

 

Casa Parker.
I pensieri di Peter andarono per un attimo al suo clone… stava facendo tardi, e dopo quello che aveva sul giornale… poi gli venne in mente Mary Jane, e fece il punto della situazione. In fondo non si erano nemmeno lasciati. Mary Jane gli aveva spiegato, prima di partire, che aveva solo bisogno di un po’ di tempo, di sentirsi al sicuro, fin quando Peter non avesse completamente rotto i ponti con il suo alter ego. E invece lui, con un atteggiamento decisamente infantile, aveva deciso di tornare ad essere l’Uomo Ragno… non poteva aggravare la situazione accettando la proposta di Sarah. Farla vivere con lui era comunque un tradimento? Quando Sarah lo raggiunse, interrompendo i suoi pensieri, carica di valigie, non ebbe più bisogno di rifletterci.
”Quella donna può essere un pericolo per la mia famiglia, devo controllarla. E se si trasferisce in casa mia sarà più facile", concluse.

Tetti di Soho.
Lo scontro con lo Scorpione si stava rivelando senza esclusione di colpi. Kaine lasciò il posto al suo coinquilino, così la battaglia di Ben Reilly si fece più spensierata e sui canoni classici…
MacDonald ci provava con potenti sferzate della sua coda o scariche laser della stessa, ma Spidey sembrava agile come non mai. Ma non per questo desisteva.

- È stata la stessa Hydra a potenziarmi, Ragno, e non sarai certo tu a fermarmi! – diceva, mentre la lotta tra i due sembrava ormai una collaudata coreografia.

- L’Hydra? E ti pareva! E cosa poteva volere l’Hydra dall’umile Peter Parker?
- È l’unico che può arrivare a te, Ragno… gli servivi per fermare Ward. Ma adesso è acqua passata e… ehi! Smettila di distrarmi con il tuo terzo grado!
- Sai, di solito funziona! Per esempio, se non sbaglio l’ultima volta non hai fatto una bella fine!
[v. “L’Uomo Ragno” 273, Marvel Italia]
- Non montarti la testa… si sa, in giro, che non c’eri tu, in quel costume! Troppo magrolino.
- Touché, caro il mio McChicken, ma se avessi almeno un minimo di cervello, ti renderesti conto che quello che hai detto non va certo a tuo favore… no?
Lo Scorpione digrignò i denti come uno squalo a digiuno da mesi.
”Ops! Adesso l’ho fatto proprio infuriare…!”
Ma neanche Ben si faceva intimorire. E decise di fare sul serio.
Con un balzo da manuale, con tanto di triplo salto mortale in volo, si ritrovò alle spalle dell’avversario. Così, mise un piede alla base della sua coda, mentre usava la potenza delle sue braccia per tirare con tutta la sua forza. La coda, neurocollegata al villain, si strappò facilmente. Le urla di dolore di Gargan facevano rabbrividire.
- Aaaaargh! Bastardo
oooo….. – gridava, mentre rischiava di perdere i sensi per il dolore.
- Non preoccuparti, Mac… ti do qualcosa che ti farà passare tutto.…
Direzionò il lanciaragnatele verso il dorso della mano del criminale e sparò un pungiglione sedativo. Data la dose, MacDonald crollò istantaneamente.

Improvvisamente, Ben Reilly (o Kaine?) sentì un lento applauso alle sue spalle.
Clap clap clap.
Poi un denso fumo fece scomparire dalla sua vista tutto il paesaggio circostante.
- Mysterio, credo di aver già fatto una battuta sulla tua originalità, no?
Dopo l’esperienza con l’Alto Evoluzionario, Ben tendeva a confondere i suoi veri ricordi e quelli ereditati da Peter… in questo caso, quello dell’ultimo incontro tra il Ragno e Armada.
- Ti faccio i miei complimenti… hai steso uno dopo l’altro i miei colleghi con incredibile perizia. Del resto, dovevo aspettarmelo… fino a oggi i Sinistri Sei non hanno mai vinto contro di te.
- Oggi compreso, naturalmente.

- Forse sì, forse no. Ragno, tu sei l’unica persona a conoscere la mia vera identità… e mi sembra un ottimo motivo per ucciderti. Non penserai che a questo punto ti lascerò andare così facilmente.
- Sì, ti capisco... peccato che non sappia nemmeno il tuo nome di battesimo, caro Armada. E se proprio vuoi saperlo… ho spifferato tutto a Devil...
Se non avesse avuto la maschera, Ben gli avrebbe fatto volentieri una linguaccia. Dopotutto, si divertiva a stuzzicare un criminale che secondo lui non valeva neanche la metà dell’originale… anche se probabilmente non conosceva esattamente la sua disponibilità di mezzi.
- Ottimo motivo in più, Ragno. E visto che stai per morire…
- L’hai detto anche l’ultima volta.
- Non interrompermi!
- Oh, scusa.
- Dicevo… lo sai, prima di diventare Mysterio, ero sul libro paga di Norman Osborn? Sai, ho letto del suo processo e delle sue implicazioni con te e il tuo amico…
- Osborn? Come? – chiese curioso Spidey.
- Pagava bene, quell’ipocrita. Mi ha fatto usare il mio armamentario per assumere l’identità di Jack Lanterna e terrorizzare J.J.Jameson, facendogli credere che fossi un suo vecchio nemico. E’ stato divertente. Poi, una volta morto Beck e uscito di scena Osborn, ho potuto assumere l’identità di Mysterio e…
- Tu eri il nuovo Jack Lanterna? - Ben era abbastanza scioccato, come se gli avesse appena rivelato di non essere Quentin Beck - Sei un deus ex machina molto efficace, Armada. Le tue innumerevoli identità spuntano come funghi.
- Che posso farci, Ragno… nel mondo degli affari bisogna sapersi adattare a tutto, essere camaleontici… ma torniamo a noi! Dopo che ho disattivato il tuo senso di ragno, potrai difficilmente difenderti dalle mie… concrete illusioni!
”Ha disattivato lui il mio senso di ragno… o l’avevo già perso?”
Naturalmente non poteva rispondere a questa domanda, almeno non in quel momento: quando il fumo si diradò e i suoi nemici erano lì, pronti a colpirlo.
”Tipico trucco da Mysterio”.
Ma ondate di dubbi lo assalirono, quando vide bene i suoi nemici. Hydro-man e la Macchia non c’erano. Ma Electro era ancora coperto di tela, lo Scorpione era senza coda e Shocker con il costume a brandelli.
”Che Armada mi abbia distratto per dar loro il tempo di riprendersi? Se così fosse… sembra più furbo di quanto credessi”.
- Non so come abbiate fatto a riprendervi così velocemente, ma non pensate che impiegherò molto a stendervi!
Colpì uno dopo l’altro i suoi tre avversari. Tutti caddero per terra, si massaggiarono il volto e si rialzarono come se niente fosse accaduto.
”Ok… è un’illusione… molto ben fatta, lo ammetto! Devo trovare Mysterio…”
Si guardò intorno, ma Armada non era così sprovveduto da lasciare traccia di sé in giro.
”Il problema è che questo non è un ambiente chiuso… non posso trovare i confini della messa in scena… e questi tre possono farmi del male, anche se non so come!”
Quentin Beck spesso cadeva in fallo, mostrando la sua ombra sul pavimento e permettendo al Ragno di scovarlo. Ma Armada sembrava molto più furbo. E illusioni così minuziose non le aveva mai viste. Stese ancora una volta i suoi tre nemici. Poi, la realtà intorno a lui sembrò cambiare. Electro, lo Scorpione e Shocker si rivelarono tre anonimi automi, di incredibile fattura. Accanto a loro, un biglietto.


Nonostante tutto, Ragno, hai perso! Ci sei cascato in pieno
Alla prossima, per la tua morte”

 

Non era possibile! Armada lo aveva incantato per fuggire nel frattempo con i suoi alleati! Il bilancio della battaglia non era favorevole. I Sinistri Sei si erano volatilizzati (Morris Bench, nel vero senso della parola)… un completo fiasco. Insieme a molte domande: Mysterio ora era davvero così temibile? Perché Armada non aveva approfittato per ucciderlo? Ora dov’era il gruppo? Hydro-man era morto o si sarebbe ricondensato, come già successo in passato?
Immerso nei suoi pensieri, Ben fu allarmato dal suo senso di ragno di spostarsi dagli automi. Infatti un secondo dopo esplosero, senza lasciare tracce di sé.
Il senso di ragno? Allora lo aveva davvero assopito Mysterio? Doveva indagare sulla natura dei suoi poteri.
Intanto, un misterioso vapore si aggirava per Soho, quasi come se avesse vita propria…

Casa Parker.
Ben stava rientrando in casa, amareggiato, con il metodo brevettato da Peter… usare la porta sull’ampio tetto della Wave Tower che dava accesso alle scale del grattacielo. Nell’ombra riassumere sembianze civili e rientrare con non-chalance in casa.
- Peter, ci sei? Io sono letteralmente distrutto – diceva, lanciando le chiavi dell’appartamento sulla consolle nell’ingresso e precipitandosi a tuffarsi nel morbido divano della stanza più vissuta… il soggiorno.
Peter lo raggiunse subito e disse a bassa voce:
- Ciao, Ben… mi racconterai tutto dopo. D’ora in poi continua ad essere così discreto.
- Peter? Che succede?
Sarah Finn arrivò nella stanza, ben poco vestita.
- Salve! Tu devi essere Ben, il cugino di Peter! Io sono Sarah Finn… molto piacere – gli disse, porgendogli la mano.
Lo sguardo attonito di Ben che fissava Peter in cerca di una spiegazione era da antologia.
Per non mostrarsi scortese, Ben ricambiò.
- Piacere mio…
- Ben, c’è una cosa che devi sapere – disse mestamente Peter.
Silenzio.
- Sarah da oggi vivrà con noi.
- Cosa?
Un'immagine al di fuori della finestra stroncò sul nascere la discussione.
Una scritta fiammeggiante: "Uomo Ragno, vieni subito al solito posto".
Era lontana e indistinta, ma inconfondibile.
- Cos’è? – chiese Sarah.
- Un messaggio della Torcia Umana – rispondeva perplesso Peter – scusatemi... vi lascio fraternizzare… vado – disse, mentre andava a cambiarsi.
Ben e Sarah si guardarono straniati.
"Peter... ha detto questo davanti a lei?" pensava Reilly, molto, molto confuso.


Pochi minuti dopo, sulla torcia della Statua della Libertà.
- Johnny!
- Ciao, Spidey! Da quanto tempo... non ti fai vedere troppo in giro.
- Sai, quelli come me hanno una vita privata molto incasinata. A cosa devo questo incontro?
- Niente di buono, temo. Nessuno aveva un tuo recapito o sapeva come contattarti, quindi hanno delegato a me questo compito.
- Mi cercavano? Chi?

- C'è un mega-meeting di supereroi. Stanno reclutando tutti coloro che abbiamo mai fatto parte dei Vendicatori, tra gli altri… è un’emergenza planetaria.
- Di che si tratta?
- Un’invasione aliena.
”Un’altra?”
- Dobbiamo raggiungere subito gli altri al Palazzo di Vetro.
- Cosa? Starai scherzando?
- Purtroppo no. Andiamo!
La Torcia prese a volare, il Ragno prese a volteggiare.
”Occavolo… ora che ci stavo ripensando ad essere l’Uomo Ragno! Certo potrebbe andarci Ben, ma… è stanchissimo adesso. E poi è Peter Parker l'ex-riserva dei Vendicatori e l'amico di Johnny Storm” diceva quasi inorgoglito. "Dovrei avvisare Ben... forse ce ne vorrà per un po'... ma penso che se la cosa è grave, lo verrà a sapere dai media".

E intanto, Ben e Sarah, imbarazzati, aspettavano invano il ritorno di Peter...
 
Note

Tenete conto che, dopo la momentanea fusione tra Ben e Peter su UR#12, i due eroi hanno condiviso tutti i loro ricordi, quindi è come se ognuno avesse vissuto le avventure dell’altro indifferentemente. Inoltre, probabilmente non dovrei farvelo notare (è una mania patologica), ma ho risolto due altri piccoli misteri della storia recente del Ragno: l'identità di Jack Lanterna III e dei misteriosi benefattori dello Scorpione.

Capitolo speciale
LA GUERRA DEI MONDI


Casa Parker.

Peter Parker era al Palazzo di Vetro, insieme ai Vendicatori, per prendere le giuste misure, per fronteggiare un'imminente invasione aliena: i misteriosi Marziani, mangiatori di carne, stavano per assaltare la Terra, dopo essersi preparati per un secolo.
Spidey aveva lasciato da soli, in casa, Ben Reilly (suo clone, con cui condivideva l'identità supereroica) e Sarah Finn (modella che, minacciando di rivelare al mondo il segreto di Peter, era riuscita a trasferirsi in casa sua). 
L'imbarazzo regnava incontrastato.
- Allora... rimarrai da noi? - chiese dubbioso Ben, che non era stato messo al corrente del ricatto. 
- Sì... credo che poi ti spiegherà tutto lo stesso Peter.
- Ci conto. 
Sarah si alzò e andò a sistemare le sue cose in quelli che erano i mobili di Mary Jane. 
"La Torcia Umana ha scelto il momento meno opportuno per chiamare Peter... che dobbiamo fare con questa?"
Rimase seduto a rimuginare e accese la televisione.
- ...riunione straordinaria al Palazzo di Vetro. Mai visto un tale assembramento di metaumani. Qui, noi cronisti, siamo tutti concordi nell'affermare che sotto ci dev'essere qualcosa di grosso sotto. Alcune indiscrezioni parlano di invasioni aliene, di guerre nucleari imminenti... vi terremo informati.
"Sembra grave".
Sarah tornò da Ben.
- Ben... somigli inquietantemente a Peter, lo sai? Anche il timbro di voce...
- Tu dici? Abbiamo una parentela più stretta di quanto si pensi.
- Allora è vero ciò che è scritto qui?
Gli lanciò sulle gambe un giornale scandalistico.
- Cosa?
- Apri a pagina 29.
Ben fece come gli aveva detto. Poi scoppiò a ridere.
- Ah ah! Non possiamo crederci!
Infatti il tabloid sembrava riportare uno scoop. Secondo una parvenza di articolo pubblicata,
Ben Reilly sarebbe stato il figlio illegittimo del padre di Peter e di una sorella della cognata May Reilly, che era scomparsa con suo figlio per evitare lo scandalo. Ben, adulto, avrebbe scoperto le sue origini e sarebbe tornato a New York. Questo avrebbe spiegato la somiglianza con Peter e il cognome Reilly.
Ripresosi dalle risa, Ben poté solo dire:
- Ti assicuriamo che è una montatura! Che cosa non si inventano i giornalisti... ecco gli inconvenienti nell'essere coinvolti in un processo di interesse pubblico...
- Mi fido, Ben... non posso neanche concepire che il padre di Peter fosse una persona del genere... credimi, ho avuto esperienze con padri degeneri e figli illegittimi.
- Già... quando Peter lo leggerà, farà causa alla rivista per diffamazione...
Intanto Sarah si sedette accanto a lui e prese a fissarlo.
- Sarah?
- Scusa... stavo notando la somiglianza... i vostri volti sono... 
"Oh no.... ma questa cosa vuole?"
La ragazza non continuò e vedendo l'espressione preoccupata di Ben cambiò argomento.
- Perché non mi parli di Peter?
E così iniziò una lunga conversazione tra i due...
Ma ormai era sera e Morfeo li reclamava.
"Non è poi così... antipatica" pensava Ben, fissandola durante il dormiveglia. "Cavolo, quanto è bella".
Quasi avvertendo questo pensiero, Sarah aprì gli occhi e ricambiò lo sguardo.
- Ben, sei un bravo ragazzo... mi piaci. Mi ricordi molto Peter - e detto questo, gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, cogliendo impreparato il clone. Poi si rilassò, appoggiando la testa sul suo petto. 

All’alba…
Ben e Sarah si era addormentati sui divani, stremati da tanto parlare. 
Il loro riposo venne scosso da fortissimi rumori provenienti dall'esterno.
- Ma che...? - disse Ben stordito.
Quando lui e Sarah si accostarono alla vetrata e si guardarono intorno, trasecolarono.
Dozzine di alieni stavano scorrazzando per il quartiere a bordo di bizzarri veicoli volanti.
- Che diavolo sono?
- Non lo sap... so, Sarah... sembrano... extraterrestri.
"Che fosse questa l'emergenza per cui hanno chiamato Peter? Lui non è ancora tornato... spero sia tutto a posto"
- Sarah... i-io devo andare...
- Hai intenzione di uscire con quei mostri là fuori? E lasciarmi sola?
- D-devo assicurarmi che... alcune persone stiano bene. Anzi... devo fare prima un paio di telefonate.
Si allontanò e prese il cordless, chiudendosi nello stanzino in cui c'era il suo costume da Uomo Ragno e che comunicava con il tetto. Compose il numero di zia Anna, prima.
- Sì?
- Zia, sono Peter... c'è Mary Jane?
- Te la passo subito....
Dopo pochi secondi, la ragazza prese la cornetta.
- Peter!
- Mary Jane... ci sono anche da voi degli...alieni?
- Sì! Ho visto il telegiornale... noi siamo chiuse in casa, qua non ce ne sono molti... ma ho sentito che a New York c'è l'attacco più massiccio!
- Già... tanto per cambiare!
- Se puoi, fai qualcosa... questa è una situazione disperata.
- Ok. E stai attenta alla bambina.
Non voleva farla preoccupare, dicendo che Peter era con i Vendicatori, chissà a fare cosa. Perciò le aveva mentito. Poi compose un altro numero.
- Helen?
Stava parlando con il clone di Gwen Stacy, rincontrato qualche giorno prima.
- Oh, Ben! Sono molto preoccupata!
- Ti capisco, tesoro... sprangati nella stanza più sicura e aspetta che la crisi sia passata.
- Se passerà... vorrei tanto essere al tuo fianco... mi sentirei molto più sicura.
- Anch'io vorrei stare con te, adesso... ma i cittadini di New York hanno bisogno di me. 
- Lo capisco. In bocca al lupo.
Chiuse il telefono e si travestì. Mentre si stava mettendo la maschera...
- Ben! Che fine hai.... - disse aprendo la porta, ma s'interruppe vedendo la scena.
- Ehi! Si bussa prima di entrare in una stanza!
- Tu...
- Non ho tempo di spiegarti. Chiuditi qui dentro e non uscire per nessun motivo. Io devo andare - disse, indossando i lanciaragnatele e compiendo un balzo verso il lucernario.
Sarah lo guardò.
"Ben è l'Uomo Ragno? Ma Peter...."
Avrebbe presto sciolto i suoi dubbi.
Intanto, un tripode alieno si avvicinò all'attico dei Parker, irrompendo fragorosamente. 
Sarah corse in soggiorno e si ritrovò l'alieno di fronte. Gridò, indietreggiando fino al muro... stava tremando di paura.
"Calma... non sei inerme. Combatti".
Qualche secondo dopo, il marziano stava facendo un imprevisto volo dalla cima della Wave Tower.

Nei cieli della Grande Mela...
Dopo un paio di minuti, Ben era in strada.
"Maledetto senso di ragno... viene e va... e se abbiamo intuito bene... lei sa di Peter. Ma ora abbiamo altro a cui pensare" 
Si rese davvero conto di quanto fosse grave la situazione. 
La gente si stava barricando in casa. Non tutti avevano fatto in tempo. E gli alieni non mancavano di irrompere negli edifici. 
"E' terribile... come potremo fermare tutto questo? Peter ha già affrontato mostri del genere, in un futuro visitato con la macchina del tempo di Destino... ma che ci fanno qui?"
Per sua fortuna non sarebbe stato solo, nella sua crociata.
Prese a volteggiare per le strada, adocchiando le situazioni più critiche.
A un certo punto, un alieno era isolato dagli altri e sembrava essere addirittura confuso. Ben Reilly gli planò incontro, con intenzioni non troppo pacifiche. Il marziano avvertì l'imminente attacco e si voltò con espressione impaurita. Spidey lo afferrò per i tentacoli, impedendogli di fuggire. Fu allora che il marziano mostrò un potere che i suoi simili non avevano. Poteva assumere altre sembianze... e quelle che assunse in quelle circostanze erano ben note all'Uomo Ragno.
- Ranger! Ma...
- Ragno, ferma la tua mano... sono dalla tua parte.
- Perché eri un....
- La mia etica mi impone di contribuire allo sventamento di questa invasione aliena. Come ho fatto con i Cluster, aiuterò i Terrestri a sopravvivere a questi.... Quwrlln, mi sembrano, non so precisamente cosa siano.
- Qualsiasi supporto è ben accetto, ma... sei un mutaforma?
- Credevi che il popolo dei Ran'Jer fosse umanoide? No, sbagli... ti spaventerebbe vedere il nostro vero aspetto. 
La conversazione non poté continuare, perché un nugolo di extraterrestri li assalì.
- Immagino che la mia copertura per sabotarli dall'interno sia saltata.
- Ops. Diamoci dentro.

Le armi del Ranger erano abbastanza efficaci contro i tripodi. E soprattutto, letali.
- Ranger! Come puoi ucciderli così impunemente?
- Ragno, non mi faccio scrupoli a sterminare una razza così meschina... e non dovresti farlo nemmeno tu.
"Ha ragione... non dovremmo farci scrupoli. Quando eravamo un semplice clone degenere, abbiamo ucciso esseri umani innocenti... giustiziare questi malvagi alieni sarà nulla, in confronto".
Kaine aveva preso il sopravvento e, con tutta la furia di cui era capace, balzava sui tripodi alieni, percuoteva con forza inaudita i marziani fino a stordirli e farli schiantare al suolo.
"Non credevo che il Ragno potesse adottare questi metodi" pensò stupito il Ran'Jer.
- Questa zona è pulita, ora - conclusero dopo qualche minuto di battaglia.
- Credo sia il caso separarci in direzione diverse, Ragno, in modo da coprire più quartieri possibili.
- Ok... buona fortuna.
Ben si arrampicò su un palazzo, raggiunse il suo tetto, lanciò la sua ragnatela e si mise a volteggiare, in modo da avere un'ampia visuale e poter agire di conseguenza. Le strade erano ormai sgombre di passanti e macchine, e l'arrampicamuri poteva vedere in lontananza eroi e vigilanti darsi da fare.  
Vide una donna in costume che brandiva una spada e che sembrava in difficoltà contro gli alieni.
Colse di sorpresa i suoi assalitori, stendendoli.
- Tu sei Coldheart?! - chiese Ben, dopo averla vista bene.
- Ottima memoria, Uomo Ragno.
[v. “L’Uomo Ragno Deluxe” 6, Marvel Italia]
- Cosa ci fai qui?
- Questi mostri possono minacciare bambini come mio figlio... dovevo fare qualcosa.
- Buon lavoro, allora, e stai attenta.
Mentre parlavano, la strada venne illuminata da qualcosa di innaturale.
All'incrocio successivo, Spidey e la donna poterono vedere la strana situazione di alcuni tripodi in fuga da un essere luminoso e volante che, mentre li inseguiva, cercava di colpirli con raggi d'energia. Poi sparirono alla loro vista.
"Sundown! Ma era... un criminale!"
[v. “L’Uomo Ragno” 229 –241, Marvel Italia]
- Ora vado, Coldheart... mi raccomando.

Mentre planava sulle strade di New York, il tessiragnatele vide un disco alieno sfrecciare verso di lui. 
"Prevedo un grosso scontro..."
Sfruttando tutta la sua velocità e i suoi riflessi, lasciò andare il filo di tela, spiccò un triplo salto mortale e atterrò miracolosamente sul tripode.
- Salve... è qui la festa?
Ben distrasse abbastanza i piloti da farli sbandare, saltando prima di fare la fine degli incauti marziani.
Poi un'esplosione dall'interno di un edificio attrasse la sua attenzione.
Gli ci volle un minuto per scalare la parete ed entrare a vedere cos'era successo.
In una stanza distrutta, c'erano pezzi d’alieno dappertutto. E un fiero vigilante, tra di loro.
- Annex!
- Uomo Ragno!
- Li hai brutalmente uccisi, a quanto vedo...
- Stavano per divorare un'intera famiglia... ho fatto fuggire gli... umani e ho lanciato un esplosivo contro quegli extraterrestri.
- E' una guerra dura.
- Non dirlo a me.

Soho.
Ciò che rimaneva dei Sinistri Sei stava discutendo.
- Non è stata una sconfitta. L'Uomo Ragno non è riuscito a catturarci e voi siete ancora liberi - cercava Mysterio di convincere i suoi compagni.
- Ma Morris si è disperso, la Macchia non si è fatta viva e noi siamo qui, pieni di lividi, con i costumi malfunzionanti... - notava un distrutto Shocker.
- Non mi ci vorrà molto per ripararli. Le vostre ferite guariranno presto e...
Mysterio s’interruppe, vedendo i suoi alleati distratti da qualcosa. Forti rumori provenivano dall'esterno.
- Andiamo a vedere cosa succede - ordinò Electro.
I quattro criminali si affacciarono alla finestra e videro uno spettacolo insolito.
Dozzine di alieni che svolazzavano per la città su improbabili dischi.
- A-avete visto? - chiese retoricamente Shocker.
"Non è possibile... questa è un'illusione tipica di.... Quentin Beck! Che ci abbia ingannato tutti? Che sia tornato dalla tomba? Se così fosse... sarei nei guai"
- Mysty, è opera tua, vero? - domandò lo Scorpione.
- Vorrei tanto... ma credo che quest'illusione sia di qualcun altro.
- E' nello stile di Mysterio, no? Un'altra conferma che tu sei solo un imbroglione - non poté far a meno di punzecchiare Electro, che aspirava a diventare nuovamente il leader del gruppo.
- Non c'è tempo per discutere di questo... dobbiamo scoprire chi ha ordito tutto questo... nessuno può osare sfidarmi così apertamente.
Un minuto dopo, i quattro sgangherati erano in strada.
- C'è un solo modo per scoprire se sono illusioni.
- Noi non possiamo combattere in queste condizioni - dissero Shocker e lo Scorpione, ritirandosi.
- Vigliacchi - li liquidò Electro, mentre lanciava una scarica verso un disco alieno, colpendolo in pieno e facendolo clamorosamente precipitare.
- Ma... se fosse un'illusione... sarebbe proprio ben fatta - commentò.
- Max... credo che non lo sia affatto.
Gli alleati dei marziani caduti si voltarono verso il duo, il quale poteva avvertire l'odio che improvvisamente era nato nei loro confronti.
- Ci siamo messi nei guai... questi sono veri alieni... e sono molto arrabbiati!
Per salvare la situazione, l'ex Armada tentò di rendere entrambi invisibili grazie alle sue avveniristiche tecnologie. Ma non conoscendo il nemico, non sapeva che era tutto inutile.
"
tenTATIVO DI DISSIMULAZIONE VISIVA. NON SOTTOVALUTARE LA CACCIAGIONE. SFRUTTARE STRUMENTI DI BORDO E FACOLTA' MENTALI".
- Mysterio.... vengono dritti verso di noi.
- Allora dobbiamo ricorrere ai metodi tradizionali.
Le scariche di Electro e i letali guanti di Mysterio si misero all'opera. Il fumo dell'illusionista confondeva i marziani, l'elettricità del suo alleato faceva il resto.
Pochi minuti dopo, la strada era un vero e proprio campo di caduti in battaglia. 
- Hai... visto? Abbiamo sterminato questi alieni!
- Max, non vorrei fartelo notare, ma... ci siamo comportati come degli eroi.
Electro sbarrò gli occhi, sorrise e tornò al covo.

 

Contemporaneamente, in un'altra zona di New York...
In pochi minuti, Testa di tela arrivò al Greenwich Village. Strada facendo, aveva notato che molti esponenti delle forze dell'ordine si stavano dando da fare, alcuni con successo, altri meno, ed era intervenuto dove poteva. 
"Mi sento quasi inutile... ci sono poliziotti, militari e vigilanti dappertutto e stanno facendo un ottimo lavoro... forse dovrei essere altrove, in una città meno coperta..."
A giustificare i suoi pensieri, un nuovo incontro. Scese a terra per fare la conoscenza con una collega.
- Donna Ragno!
La bionda (anti)eroina si girò verso di lui, intimidita.
"Abbiamo avuto la conferma... è Charlotte Witter, si riconosce nonostante la maschera"
- Uomo Ragno...
- Benvenuta... e dacci dentro!
Charlotte gli sorrise e seguì il consiglio.
"Ho fatto bene ad uscire... ora che l'Uomo Ragno mi ha visto, non potrà dubitare delle mie buone intenzioni" rifletteva soddisfatta Charlotte.
"Incredibile... prima Venom... e adesso si mette a fronteggiare un'altra invasione aliena? Cosa è successo alla spietata Charlotte Witter che conoscevamo?" rifletteva perplesso Ben.
Osservando edifici lontani, Spidey notò una zona inverosimilmente scura.
"Quelle insolite tenebre in quella zona possono significare solo una cosa... il Sudario è in azione" Improvvisamente, un gruppo di cinque velivoli puntò verso i due arrampicamuri.
- Spidey... vengono verso di noi?
- Sembra di sì... preparati.
Nonostante l'agilità e la forza dei due, la superiorità numerica del nemico incominciava a farsi sentire. Charlotte cercava di intrappolarli nelle sue tele psichiche, ma i flebili poteri mentali dei marziani riuscivano a respingere quel genere di trappola. E sembravano addirittura immuni alle sue neurotossine. Non per niente, avevano preparato per un secolo quell'epica offensiva.
Mentre Ben e Charlotte erano in pericolo, circondati, una sagoma comparve alle spalle di un marziano, il quale venne in pochi secondi crivellato di proiettili. 
- Solo! Che fai?
- Ti salvo! Datti da fare!
Il vigilante che combatteva contro il terrorismo aveva creato un ottimo diversivo, cosicché le sorti della battaglia poterono ribaltarsi.
- Grazie, Solo.
- Io libero solo la Terra dalla feccia aliena. Scusa, Ragno, ma adesso deve andare... c'è un intero pianeta da proteggere.
In un lampo scomparve com’era arrivato. Ben si guardò intorno.
"Deve aver perfezionato il suo sistema di teletrasporto... non è nelle vicinanze. Ma i suoi metodi sono giusti... bisogna essere spietati con questi antropofagi" Due alieni, lontani dal luogo del combattimento, osservavano con stupore il monitor di un apparecchio. Stavano analizzando i guerrieri terrestri, in particolare l'Uomo Ragno.
“Guarda” diceva uno dei due ”queste letture non hanno senso! Questo esemplare non è un semplice mutante”
”Cosa vuoi dire?”
”Guarda… gli strumenti rilevano nel suo sangue una strana forma di vita… non riscontrata in nessun terrestre, finora. E non finisce qui… guarda la firma psichica”
”Sei sicuro che gli strumenti siano tarati bene?”
”Certo, ho controllato… addirittura il suo corpo ospita il doppio delle energie psichiche tipiche di un terrestre. È come se ospitasse due… come le chiamano, i terrestri?”
”Anime”

”Già. E sembra che questa anomala situazione influisca sul suo fenotipo”
”Sarebbe a dire?”
”Nonostante il genotipo dei suoi poteri mutanti sia stabile, il surplus di energia psichica incide sulLa manifestazione dei poteri… a volte sembrano alterati, seguono questo oscillante diagramma… positivo, negativo, positivo…”
”È un esemplare a cui dobbiamo PRESTARE attenzione”
”Direi innanzitutto di prelevargli un campione di sangue e analizzarlo. Se saremo in grado, lo cattureremo vivo, prima che i nostri compagni ci banchettino”
”Muoviamoci, allora”

Il tripode alieno ritirò le tre gambe dal terreno e levitò, dirigendosi velocemente verso il sito della battaglia, raggiungendolo in pochi secondi. Avevano scoperto la strana natura dell'Uomo Ragno, il cui corpo ospitava le essenze di Ben Reilly e Kaine, con imprevedibili effetti sui suoi poteri. Ma non era ciò che interessava loro: i corpuscoli nel suo sangue avrebbero potuto intralciare i loro piani. Dovevano rimediare.
Presero a sparare colpi distruttivi sulla mischia.
- Ehi! - gridò la Donna Ragno, indispettita da quell'attacco a tradimento.
Vennero entrambi attaccati alle spalle, solo che Charlotte venne stordita da un tamponamento con il tripode, mentre le membra dell'Uomo Ragno vennero completamente avviluppate dalla morsa dei viscidi tentacoli marziani. 
"Non... non riusciamo a muoverci!"
La preoccupazione aumentò quando un serpente d'acciaio sibilò verso di lui, partendo dal tripode. Sembrava un cavo d'acciaio... culminante in qualcosa di vagamente somigliante ad una siringa.
- Cosa volete farmi?
Gli alieni non si degnarono di rispondere. I due marziani sul tripode manovravano il cavo... puntando dritto al cuore di Spidey.
- Aaah! - gli venne spontaneo gridare, quando l'ago penetrò la carne e le vene. 
"Ci stanno prelevando del sangue... lo sentiamo lasciare il nostro corpo".
Infatti era proprio quello che stavano facendo.
"bene, così può bastare. portiamolo alla base per analizzarlo adeguatamente. voi cercate di stordirlo e farlo prigioniero, potrebbe essere fondamentale studiarlo"
I compagni dell'alieno annuirono, stringendo la morsa sull'eroe indebolito. 
La situazione si sbloccò quando una luce blu colpì i marziani che tenevano fermo Ben alle spalle, permettendogli di sfruttare la distrazione dei nemici per divincolarsi.
- Tutto bene, Ragno?
- Sì... grazie, Cardiac.
- Ahia - lamentava Charlotte, rialzandosi a fatica e massaggiandosi un fianco.

Un paio di minuti dopo, l'Uomo Ragno e Cardiac pensavano di aver sventato la minaccia.
- Grazie... non credevo te l'avrei detto un giorno.
- Neanch'io pensavo l'avresti detto.
- Ormai non dovrei stupirmi più di nulla, ma non mi aspettavo che anche tu...
- Mi mettessi in gioco? La mia staffa mi ha fatto abbattere senza difficoltà una dozzina di quei dischi volanti... perché non avrei dovuto? Qui non si tratta di potenti, soprusi, multinazionali... siamo tutti in pericolo.
"Tutto questo mi dà un'idea di quanto sia grave la situazione. Vigilanti come Cardiac, Annex, Solo... che hanno solitamente bersagli come compagnie farmaceutiche e terroristi, adesso sono in prima linea a combattere gli extraterrestri... prevaricando qualsiasi ideale... per la pura sopravvivenza. E' terribile... e credo di non aver visto niente. La città è grande e sono sicuro che altrove i Difensori, i New Warriors, Cloak, Dagger, Devil, Moon Knight e altri miei colleghi si stanno dando da fare quanto noi"
- Donna Ragno, tutto ok? - s'interessò l'arrampicamuri, vedendo la collega ancora riversa per terra.
- Più o meno, grazie... ho avuto un mancamento, mi sento un po' debole....

Una segreta base aliena.
I due alieni responsabili del furto di sangue ragnesco facevano rapporto.
"RIteniamo indispensabile studiare in fretta questo campione terrestre e valutarne la pericolosità"
"ben fatto, soldato. provvederemo subito. meriti una doppia razione di carne umana"
"troppo buono, signore"

Il campione di sangue venne inserito in un'avveniristica macchina che lo esaminò da cima a fondo. Bastarono pochi minuti, all'avanzata tecnologia marziana, per elaborare i giusti provvedimenti.
Trasmessi i dati a tutte le loro basi, i marziani, da locazioni misteriose per la maggior parte dei terrestri, prendevano contromisure verso la cura-corpuscoli.
Sofisticati marchingegni diffondevano nell'atmosfera terrestre (e ovunque ci fossero terrestri) l'agente anti-corpuscoli. E coloro che li ospitavano nel proprio sangue... vennero colti da un'improvvisa spossatezza. Il loro sistema immunitario stava regredendo a quello precedente.
Curt Connors. 
Michael Morbius.
Cassandra Webb.
Mary Jane Watson.


Casa Watson, Miami, Florida.
Anna, Mary Jane e la piccola May erano tutte riunite nella stanza più interna della casa, con le finestre e le porte più il possibile serrate. La rossa accusò un violento capogiro, rischiando di lasciar andare sua figlia, che cingeva in braccio.
- Mary Jane! Che hai?
- Io... non so, forse lo stress di questa situazione... se quei mostri dovessero farsi strada qui dentro e fare del male alla bambina?
- Figliola, non è salutare fare pensieri così orrendi. Dovremmo distrarci.
- E come?
L'anziana zia non seppe rispondere, soprattutto vedendo le condizioni in cui versava sua nipote.
- Distenditi, cara... baderò io a May.

Peter Parker.

Q.G. dei Supereroi a New York.
- Ragno, che ti succede? - chiese preoccupato Pantera Nera, vedendo il suo collega accasciarsi sul pavimento mentre stavano dirigendosi verso gli hangar [e per sapere perché leggete GdM #1]
- Non so... aah, mi sento male...
- Vuoi abbandonare la missione?
- Io...
Vedendo che le proprie condizioni non miglioravano, Peter ci pensò due volte...
- Credo sia meglio...

 

Ben Reilly.

Strade di New York.
- Ooh... - disse Spidey, contorcendosi dal dolore.
- Ragno, che ti succede? - chiese la Donna Ragno.
- Non lo so... non mi sento affatto bene...
- Credo sia meglio tornare a casa - disse, cogliendo al volo la situazione per tagliare la corda - ormai la crisi sta passando, e poi hai visto com'è protetta la città? Nonostante qui ci sia stato l'attacco più massiccio, è evidente che le vittime e i danni sono minimi. Per una volta lascia perdere il tuo senso di responsabilità... c'è chi lavorerà per te.
- Concordo - disse Ben rialzandosi a fatica - spero solo di riuscire a tornare a casa.
- Arrivederci, Ragno.
- Arrivederci... Charlotte.
La donna si voltò di scatto verso di lui.
- Arrivederci, Ben Reilly.
"Oh cavolo... anche lei? Avrà usato i suoi poteri telepatici... ma adesso siamo pari".
Prima di poter dire altro, giunse sul campo di battaglia un altro Uomo Ragno.
- Peter?
L'eroe si avvicinò a Ben e disse:
- Cos'hai?
- Mi sono sentito male.
- Anche tu? Anch'io... ora sto meglio, sono solo un po' debole... i Vendicatori mi hanno lasciato qui. Come va con gli alieni?
- Ce la siamo cavataaah....
- Ma tu stai ancora male!
- Infatti stavo tornando a casa... vieni anche tu con me, se hai accusato gli stessi sintomi.
- Non preoccuparti per me, ti do il cambio per poco e poi torno... ora vai a riposarti.
- Sei sicuro di farcela?

Peter annuì.
- Ok - disse Ben, lanciando una ragnatela e andando via.
Peter non poté rispondere perché un nuovo eroe li interruppe, proclamando il suo nome.
- Uomo Ragno!
- Prowler! Anche tu nella mischia?
- Sì... stavo cercando un ragazzo, un mio amico... spero non gli sia successo niente.
- Vuoi una mano?
- Volentieri!

Casa Parker.
Ben aprì la porta in cui doveva essere Sarah.
- Per fortuna sei qui.
- Ciao...  - disse, rannicchiata in un angolo.
- Tutto ok? La finestra è rotta!
- Sì, ho sentito dei rumori... ma io ero qui, non ho visto niente.
- Sei stata fortunata...vieni, credo che il peggio sia passato - cercò di tranquillizzarla, porgendole la mano. La ragazza la afferrò e fece forza per alzarsi. Si ritrovarono faccia a faccia.
- Così anche tu sei l'Uomo Ragno?
- Sì... è una storia lunga... ma tu sai...
- ... di Peter? Sì...  - sospirava, fissandolo rapita - e ora che so che anche tu sei l'Uomo Ragno... vi vedo più simili che mai...
Inconsapevolmente, le loro labbra si avvicinarono fino a sfiorarsi.
"Non è Peter... cosa stai facendo? Te lo ricorda così tanto?"
Invece il Ragno non si faceva troppi problemi... tutta la spregiudicatezza di Kaine era venuta a galla. Le sue mani diventarono ansiose di cose proibite e presto misero in atto ciò che volevano fare.
"Dovrei lasciarmi andare? Io non ho mai fatto... "
Ma le effusioni di Ben Reilly la stordivano, così si lasciarono entrambi andare.

Mezz'ora dopo, erano seminudi, sdraiati sul pavimento di quella claustrofobica stanza.
"Non posso crederci... abbiamo fatto sesso" pensavano entrambi.
"Non ha senso... devo dirglielo" decise Sarah.
- Ben... devo ammettere che è stato molto bello lasciarsi trasportare così dalla passione... e devo anche ammettere che mi piaci molto, mi ricordi Peter e questo mi affascina, ma... appunto, è un altro l'uomo che... amo.
- Capisco, Sarah... è stato solo un episodio, non facciamo troppi trip mentali... se ne avremo voglia, si ripeterà.
La ragazza notò un sinistro bagliore nei suoi occhi, mentre Ben lo diceva.
- Cosicché sei innamorata di Peter?
- Io credo di sì... sì.
- E come è successo? Come hai scoperto che...?
- Forse un giorno ve lo racconterò. E' una storia lunga... come la tua, in fondo, no?
- Touché. Adesso è meglio se ci ricomponiamo, che ne dici?
Sarah rispose con i fatti, rivestendosi.
- Non hai avuto paura di mettermi incinta? O dell'AIDS?
- Avrei dovuto? Il senso di ragno mi avrebbe avvertito di un pericolo del genere... o almeno credo.
"Se sapessi che non posso avere figli, non ti preoccuperesti del senso di ragno" pensò Sarah..
- Non ci resta che aspettare il ritorno di Peter....

[Le seguenti scene sono tratte da “Prowler: Speciale Guerra dei Mondi” di Fabio Volino].


New York, Manhattan.
L' invasione, dopo una prima massiccia ondata che ha causato decine di vittime da entrambe le parti in conflitto, si è per il momento placata. I marziani si sono ritirati, ma i loro occhi scrutano ancora la città e bramano la sua conquista. New York, coacervo di tutto il male che in questi anni si è propagato per il mondo: sembra quasi che qualche essere maligno ce l'abbia a morte con la Grande Mela.
Ma ora un altro problema, di gran lunga inferiore ma per il diretto interessato estremamente importante, sta tormentando Hobie Brown, nei panni di Prowler. Al suo fianco vi è un prezioso alleato, Peter Parker, alias l' Uomo Ragno.
"Allora di cosa si tratta?" chiede Spidey.
"Si tratta di un mio amico, come ti ho detto. Si chiama Oliver Osnick...".
"Ollie? Quell' Ollie?" esclama incredulo Peter.
"Lo conosci anche tu?".
"Sì, da svariato tempo. Tempo fa si era messo in testa di emularmi, si faceva chiamare Ragno-Kid. Credevo avesse abbandonato questa follia, quando sono venuto a sapere che ora si fa chiamare Ragno d' Acciaio".
Stavolta è Hobie a restare sorpreso, anche se non lo da a vedere:"Intendi uno con uno strano costume fornito di tentacoli alla Octopus?".
Spidey annuisce:"Ma gli è accaduto qualcosa di grave?".
"E' proprio questo il problema: non lo so!" risponde Hobie "Eravamo usciti per fare una passeggiata, con la metropolitana ci siamo recati dall' altra parte della città per visitare alcuni negozi in cui trovare regali per... le nostre donne, quando all' improvviso degli esseri inumani sono calati sulle persone. Uno spettacolo impressionante. Mi giro per vedere dove sia Ollie, se sia in pericolo, ma di lui nessuna traccia. Svanito nel nulla. Con me avevo una valigetta dove avevo messo il mio costume, ultimamente lo porto spesso con me, non so perché".
"Temo si tratti di deformazione professionale" stempera Spidey "Ne so qualcosa. Comunque posso intuire il resto. Hai una vaga idea di dove si trovi?".
"Credo sia andato a fare l' eroe, chissà dove. Non dove sta la sua fidanzata: è a casa mia, insieme a Mindy. Ho chiamato per sapere come stavano e mi hanno detto che anche Ollie li aveva chiamati alcuni minuti prima e aveva loro riferito che aveva un compito importante da svolgere. Poi ha riattaccato".
"Ancora testone come quando lo conobbi" riferisce Peter.
"Ma c'è un altro problema: siamo sicuri che l' invasione sia terminata? E se quegli esseri attaccassero nuovamente? Come faccio a non pensare a mia moglie e... Devo essere da lei in qualche modo!".
Un bel dilemma: due persone da salvare, in due differenti punti della città. La logica consiglierebbe di separarsi, ma in quel momento sul tetto irrompe con felina agilità la Gatta Nera. Sembra quasi un aiuto piovuto dal cielo.
"Ragno, è quasi un miracolo che ti abbia trovato in mezzo a questo caos" afferma Felicia Hardy.
"Gatta, abbiamo proprio bisogno di te!" esclama Spidey.
"Cosa succede?".
"Dovresti recarti urgentemente a casa di questo mio amico, devi proteggere la sua famiglia, mentre lui è impegnato altrove". Felicia osserva l' Uomo Ragno ed annuisce: del resto, di fronte a degli alieni così potenti, ha potuto per ora fare ben poco. Una situazione simile le ricorda il grande massacro attuato da Carnage qualche tempo fa: anche in quella situazione si sentì spesso impotente di fronte all' orrore che la circondava. Hobie le riferisce dove andare, la ringrazia per il suo aiuto e lei parte.
"Possiamo andare, Prowler" incita Peter. Hobie annuisce e lo segue.

Prowler e l' Uomo Ragno hanno fatto già due volte il giro della città, ma senza ottenere alcun risultato. Mai come in questo caso il detto dell' ago e del pagliaio risulta appropriato.
"Fermiamoci su quel tetto" consiglia Prowler. Spidey lo segue. "E' chiaro che continuando così" afferma Hobie una volta atterrati "non approderemo a nulla".
"Sono d' accordo con te" conferma Peter "Finora abbiamo indagato senza alcun metodo. Dobbiamo iniziare a pensare come Ollie, a pensare dove possa essere andato. Se è ancora lo stesso ragazzo che ho conosciuto tempo fa, allora di certo in questo momento è da qualche parte dove lui possa essere d' aiuto. Si è assunto un impegno e, cascasse il mondo, lo porterà fino in fondo".
"Forse... la Tomorrow!" suggerisce Hobie.
"Anche Ollie lavora lì? Non lo sapevo, però ho letto di te sul Bugle. Eri in terzultima pagina, ma almeno c'eri. E non come Prowler".
"Sai, è strano" dice Hobie "Fino a non molto tempo fa ero ancora un perdente, vivevo nella certezza che niente avrebbe più potuto scuotere il mio piccolo mondo, la mia vita. E poi, come un fulmine a ciel sereno, questo nuovo impegno. Queste nuove... responsabilità. D' un tratto sono diventato un vincente. E me ne devo ancora capacitare del tutto".
"E' quello che succede quando sei sotto i riflettori" afferma Peter "L' importante è non bearsi troppo di questa nuova condizione, di non scordarsi le lezioni di vita che si sono apprese in passato, che ti hanno reso l' uomo che sei. Io questi insegnamenti li scordai un tempo... e ancora ne pago le conseguenze. Allora ci rechiamo alla Tomorrow?".
"Però c'è qualcosa che non mi torna" medita Hobie "La ditta oggi è chiusa e da quanto mi hai riferito gli alieni sono più attratti, quantomeno in questo momento, dal sopprimere gli umani che non dal distruggere gli edifici. Non so se Ollie...". Poi sul suo volto passa un lampo. "Lo so, so dove si trova!".
"Ne sei certo?".
"Sicurissimo. Hai detto che Ollie porta sempre a termine gli impegni che si è assunto. E ne ha uno in sospeso: proteggere un quartiere".
"Cosa intendi dire?" chiede Spidey.
"Qualche giorno fa io e Ollie siamo stati a Soho, in un quartiere in cui alcune persone erano state uccise a causa dell' inquinamento elettromagnetico
[v. “Prowler”#3]. Per lui è stata una esperienza traumatica e alla fine gli ho detto che rivoltarsi nell' angoscia non avrebbe portato a nulla. Bisognava aiutare quella gente e lui ha detto che l' avrebbe fatto. E dunque ora credo proprio sia lì a proteggere quelle persone".
"Allora dirigiamoci subito lì, Ollie sa badare a sé stesso ma questa è una situazione eccezionale, che non credo sia in grado di fronteggiare da solo". Spidey e Prowler partono, ma qualcuno pare non essere d' accordo con i loro intenti: i marziani effettuano un secondo, rapido attacco e i due eroi se li trovano di fronte.
"Ragazzi" afferma Peter "Ma davvero volete conquistare la Terra con l' alito che vi ritrovate? Un po' di sana igiene non guasta ogni tanto".
Prowler lo invidia, per come riesce a restare calmo e a sdrammatizzare la situazione. Ma bisogna far presto!

Soho.
Dopo lungo esitare i marziani hanno lanciato una nuova offensiva, meno massiccia della prima, ma ugualmente letale. Ollie, nelle vesti del Ragno d' Acciaio, è lì pronto ad affrontarli. Tentacoli contro tripodi, crudeltà contro rabbia. Da principio gli alieni quasi non badano al giovane ragazzo, ma poi alcuni di essi vengono colpiti dai suoi tentacoli e iniziano a prestargli attenzione. Per loro è solo un essere insignificante, che non è in grado di fare nulla, ma non sanno che un ideale spinge questo ragazzo a proteggere queste persone. Una promessa che ha fatto a se stesso e, sebbene non debba renderne conto a nessuno, per lui è importante mantenerla, a qualunque costo.
Un marziano allunga un suo tripode, afferrando un tentacolo di Ollie e lanciandolo qualche metro più in là. La caduta è brusca, ma Ollie subisce l' impatto senza conseguenze. Si rialza subito e vede i marziani avanzare con i loro tripodi, pronti a sparare raffiche di energia contro le persone inermi. Nella mente di Ollie passa l' immagine di una bambina, una innocente uccisa dalla malvagità umana. Non poteva difendersi in alcun modo. Ollie si è stufato di vedere atti del genere.
Riparte all' attacco e con un suo tentacolo afferra una gamba di un tripode. La tira violentemente e il veicolo marziano crolla a terra. Senza perdere tempo il giovane eroe sfonda con un altro tentacolo il vetro protettivo e afferra l' invasore alieno. Il suo unico occhio è puntato contro Ollie: da esso emana odio, ritiene gli esseri umani inferiori. Ollie si è stufato di esseri come lui. Un suo tentacolo sta per calare contro la sua testa, per frantumarla, ma una ragnatela provvidenziale blocca il suo insano gesto.
"Fermo, Ollie!" grida Spidey "Non fare qualcosa di cui ti pentirai!".
"Non mi pentirò di nulla, Uomo Ragno!" ribatte il giovane. L' ammirazione, il rispetto che Ollie prova per Spidey è sparito di colpo, sostituiti dalla rabbia. A volte essa può essere un terribile sprone. "Sto dando loro ciò che meritano!".
"Sbagli, invece" interviene Prowler "Ti stai comportando esattamente come loro".
"Come ti permetti?" dice Ollie, voltandosi e riconoscendo il suo nuovo interlocutore "Sei tu, proprio non vuoi saperne di lasciarmi in pace?".
"Non voglio vedere un ragazzo come te cadere negli abissi di corruzione e spietatezza in cui questi alieni ti vogliono far precipitare" risponde Hobie "Stai facendo proprio il loro gioco: loro seminano odio e tu lo raccogli. Non stai vincendo, stai perdendo. Ti sei assunto il compito di proteggere questo quartiere: ma quale giusto protettore si può ergere a boia degli aguzzini che infestano questo mondo?".
"Dovrei fermarmi solo perché lo dici tu?".
"Sì, perché lo dico io" dice Hobie, togliendosi la maschera "Una persona di cui ti fidi".
Ad Ollie cascano le braccia, metaforicamente e letteralmente:"Mr. Brown... Lei è... lui? E'... Non ci posso credere!".
"Con questo costume mi faccio chiamare Prowler. Quando lo indossai la prima volta stavo per macchiare indelebilmente la mia reputazione: so cosa significa essere dalla parte del torto e ti assicuro che non è piacevole affatto".
In quel momento il marziano catturato da Ollie riesce a liberarsi dal suo tentacolo e tenta di assalire i due, ma Spidey è lì pronto e con un potente pugno lo mette al tappeto:"Ed ora, se non è troppo, gradirei il vostro aiuto". I due non si fanno pregare.
Tre campioni della vita contro numerosi portatori di morte, eppure la battaglia volge a favore dei primi, i marziani sono come spaesati di fronte alla loro dimostrazione di forza, non capiscono cosa li spinga a proteggere gli inermi abitanti di questo pianeta. Questo è per gli alieni il più grande errore che potessero commettere.
Anche altri osservano da lontano la battaglia, osservatori interessati.
"Interveniamo anche noi, Mysterio?" chiede Electro "E' stato eccitante friggere quei mostriciattoli".
"No!" afferma deciso il successore di Quentin Beck "Non dobbiamo immischiarci in queste questioni. Abbiamo avuto il nostro momento di gloria oggi e questo ci deve bastare. Il nostro obiettivo è l' Uomo Ragno e un giorno otterremo finalmente la vittoria". Detto questo i due criminali si allontanano dalla scena.

Svariati minuti dopo.
Un' altra battaglia vinta, un' altra minaccia sventata: gli invasori alieni sono di nuovo tornati in cielo e guardano ancora in modo minaccioso gli abitanti del pianeta. Ma oggi sono stati sconfitti. E senza perseguire un folle scopo che porta solo alla distruzione.
In mezzo a questo luogo che ora sembra essere pieno di pace tre angeli di vita, l' Uomo Ragno, Prowler ed il Ragno d' Acciaio. Tre eroi, tre uomini, tre veri esseri umani.
"Ti ringrazio per l' aiuto che ci hai dato, Uomo Ragno" dice Hobie "Non è retorico dire che senza di te non ce l' avremmo fatta".
"Ed io devo dire lo stesso di voi: avete stile, ragazzi, ma vedete di non esagerare. Avete una famiglia a cui badare" e nella mente di Peter per un attimo balena l' immagine di Mary Jane e di sua figlia "ricordatevi sempre di loro".
"E delle lezioni di vita che da loro abbiamo appreso" conclude Hobie. Poi Spidey parte, deve tornare a casa sua. Gli alieni restano ancora per qualche minuto nel quartiere, poi si allontanano.
"Cosa fanno?" chiede Ollie "E' un diversivo?".
"Non credo" risponde Hobie "Deve essere successo qualcosa di grave, forse dopo aver subito gli eroi li stanno attaccando
[v. “Guerra dei Mondi”#1] e cercano di organizzare una resistenza".
"Allora è finita?" ma Ollie si risponde da solo "No, non ancora". Poi si volta verso Prowler:"Credo che abbiamo molto di cui discutere, Mr. Brown".

Manhattan, Wave Tower.
La nuova casa di Peter Parker, dove dimorano anche il suo fratello di sangue Ben Reilly e la misteriosa donna di nome Sarah Finn. Due persone ora legate da qualcosa di più che una semplice conoscenza.
Peter rientra in casa e vede Sarah leggere “Delitto e Castigo”, ma come lo vede tornare la donna si getta tra le sue braccia:"Sei tornato, finalmente! Il tempo non passava mai!" esclama.
In quel momento entra anche Ben, che si sta riassettandosi la camicia. La cosa però non viene notata troppo da Peter.
"Tutto bene?" chiede il clone di Peter.
"No, purtroppo. La scia di devastazione che gli alieni hanno seminato ha causato troppe vittime. A volte mi sento così impotente, provo quasi vergogna ad aver pensato di abbandonare la mia identità supereroistica. Senza offesa, Ben".
"Ti capisco" ribatte lui "Dentro di noi c'è come un fuoco che arde, che ci spinge a comportarci così. A salvare persone che neanche conosciamo, magari a discapito della nostra vita personale. E' una strana sensazione, ma è piacevole. Molto".
Peter non può far altro che annuire, anche questa è una lezione di vita:"Che ne dici di andare ancora a perlustrare la città?".
"Due Uomini Ragno?" chiede scettico Ben.
"Posso sempre adottare l' identità del Bombastico Uomo Sacchetto" afferma Peter, suscitando l' ilarità tra i presenti. Ma poi i due eroi escono, con lo stesso costume, ma prendendo strade diverse. Sarah li osserva finché non scompaiono davanti alla sua vista.
"Uno rappresenta la bellezza fisica" pensa la donna "L' altro quella interiore, la perfezione morale. Due facce di una stessa medaglia, due facce che voglio esplorare. Voglio capire... perché sono quello che sono!".

Note
Un vero e proprio pot-pourri di eroi urbani, vigilanti e villain! L'Uomo Ragno, la Donna Ragno, il Ranger... vecchi "comprimari d'appendice" come Annex, Solo, il Sudario, Cardiac, Prowler, Ragno d’Acciaio... personaggi misconosciuti come Sundown e Coldheart... per non parlare di Mysterio ed Electro (idea di Fabio Volino)! E quella strana scena con Sarah Finn... insomma, per tutti i gusti.

Ho archiviato la trama della "cura corpuscoli", privandomi di un utile escamotage e/o impedimento in varie situazioni.

 

Capitolo quindici
GROUND ZERO
con la collaborazione di Fabio Furlanetto


"... la letteratura [deve] proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto e l'interessante per  mezzo"
A. Manzoni, "Lettera sul Romanticismo"

11 Settembre 2001.
Zona Blu della Luna.
E' un giorno abbastanza importante per la Terra: potrebbe sancire l'inizio di una nuova era, forse tragica, forse no. Uatu lo sa: l'ha visto accadere in innumerevoli mondi paralleli a questo, in tutte le linee temporali che ha osservato, compresa quella principale. Quella in cui si trova non fa eccezione. E' uno di quegli eventi storici ai quali nessun continuum può sottrarsi, un evento che entrerà che entrerà nei libri di storia ufficiale di ogni Terra.
Uatu attende impotente la tragedia. In fondo, nella sua esistenza millenaria, ne ha viste di tragedie. Ma sa che effetto farà ciò che succederà sugli Americani che tanto gli stanno a cuore.

Primo mattino. Pianeta Terra.
Gli Stati Uniti, come tutto il resto del pianeta, è appena uscito vittorioso da una sanguinosa guerra, dichiarata da una popolazione aliena e famelica intenta a schiavizzare il genere umano. Ci sono state delle perdite umane, ma tutti ne sono usciti più forti, più sicuri del proprio potere. Cosa c’è da temere, dopo aver sventato un’invasione aliena? E così la vita è ricominciata, praticamente come prima. Tutti ignari del sacrificio che è stato compiuto.
[v. "La Guerra dei Mondi"#2]
Ignari lavoratori si recano al World Trade Center, come hanno sempre fatto.
Ignare persone si sono imbarcate su anonimi voli della American Airlines, da Boston, per andare a Los Angeles.
Tutti hanno fatto ciò che dovevano con serenità. Hanno salutato i propri familiari, appena svegliati, prima di andare a lavoro; o li hanno chiamati, per avvisarli della partenza. Inconsapevoli di ciò che li aspetta.
E molti eroi hanno vigilato su New York, stanotte, e adesso reclamano il sonno dei giusti. Spesso, purtroppo, troppo profondo.

Wave Tower, attico dei Parker.
Peter Parker, l’Uomo Ragno, ha appena finito di fare colazione e sta indossando una camicia: tra poco deve andare a lavorare presso il centro di ricerca TriCorp.
- Voi cosa fate? - chiede ai suoi coinquilini, sedendosi sul divano del suo soggiorno, di fronte alla vetrata del suo attico (da poco aggiustata, in seguito all’attacco dei Marziani), per sfogliare il Daily Bugle.
- Niente di particolare - lo informa Ben Reilly con aria piuttosto indifferente. Perciò Peter si volta verso il ragazzo, per decifrare meglio il suo tono.
- Qualcosa non va?
- Stanotte abbiamo dormito malissimo… abbiamo fatto sogni orribili su… non so cosa, una strage di migliaia di esseri...
- Ma… temi possa essere una delle tue visioni? - chiede Peter con aria preoccupata, visto il potere precognitivo del suo clone.
- È questo che mi preoccupa...
- Non è necessariamente un sogno premonitore...
- Cosa intendi?
- Anch'io ho avuto molti incubi, ultimamente... precisamente, dalla fine della Guerra. Potresti aver sognato la strage dei Marziani di qualche giorno fa...
- Tu dici? Ma è... è il senso di colpa che non ti fa dormire?
- Sì... non ho responsabilità in quello che è successo, ma mi sento complice del genocidio che è stato perpretato... mi sono sentito profondamente tradito, non solo dalle istituzioni di tutto il mondo, ma anche da alcuni miei colleghi... pensavo che fossimo tutti veri eroi, e invece...
- Devi anche considerare la spietatezza di quella specie e...
- TU non puoi parlare, visto che ti sei macchiato del loro sangue alieno.
- Ok, ok, ma un conto è il corpo a corpo, la legittima difesa... un altro è lo sterminio indiscriminato di una popolazione.
- Spero tu lo pensi davvero, Ben. Molti hanno additato come scusa il fatto che i Marziani non erano antropomorfi... ma non c'entra assolutamente niente! Non ha senso! Io non avrei neanche il fegato di distruggere un formicaio, figuriamoci un popolo di forme di vita intelligenti, o quasi... ma è inutile divagare. Quel che è fatto è fatto, anche se avrò bisogno di un po' per riprendermi da tutta questa storia. Ciò che voglio - continua Peter, raggiungendo il salone - è un po' di relax per mettere a posto le idee, metabolizzare la carneficina e...
Con tempismo ineccepibile, qualcosa attrae l’attenzione dei due Ragni, flebilmente avvertiti dal loro sesto senso.
Dall’attico della Wave Tower, possono osservare da qualche centinaio di metri le Twin Towers.
E un aereo schiantarsi in cima alla Torre Sud.
- Oh mio dio - riescono solamente a dire, all’unisono, mettendosi sull’attenti.
- Cos’è stato? - chiede Sarah, entrando nella camera, attirata dal rumore dell’esplosione. Alla sua domanda risponde quella palla di fuoco che avvolge gli ultimi piani della torre. E la ragazza sussurra qualcosa in un’altra lingua sconosciuta ai Parker.
Passano i secondi e tutto si ferma. Né Peter né Ben né Sarah sanno cosa fare. Poi il senso di responsabilità ha la meglio e un semplice scambio di sguardi porta i due eroi a recuperare i propri costumi e a partire alla volta del World Trade Center.
Sarah li guarda sconsolata. “Rischieranno la vita, tra le fiamme”. E nessuno di loro sa ancora che il peggio deve ancora arrivare.

Molo Quattro. Base dei Fantastici Quattro.
- Cos’è stato? - chiede Ben Grimm, sentendo il rombo di una deflagrazione, in lontananza. Istintivamente, seguendo l’intensità del suono, si affaccia verso Manhattan e vede fumare una delle due Torri Gemelle. - Cavoli!
- Che succede? - proferisce Johnny Storm.
- Guarda! Una torre del World Trade Center sta fumando!
- Un incendio?
- Non so! Immagino di sì!
- Io volo a vedere. Voi raggiungetemi prima possibile: potrebbe essere un disastro, con le persone intrappolate lì dentro.
Detto questo, la Torcia Umana si infiamma e prende il volo.

Nei cieli di Manhattan.
Man mano che i Ragni si avvicinano al luogo del presunto incidente, una grande angoscia li pervade: la torre sud sta fumando e bruciando copiosamente, e pensare alle persone intrappolate lì è difficile, ma da evitare, per non perdere la calma.
- È questo che hai sognato, Ben?
- Purtroppo credo proprio di sì – gli conferma, mentre ricorda la simile, tragica esperienza avuta su un altro grattacielo, quando era il solo Uomo Ragno [v. “L’Uomo Ragno” 208, Marvel Italia].
Finalmente, la parete del grattacielo tocca le loro mani. Entrambi si trovano a metà e cercano di guardare all’interno la situazione. Si rendono conto che lì dentro regna il panico più totale.
- Si ammazzeranno, così! Si accalcano come bestie!
- Ma non ci sono scale antincendio?
- Probabilmente sarebbero state antiestetiche… presto, aiutiamo questa gente ad evacuare…
Prima di poter mettere in atto le sue parole, un corpo sfreccia accanto a loro, prendendoli alla sprovvista.
Qualcuno si è lanciato nel vuoto.
Con prontezza di riflessi, Peter lancia una tela nella sua direzione, ma è troppo tardi: pochi secondi e l’uomo toccherà il terreno, trovando una morte dolorosa.
- Oddio oddio oddio - sussurra uno dei due Arrampicamuri.
”Com’è possibile che una persona preferisca una caduta del genere alle fiamme?” pensa l’altro.
- Presto… dobbiamo tessere una tela immensa!!! Tu vai nei piani sopra l’aereo, io mi occupo di quelli sotto!
- Ok!
Facendo scaricare i fluidi dei loro lanciaragnatele, i due Ragni riescono a creare due ponti tra le Torri, per impedire ad altri di sfracellarsi e per permettere ad alcuni di portarsi in salvo nell’edificio adiacente. I telecronisti, da lontano, cercano di riprendere quelle strane passerelle recline che uniscono i due grattacieli.
La disperazione delle vittime ha la meglio su qualsiasi paura, quindi con non-chalance persone scioccate si lanciano sulla tela e scivolano per raggiungere l’altro grattacielo, ignorando il baratro sotto di loro.
- Serve una mano? - grida una nuova voce.
- Torcia! Datti da fare… cerca di domare l’incendio!
Johnny Storm ubbidisce ed entra nell’edificio in fiamme da una delle finestre rotte per l’evacuazione.
La paura è tangibile. Molte persone sono già scese per le scale, ammassandosi tra le rampe. Ma probabilmente qualcuno è intrappolato. Proprio nel piano sovrastante la Torcia, ci sono ancora le lamiere del Boeing schiantato.
Il ragazzo cerca persone tra le fiamme e, allo stesso tempo, cerca di usare il proprio potere per combattere l’incendio: invano.
- C’è troppo combustibile! Non riesco a spegnerle! - grida, cercando di far arrivare la propria voce all’esterno. Intanto l’edificio si sta riempiendo di vigili del fuoco e squadre di soccorso.“Ecco cos’è l’inferno” pensa Peter Parker.
- Dove sono i Vendicatori quando servono?! - grida sconvolto, mentre prende in spalla una persona svenuta, cercando di portarla al sicuro.
- Non lo so - urla il collega, volando con un ragazzo tra le braccia - so solo che stanno ricostruendo la loro base… non so dove siano in questo momento!
- E gli altri? New York è piena di eroi! - sottolinea con rancore Ben Reilly, esasperato dalla situazione.
- Non lo so! Adesso ci siamo noi e diamoci da fare… ma voi siete due?!
- A dopo per le spiegazioni!
Come se in risposta ad un’invocazione, si avvicinò al luogo del disastro, a tutta velocità, la Fantasticar, con a bordo i membri assenti dei Fantastici Quattro.
- Johnny, come va?! - gli chiede ansiosa sua sorella, dal veicolo levitante.
- È difficile operare con un aereo conficcato nella torre! Stiamo cercando di portare in salvo le persone dei piani più alti, che non possono scendere!
Uno strano rombo interrompe il discorso di ragguaglio.
Se già il dramma dell’incidente poteva sembrare insostenibile, nessuno poteva immaginare che dietro tutto ci fosse mente umana. Ma ciò diventa chiaro quando un altro aereo si schianta, qualche piano più sotto rispetto a quello di un quarto d’ora prima, accanto a loro, nella Torre Nord.
Istintivamente, Susan Richards cerca di impedire l’impatto creando una barriera invisibile di fronte al muso dell’aereo, ma il mezzo ha la meglio, infrange la barriera e fa svenire la donna. Fortunata, perché ciò le risparmierà lo spettacolo successivo.
- Non è possibile… - commenta qualcuno, coprendosi il volto per ripararsi dal rumore assordante, dalle fiamme dell’impatto e anche dallo spettacolo stesso.
Gli eroi non riescono a elaborare subito cos’è successo, ma si rendono subito conto di aver probabilmente condannato a morte molte persone che avrebbero potuto salvare; molti, sopravvissuti alla prima torre e trasbordati nell’altra, saranno stati travolti dal velivolo nella seconda.

Non appena il mondo si rende conto che non si tratta di un drammatico incidente ma di un grave attacco terroristico, anche eroi che si dirigevano a Manhattan per precauzione, con relativa tranquillità, iniziano ad accelerare il passo.

Nelle vicinanze del World Trade Center, Devil rimane in disparte. Non può vedere ciò che sta succedendo - buon per lui - ma sente chiaramente le urla di disperazione, il puzzo di carne bruciata, avverte i corpi che cadono per centinaia di metri. Ma è impotente. I suoi sensi verrebbero accecati dall’inferno che brucia sulle Torri. Non ha neanche forza e agilità sovraumane. Cerca di avvicinarsi il più possibile: la sua presenza potrebbe essere utile per soccorrere i feriti.Di seguito arrivano i Vendicatori. Capitan America cerca di mantenere la lucidità (acquisita sui campi di battaglia) e ordina agli altri eroi cosa fare:
- Ci sono già l’Uomo Ragno e i Fantastici Quattro, lassù! Diamoci da fare per far evacuare meglio gli edifici!
Così Occhio di Falco, Songbird, Wonder Man, Photon (o qualcuno che sembra lei.. ossia Kaina) e altri eroi urbani si mettono fianco a fianco di eroici paramedici e pompieri per portare più velocemente possibile i feriti in ospedale e per impedire al panico di dilagare ulteriormente. Tutte le ambasciate della città sono in subbuglio, tutte si svuotano velocemente nel terrore di un ulteriore attacco. Solo l’ambasciata latveriana sembra calma, come se nulla sia successo. Molti guardano con sguardo accusatorio a quella piccola costruzione, ricordandosi di ospitare da troppo tempo un potenziale nemico.
All’interno dell’ambasciata, un uomo entra di corsa nel salone più grande, quasi inaccessibile. Fa un goffo inchino verso l’uomo in armatura, che dall’altra parte della stanza sta guardando vari schermi (in realtà, il servitore ha sempre pensato si trattasse di semplici finestre).
- Mio signore, dobbiamo evacuare l’ambasciata!
Senza voltarsi, Victor Von Doom risponde con una fermezza inaudita nelle sue parole:
- Restiamo al nostro posto.
- Ma signore...se fossimo attaccati...
- L’ambasciata resisterebbe anche se l’intera città fosse rasa al suolo. Ed ora vattene, servo. Non desidero essere ulteriormente disturbato.
- Sì, signore. Se posso suggerire...forse sarebbe il momento più adatto per attaccare i nostri nemici americani...
Destino si volta, e mai così minaccioso nella sua andatura si porta davanti al suo servo, stringendo il suo collo con presa d’acciaio e sollevandolo da terra.
- I nostri nemici!? Tu non hai nemici, tu non hai una vita...la tua vita appartiene a me. Oggi sono morti molti innocenti, e molti altri ne moriranno. Destino è un uomo d’onore...gli innocenti non devono temere nulla da me. Gli unici che devono temermi sono coloro che mi osteggiano...come te.
Il servo cerca disperatamente di respirare, mentre la mano di Destino si stringe sempre di più.
- Maestà...vi chiedo...perdono...
La presa si spezza ed il servo cade a terra.
- Non ci saranno altri morti se potrò evitarlo...non oggi. Ora vattene.
Il servo corre via, ma Destino lo richiama con voce ferma:
- Servo!
- S-sì, mio signore?
Destino sembra insicuro prima di dare l’ordine...ma il servo non osa neppure immaginarlo.
- Manda i nostri uomini migliori alle torri, e provvedi ad una cospicua donazione alla città.
- Sì, mio signore.
Destino torna a guardare gli schermi, riflettendo:
“Perché tanta follia? Che gli uomini siano veramente così incapaci di governarsi da soli? Le torri crolleranno. E’ inevitabile. Molti innocenti sono morti e moriranno oggi. E per sempre mi attanaglierà il dubbio... potevo salvarli? Sì, potevo...e Richards direbbe che questo è un esempio del mio egocentrismo. Ma che gli americani...che penseranno questo sia la loro più grande sciagura, nella loro arroganza ma anche nel loro coraggio... Che tutti gli uomini su questa terra capiscano finalmente che l’unica vera giustizia infinita avverrà quando il mio guanto di ferro li dominerà. Perché solo io posso governarli...solo io sono Destino”.
E mentre questi pensieri turbano la sua mente, due piccole lacrime scendono dai suoi occhi. Non le avrebbe mai accettate, non le avrebbe mai ammesse...ma dopotutto, anche Destino è umano. E come la sua rabbia, anche la sua compassione è umana.

Intanto, qualche dozzina di metri più in alto, in cima alle torri, gli eroi cercano di salvare la situazione, sperando che le persone che hanno fatto evacuare in un primo momento non siano state travolte dal secondo aereo. Adesso la priorità è sfollare la cima del grattacielo soprastante i piani dell’impatto. Reed Richards trasforma il suo corpo in un telone vivente, accogliendo con delicatezza gli intrappolati e portandoli al terreno. Ma questo meccanismo richiede tempo, così in aiuto arrivano Ben Grimm, che accoglie persone sulla Fantasticar, e Susan Storm, che crea soffici strutture invisibili.
Invece l’Uomo Ragno si è addentrato nell’edificio, cercando di guidare la folla impazzita verso luoghi più sicuri. Quell’atmosfera lo inquieta non poco. Le persone corrono, urlano, invocano amici, cercano vie d’uscita. Per quel che può, Peter Parker le aiuta. E come il mitologico Chirone, nel cercare di lenire il dolore altrui ne reca a se stesso. Lo stretto contatto con i vari drammi che si avvicendano in quelle stanze asfissianti è più di quanto possa sopportare. Si impone di non pensare alle conseguenze dell'attentato sulla vita di centinaia di persone.

E così, i minuti passano, mentre più persone possibili vengono fatte evacuare e vengono ricoverate per accertamenti (nel migliore dei casi).
Finché, improvvisamente il senso di ragno sconvolge le menti degli Uomini Ragno come rare volte nella loro carriera. Un istinto insopprimibile li spinge a correre verso una finestra, lanciare la tela verso l’altra torre e lanciarsi nel vuoto.
- Allontanatevi tutti!!! - grida l’Uomo Ragno.
Il loro sesto senso ha ragione.
Non appena le teste-di-tela aderiscono con violenza sulla torre gemella, fanno in tempo a girarsi e veder collassare su se stesso il primo grattacielo colpito.
Non pensano a niente. L’unica reazione è il più forte brivido che abbia mai scosso i loro corpi.
È inutile spendere altre parole per commentare la tragedia: meglio darsi da fare.
Si rendono conto di essere lambiti dalle fiamme dei piani inferiori e di essere asfissiati dal fumo denso che l’incendio produce. Non sanno più dove aggrapparsi, adesso che l’altra torre non c’è più.
In aiuto arrivano i Fantastici Quattro. Il loro veicolo rischia di sbandare, nel tentativo di avvicinarsi ai tessiragnatele. Evidentemente il suo conducente (la Cosa) è sconvolto.
Salpati a bordo Peter e Ben, la Fantasticar prende più possibile quota, mentre i suoi passeggeri guardano sotto di sé e vedono solo un’immensa nube di polvere che si spande per tutta Manhattan come un blob.
- E' lo spettacolo più sconvolgente che abbia visto su questo pianeta - è l'unico commento, proferito da Reed Richards.
Scorrono lenti i secondi successivi, gli eroi più famosi del pianeta rimangono pietrificati.
Poi, il senso del dovere li scuote dal loro surreale torpore.
- Non c'è tempo da perdere! Salvate il salvabile! - grida Susan Storm, e il suo consiglio viene seguito per il quarto d'ora successivo.

Gli Uomini Ragno hanno esaurito qualsiasi scorta di energia, ma non possono mollare.
Quando il senso di ragno li scuote come aveva fatto venti minuti prima, capiscono subito cosa sta per succedere. Facendo leva sull’agilità delle proprie gambe, i due Ragni saltano verso l’edificio più vicino alla torre nord e lanciano una ragnatela verso di esso. Intanto, alle loro spalle, si può sentire il canto del cigno del World Trade Center. Un frastuono di tonnellate di cemento che collassano su se stesse, travolgendo cose e persone, sprigionando abbastanza fumo e polvere da adombrare ulteriormente l’intera penisola.
La Fantasticar li raggiunge e li accoglie.
- Non c'è più molto da fare... possiamo solo sperare che qualcuno, sotto quella montagna di macerie, sia miracolosamente sopravvissuto - conclude rassegnato Johnny Storm.

Metri più sotto, al sicuro, gli occhi dei Vendicatori si arrossano rilucendo. E' solo l'irritazione della polvere o soprattutto è il segno di un cedimento emotivo?
"Non piangere, Steve. Sii forte. Hai visto di peggio... mezzo secolo fa... non è vero?" cerca di convincersi Capitan America, il simbolo di una nazione agonizzante. Ma ci ripensa. "No... cos'è peggio di questo? Vedere che gli orrori perpetrati decenni fa si ripresentano qui, sul suolo americano? E' una cosa avvilente...". Poi decide di rompere il silenzio e confidarsi con i suoi colleghi.
- E' palese perché tutto ciò mi ha sconvolto in questo modo, nonostante io abbia assistito ad atrocità simili sui campi di battaglia, in trincea, nei lager e nei gulag... E' proprio il fatto che i civili dei grattacieli non erano soldati, ma soprattutto erano ignari del rischio a cui andavano incontro quando stamattina sono andati a lavorare.
- Cap, non c'è più nulla da dire... hai espresso chiaramente ciò che sentiamo tutti noi - cerca di consolarlo Photon.
- Un solo dubbio - si permette di esprimersi Night Trasher, casuale ascoltatore del discorso - non è forse stato lo stesso per i giapponesi di Hiroshima e Nagasaki?
- Trasher, non mi sembra proprio il caso di esprimere commenti anti-americani in un momento come questo.
Il ragazzo zittisce, dopo essersi reso conto di aver sbagliato contesto per fare certe riflessioni. Ma appena prima di muoversi, Capitan America gli mette una mano sulla spalla e dice:
 - Scusami. Non è questo che intendevo. E’ stata la frustrazione a parlare. Qui non esistono americani e stranieri, solo uomini che soffrono. Hai ragione, anche ad Hiroshima sono morti troppi innocenti… ma a quanto pare, il mondo non ha imparato la lezione…che non esistono morti giuste.

Tutta la tragedia si è consumata in meno di due ore, ma a chi l’ha vissuta sembra di aver passato intere giornate in quell’inferno.
Gli eroi si dannano, colpevolizzandosi per non aver fatto abbastanza.
Nessuno è rimasto abbastanza lucido da agire in maniera efficiente, per arginare il massacro.
I membri di WorldWatch, incaricati dalle Nazioni Unite di garantire la sicurezza del Presidente, sull'Air Force One, si rammaricano di non aver potuto partecipare attivamente alle operazioni di soccorso.
I superstiti Vendicatori sarebbero potuti arrivare prima ed utilizzare i poteri di Songbird e Photon per impedire il crollo delle torri.
I Difensori, abituati a minacce di altro genere, non hanno avuto la prontezza e il tempo per organizzare un intervento efficace.
I vigilanti di New York si sono sentiti impotenti di fronte a un disastro di quelle proporzioni.

Cassandra Webb cammina, in stato catatonico, verso il luogo del disastro. Incurante di tutto, è arrivata qui scalza, dal Greenwich Village. Nessuno ha notato il suo stato dimesso, quasi da sonnambula. Nessuno sa che Madame Web ha assistito al dramma ben due volte: nella sua mente, qualche ora prima, e sul piccolo schermo, in diretta.
Il rumore delle sirene, delle urla, dei pianti è quasi assordante. Ci sono centinaia di eroi, tutt'intorno alle macerie. Eroi comuni, come i coraggiosi vigili del fuoco; supereroi, che sperano di accelerare i soccorsi grazie ai loro poteri. Un sorriso si disegna sul suo volto quando vede sua nipote Charlotte, impegnata a smuovere le macerie (alte quanto una palazzina) grazie alla sua forza di ragno. Dopotutto, anch'ella è umana: è sicura che non sia lì per caso, solo per il suo desiderio di farsi una reputazione. La Donna Ragno è lì, accanto agli altri eroi, perché sente che deve farlo. Cassandra ne è convinta.
Le transenne le impediscono di andare oltre. Qualche poliziotto le chiede di allontanarsi, di raggiungere un ospedale o contattare qualcuno, ma la veggente è distratta da qualcos'altro.
Da quando ha riacquistato la vista e la giovinezza, i suoi poteri mentali sembrano aver raggiunto il loro massimo potenziale... potenziale che si manifesta con tutto il suo fardello, in quest'occasione. Davanti ai suoi occhi si delineano le confuse silhouettes delle ombre dei caduti. Centinaia di fantasmi vaganti tra le macerie, spiriti confusi, in cerca di un senso a quello che è successo, a quello che il destino gli riserva.
Una donna, dai vestiti logori e insanguinati, le corre incontro. Urla, ma la sua voce rimbomba nella mente di Cassandra proprio come se provenisse dall'oltretomba. "Dov'è la mia bambina?" continua a ripetere. Si accorge che Madame Web riesce a vederla, interpretando il suo volto sgomento, e cerca di attirare la sua attenzione cingendole le spalle per scuoterla: ma le sue mani attraversano il corpo di Cassandra, facendo nascere in lei la consapevolezza del suo nuovo stato. Entrambe scoppiano in lacrime, e Madame Web, sconvolta, si volta e corre via.
Quante famiglie sono state distrutte dalla follia dei terroristi? Le prime stime parlano di migliaia di morti. Un ordine di grandezza abbastanza indicativo del perché tutto il mondo è rimasto sconvolto dall’attentato.

A Genosha, persino Magneto è profondamente turbato. Pensa a tutti coloro che lo hanno bollato come terrorista e si chiede se adesso si debba dare una nuova definizione al termine. Per quanto abbia sostenuto l’inferiorità dei “genezero” rispetto alla sua specie, di un attacco del genere non erano degni nemmeno degli invertebrati. In qualunque momento Magneto avrebbe potuto levitare fino al World Trade Center, magari nell’ora di punta, quando nelle Torri si potevano riunire quasi cinquantamila persone, con un solo pensiero avrebbe potuto farle crollare e commettere una strage di proporzioni epiche. Ma non l’aveva mai fatto per il semplice motivo che c’è un limite a tutto. Nessuna causa giustifica una barbarie simile.


Wave Tower, tardo pomeriggio.

- Finalmente siete tornati - sospira a bassa voce Sarah Finn, con gli occhi rossi e gonfi, le guance umide di lacrime, sentendo rientrare i due eroi. Peter sospira, distrutto: - Sarah…
La ragazza non si fa scrupoli e corre ad abbracciare il suo amato eroe. Non le importa se puzza di fumo o se il suo costume è lercio di polvere e sangue: Peter ha bisogno di conforto ed ella glielo darà. Anche Ben, poi, si unisce all’abbraccio, sfogandosi insieme agli altri piangendo per tutte le vittime.
Dopo lo sfogo, Sarah si stacca dai due fratelli di sangue e si offre di dar loro una mano.
- Date a me i costumi, me ne occupo io.
I due ragazzi obbediscono, spogliandosi e rimanendo in boxer davanti ai suoi occhi. Sono ricoperti di ustioni e graffi.
- Dovreste medicarvi… andare in ospedale…
- Mi disinfetterò le ferite dopo che mi sarò fatto una doccia fredda - le rispose Peter. - Tu cosa hai fatto finora? Dove sei stata?
- Hanno fatto evacuare il palazzo, dicevano fosse a rischio. In fondo è uno dei più alti della città. Solo poco fa ci hanno permesso di tornare, visto che il traffico aereo è stato sospeso e quindi, in teoria, non c’era più pericolo.
- Secondo me non eravamo a rischio… la Wave Tower è una costruzione recente, non è il simbolo della città…
- In questi casi le precauzioni non sono mai troppe. Ma… voi sapete del Pentagono?
I ragazzi la guardarono con un misto di preoccupazione e curiosità, rispondendo retoricamente alla sua domanda.
- Un altro aereo doveva colpire la Casa Bianca, ma per motivi ancora poco chiari è stato dirottato sul Pentagono. Ne è stata distrutta un’intera ala… centinaia di morti…
- Ci mancava anche questo…
- … e un quarto aereo, diretto forse al Campidoglio, è stato abbattuto dai caccia.
- Con… tutte le persone a bordo?
- Immagino di sì.
Peter, stanco di parlare, si dirige verso il bagno, dicendo:
- Devo ancora rendermi conto che tutto è successo veramente. Forse è meglio non parlarne.
Squilla il telefono, facendo frenare Spidey.
- Peter, dev’essere Mary Jane. Ho trovato molte chiamate senza risposta e…
Peter si limita ad alzare il telefono.
- Sì?
- Peter! Sei tu?! - dice sua moglie, confermando le previsioni di Sarah.
- Sì…
- Finalmente sei tornato… dire che sono sconvolta è poco.
- Non dirlo a me.
- Ho seguito la CNN… ti ho anche visto. Sei stato… davvero coraggioso, sono fiera di te.
- Grazie. Ma in fondo non credo di aver salvato abbastanza vite.
- Credimi, tutti i cronisti stanno esaltando il vostro lavoro… se penso anche solo ai poveretti che erano sugli aerei… io so cosa si prova, quando un aereo esplode, ma… le vittime lo sapevano, sapevano di essere state dirottate, ho sentito storie terribili di telefonate d’addio e… basta, meglio cercare di dormirci su, anche se è difficile.
- Già. Sarà molto, molto difficile.
- Non oso immaginare quanto tu sia scosso, adesso. Se hai bisogno di parlare, chiama. Se hai bisogno di stare da solo… fa’ ciò che ti senti! Sono a tua completa disposizione.
- Allora torna.
- Ci penserò.
- Forse è meglio sentirci domani.
- Come è meglio per te. Salutami Ben e digli che sono fiera anche di lui. Saluti da tutti.
- Grazie, amore.
Riaggancia e, senza raccontare niente della telefonata agli altri, riprende la sua rotta originaria.Acqua gelida lo investe completamente, cercando di lavare via il dolore di cui si è impregnato, combattendo per la vita, lassù.
”Io mi chiedo solo perché… dopo essere sopravvissuti a una feroce invasione, perché approfittare di un momento di debolezza? Perché ucciderci fra di noi?”
Non riesce ad assentarsi dalla realtà, a non pensarci. Come farà a dormire, questa notte?

12 Settembre 2001.

È stata una notte piena di incubi, ma Peter e Ben non potevano non dormire. Hanno esaurito tutte le loro energie - fisiche e mentali - il giorno precedente e recuperarle ha richiesto un numero esorbitante di ore di sonno. La loro fisiologia metaumana li ha fatti corroborare totalmente, a livello fisico, ma nemmeno essere un uomo-ragno fa cicatrizzare in fretta ferite interiori di quella vastità.
È primo pomeriggio, ormai. Peter Parker si accosta alla vetrata che dà su Manhattan e vede per la prima volta il paesaggio mutilato. Il fumo si è diradato, ma ciò permette di vedere il vuoto che si è formato. Dove una volta c’era il World Trade Center, adesso c’è Ground Zero. Una tabula rasa. Molti edifici intorno alle torri sono crollati e si sono fatti sentire, di notte. Anche se ha vissuto in prima persona la tragedia, non si è reso ancora conto delle conseguenze a livello mondiale.
È stato il primo ad alzarsi. Così, con automatismo, apre la porta dell’appartamento e trova accanto allo zerbino il Daily Bugle del giorno. Con terrore, si china per prenderlo e distende di fronte a sé la prima pagina.
Una foto impressionante campeggia su metà di essa. Manhattan avvolta dal fumo.
Socchiude gli occhi, poi con un lieve calcio chiude la porta dietro di sé, iniziando a leggere l’editoriale di J.J.Jameson (si tranquillizza nel leggere il suo nome: vuol dire che sta bene).
Guidato dal senso di ragno, arriva indenne a sedersi in cucina, mentre continua a scorrere le righe dell’articolo di fondo. Gli occhi di Peter diventano lucidi. Non tanto per le riflessioni su quello che è successo, ma…
”Non riesco a crederci… dopo tanti anni, mi sarei aspettato di tutto, ma non… un elogio da parte di Jonah nei confronti dell’Uomo Ragno…”
Peter è commosso non solo per questo evento, ma anche per le notizie riportate dal giornale: grazie al suo intervento (e dei Fantastici Quattro) sono state salvate centinaia di vite. L'immagine inquietante delle torri gemelle unite dal ponte di tela è diventata il simbolo dello sforzo degli eroi.
Legge interessato un lungo servizio di Ben Urich, apprezzando il tono e la professionalità con cui ha descritto la tragedia. Apprezza anche le drammatiche ma tecnicamente eccezionali immagini scattate da suoi colleghi. L'intero giornale è dedicato a quella che sembra la maggiore tragedia del mondo occidentale degli ultimi anni, nonostante New York abbia subito l'invadenza di una divinità spaziale come Galactus, l'anarchia dettata dal mutante Onslaught e l'orda devastatrice dei Marziani. Quella che si è consumata, secondo tutte le fonti, è stata una tragedia tutta umana. Nessun mutante, nessun alieno, nessuna divinità. Solo uomo contro uomo, in una guerra intestina e civile che agli occhi di molti appare insensata.
Homo homini lupus, sentenziava Locke, a ragione.

Tutti i dettagli della tragedia sono narrati in quelle pagine cariche di pathos. Peter viene a sapere che, dopo la sua ritirata, l’operato di telecineti quali Fenice degli X-men e l’ex-Vendicatore Justice ha permesso di accelerare le operazioni di recupero, aumentando vertiginosamente le probabilità di trovare vittime vive sotto le tonnellate di macerie. Tutti gli eroi dotati di notevole forza hanno aiutato, durante la notte, le ricerche e lo smaltimento dei detriti. Sembra che Tempesta o Thor (a seconda delle indiscrezioni) abbiano aiutato a diradare la nube che avvolgeva la zona. Tutto questo lo conforta.
Dopo aver letto da cima a fondo il Daily Bugle, Peter si lascia andare ad amare riflessioni sull’accaduto.
”Vorrei tanto che Ghost trovasse i colpevoli e li sottoponesse allo Sguardo della Penitenza, per far capire loro quanto dolore hanno creato in migliaia di persone”.

Sarah esce furtivamente dalla stanza di Ben, chissà cosa stava facendo. Forse lo stava consolando. Peter avverte la sua presenza, ma è troppo assorto per voltarsi. Lei lo saluta con un bacio sulla guancia e un abbraccio.
- Come va?
- Non lo so neanch'io... adesso che ho metabolizzato, forse sto peggio di ieri... Comunque grazie del supporto morale... senza di te, adesso, sarei in alto mare.
Il volto di Sarah si illumina.

Nell'altra stanza.
Kaine ha ucciso molte esseri umani, a sangue freddo, nella fase più oscura della sua breve esistenza. Non aveva esitato a spezzare vite aliene, durante il conflitto con i Marziani. Ma una carneficina come quella a cui ha assistito ha annegato anch'egli nello sconforto; in fondo, negli ultimi due anni ha iniziato a riapprezzare il valore della vita, grazie soprattutto all'aiuto di Ben Reilly. E un infrangersi di esistenze così eclatante lo fa riflettere. Da quando condividono lo stesso corpo, è il momento di più intima simbiosi mentale, tra Ben e Kaine. Il dolore accantona tutte le differenze, tutti i rancori, facendo strada alla comprensione reciproca.
Ciò a cui entrambi cercano di non pensare è la visione che hanno avuto due notti fa. Si rassegnano all'evidenza: nessuno dei due è in grado di evitare, con le proprie forze, ciò che osservano negli squarci di futuro imminente. Ed è una sensazione di angosciante impotenza.

Anche se non sono mai soli, i due cloni del Ragno, prigioniero dello stesso involucro mortale, vengono soffocati da un senso di angoscia e solitudine, ed escono, raggiungendo i loro coinquilini.
- Ben... - sospira Peter.
Nessuno parla più. I tre si siedono sul divano che dà su Manhattan. Ipnotizzati dallo skyline mutilato, trascorrono minuti su minuti a contemplare inorriditi il nuovo scenario, in cerca di una spiegazione.
Una spiegazione che non potrà mai arrivare.

Capitolo sedici
VAMPIRI E ARACNIDI
Prima parte – Il morso della Tarantula

Staten Island, casa di Jake Conover.
L'ex reporter del Daily Bugle non si faceva vedere da molto in giro, con la maschera della Rosa. Per quanto fosse sotto la protezione di Don Fortunato, persino l’uomo che l’aveva creato si era stufato di lui, quando era ancora al potere. E il fatto che suo figlio Giacomo avesse preso il suo posto non contribuiva certamente a incoraggiarlo. Come anche la guerra aperta che Fisk aveva dichiarato contro tutti i suoi boss rivali. Non tutti conoscevano la sua identità segreta, quindi tornare ad una vita tranquilla e anonima sembrava la scappatoia migliore.
E lo sarebbe stato, se non fosse entrata una nuova variabile in gioco. O meglio, se questa variabile non fosse entrata in casa sua. Non come un furtivo ladro, ma con tutta la delicatezza di un elefante in calore. Il suo ritorno nella vita di Conover iniziava col lo scardinamento della porta d’ingresso. E quando Jake, giustamente allarmato, impugnò la pistola e corse incontro al pericolo, capì di non avere scampo… non con quell’arma, almeno. Quel costume nero era inequivocabile.
Tarantula Nera era tornato.
L’inarrestabile boss non fiatò. Si limitò a strappare l’arma dalle mani di Conover e ad accartocciarla. Poi prese il giornalista per i capelli, gli afferrò il collo e gli staccò la testa dal corpo, senza dargli neanche il tempo di urlare. Un’esecuzione veloce.
Quasi seguendo un macabro rituale, si chinò per terra, ignorando i resti del cadavere e concentrandosi sul sangue che stava già venendo assorbito dalla moquette. Se ne intinse le mani – o meglio, un guanto – si alzò, si avvicinò lentamente al muro di fronte al luogo dell’omicidio e disegnò una sorta di logo.
Chi poteva, avrebbe capito. Avrebbe capito, vedendo il marchio della tarantola, chi era tornato in città.
Il monito era stato lanciato.


Casa Parker.
Peter, appena svegliatosi, stava sfogando sul proprio notebook tutto ciò che gli passava per la mente riguardo le ultime, movimentate settimane.


"E' passato un bel po' dall'invasione dei Marziani e dall'attentato al World Trade Center, e sento che il mondo non è più lo stesso. Certo, questo pianeta ha davvero subito di tutto nel corso degli ultimi decenni, e chissà cos'altro a noi ignoto nella sua intera storia, ma un attacco così esplicito e sanguinolento all'intera umanità ha lasciato davvero il segno... Anche in me: ha fugato tutti i miei dubbi sulla mia carriera di eroe; non sarò indispensabile, ma sono utile a questa città nei panni dell'Uomo Ragno e anche una sola vita salvata vale tutti i rischi e tutte le complicazioni che la mia doppia vita comporta. Sono giorni e giorni che io e Ben gironzoliamo per la città e siamo incappati in pochissime situazioni che richiedevano il nostro intervento... qualche malintenzionato che vuole approfittare del caos, magari, ma nient'altro. Nessun supercriminale, niente di niente. E' stata un'ottima occasione per dedicarmi al mio lavoro, anche se ultimamente sono un po' frustrato. Non per la ricerca della mia equipe, che va avanti a gonfie vele e che, se dovesse andare in porto, sarebbe davvero rivoluzionaria... il problema è il mio ruolo nello staff.. coordino il progetto, ma in realtà non posso fare granché. In questi ultimi due anni mi sono documentato moltissimo sulle biotecnologie, ho studiato sugli archivi dell'Alto Evoluzionario, ma in fondo ho una semplice laurea in biochimica... Twaki ha molta fiducia in me, ma credo che gli parlerò e che mi farò spostare al settore di chimica. Ogni tanto mi viene la nostalgia del buon, vecchio Daily Bugle... chissà che un giorno o l'altro parli con Robbie...
Sento ogni giorno Mary Jane e la bambina. Mi viene un magone quando succede, imploro sempre Mary Jane di tornare, ma non c'è niente da fare, mi risponde che lì, nonostante tutto (per esempio l'attacco alieno, che in parte ha colpito anche lì, a Miami), si sente molto al sicuro e non vuole rinunciare al tepore di quelle quattro mura... 
E' inevitabile, poi, che questa grande mancanza, in casa, venga compensata da Sarah... sono molto diffidente nei suoi confronti, dato che non si sbottona riguardo il suo passato e non vuole svelarmi come ha scoperto il mio segreto. Ma per il resto... è molto affettuosa, è di ottima compagnia ed è una bella presenza... sembra incredibile anche a me stesso, ma mi fa piacere che ci sia, che mi abbia costretto ad ospitarla. Sto incominciando ad affezionarmi troppo a lei... ma non andrei mai a letto con lei perché il mio cuore appartiene da anni a Mary Jane, non mi passa per l'anticamera del cervello di tradirla (anche se non le ho detto del trasferimento di Sarah...). Non so neanche se lei vorrebbe, non mi ha mai fatto proposte esplicite in quel senso, anche se ogni tanto ha parlato di "amore"... a me sembra più che nutra una stima infinita nei miei confronti, ma in ogni caso dubito declinerebbe un mio invito ad andare a letto insieme... Poi non capisco cosa sia successo con Ben, dopo il giorno dell'invasione si comportano in modo strano.
Inutile pensarci, quando ho ben altri problemi per la testa... Ben è in uno stato preoccupante. Sono rimasto scioccato quando mi ha rivelato con tono indifferente di aver ucciso dei Marziani, durante l'attacco. E' tutta colpa mia... sono settimane che cerco di ignorare il fatto che lui sia anche Kaine, un pluriomicida... certo, mi ha raccontato del cammino di redenzione che ha intrapreso anni fa, ma so per esperienza che il passato non si cancella. E la sua aggressività si sta manifestando troppo spesso, Ben diventa scorbutico improvvisamente, a volte parla al plurale e altre no... non so più cosa fare. Ho paura che esploda da un momento all'altro, la situazione può diventare insostenibile...
Come se non bastasse tutto questo, ho scoperto che, in qualche modo, dall'invasione aliena i pochi eletti sottoposti alla cura - corpuscoli (me compreso) hanno perso i suoi effetti, tornando persone con un normale sistema immunitario... così, un'altra delle sicurezze per me, Ben e Mary Jane è crollata... e ho anche scoperto che Charlotte Witter, la Donna Ragno, non solo abita accanto a noi - il che già di per sé è preoccupante –
[v. "La Donna Ragno"#3] ma sa che Ben Reilly è l'Uomo Ragno... tutto ciò non mi allarmerebbe se, fino a poco tempo fa, quella donna non fosse una criminale... adesso sembra rigare dritto, ma come dimenticare ciò che ha fatto? Dovrei denunciarla? Che si sia trasferita apposta qui accanto per colpirmi... come ha fatto Octopus? Meglio chiudere qui, altrimenti cado in depressione..."


Una voce lo interruppe. La voce di Sarah Finn.
- Peter! E' arrivata la colazione!
Il ragazzo chiuse il portatile e andò a sedersi in cucina con i suoi coinquilini... ma, come sempre, la colazione per Peter Parker e Ben Reilly è ricca di sorprese. Il garzone del bar, oltre a brioche e cappuccino, consegnava loro puntualmente una copia del quotidiano più amato della città.
- Hai letto, Ben? Hanno ucciso Jake Conover… e la polizia ha scoperto che era la Rosa!
- Cosa?
- Sì… hanno perquisito la casa. Sconvolgente… non si vedeva una cosa del genere dai tempi di Frederick Foswell! Per non parlare di quel marchio di sangue lasciato sul luogo del delitto…
- Un po’ come faceva Cletus Kasady nei suoi ultimi giorni – osservò Ben, rievocando il doloroso ricordo della morte di Desiree Whintrop.
- Già, solo che qui è stata rappresentata una… tarantola. Credo di aver capito di chi si tratta, purtroppo.
- Anch’io. Come sempre, il Daily Bugle è la nostra principale fonte di informazioni, eh?
- Verissimo… ci fa sempre andare di traverso la colazione – notò Ben, sorridendo.
- Peter… ti occuperai della faccenda? – intervenne Sarah, che al tavolo aveva ascoltato tutta la conversazione.
Ben la guardò perplesso. Da un lato quella ragazza gli piaceva, soprattutto dopo quello che era successo tra di loro. Ma era rimasto spiazzato, dopo esser stato messo al corrente da Peter del ricatto perpetrato da lei... non le sembrava una ragazza capace di certe meschinità. Si atteggiava come se fosse una di famiglia. Aveva persino scoperto che Ben stesso era l'Uomo Ragno e a quel punto non sembrava fosse una bella notizia.
- Probabilmente – le rispose Peter, reso molto paziente e disponibile dalle minacce - ma non preoccuparti per me. Quanto a te, Ben… devi aiutarmi a raccogliere informazioni. Tarantula è pericoloso e mi ha già sconfitto altre volte. E poi hai letto di tutto quello che è successo in queste settimane... avremmo dovuto fare qualcosa per fermare la guerra tra bande, è stata una faida sanguinosissima [v. il primo ciclo di "Devil"].
- Ho un’idea. Andrò da Jimmy Six… sperando si ricordi del nostro buon rapporto.
- E cosa vorresti dirgli?
- Cosa ha intenzione di fare per fermare Tarantula, visto che in fondo è un nemico giurato dei Fortunato. E gli offrirò la nostra collaborazione... dopo avergli fatto le condoglianze, ovvio.
- Ok. Io invece credo che andrò ad avvisare Marina Caches, l'ex-moglie di Tarantula…
- L’amica di… Mary Jane?
- Sì… proprio lei. Per fortuna l’impiego alla TriCorp mi concede flessibilità d’orario, altrimenti…
- Ehi, senti qui... il giornale dice che è stato indetto un bando di concorso per arruolarsi nella polizia... dopo la guerra con Marte, ci sono state ingenti vittime tra i poliziotti e c'è bisogno di nuove assunzioni... che ne pensi, dovrei provarci?
- Sì... secondo me è una buona idea. Informati al riguardo... ora andiamo.
Ben e Peter si prepararono ad uscire.
- Ragazzi, mi raccomando… state attenti.
- Non preoccuparti per noi… tu vedi di non combinare guai mentre non ci siamo.
- Non creerò problemi.
Mentre andavano nella loro stanza "segreta"...
- Allora, hai fatto quei costumi?
- Sicuro. Ci ho impiegato tutto il mio tempo libero... cioè, tutto il mio tempo. E devo dire che i tessuti speciali che hai comprato da Reed Richards sono a dir poco fenomenali. Eccoli.
Peter li guardò sorpreso.
- Ben, ma quanto tessuto hai impiegato?
Infatti davanti ai suoi occhi c'erano quattro diversi modelli.
La classica tenuta dell'Uomo Ragno.
La sua versione moderna, concepita qualche anno prima da Ben stesso.
La variante nera, ereditata dal simbionte di Venom.
Infine, il costume da Ragno Rosso, seppur con qualche modifica.
Insomma, tutte le incarnazioni del Ragno erano in quella stanza.
- Non preoccuparti, ne è avanzato... ma dovevo farli. Io...
Si interruppe, così Peter si voltò verso di lui per capire. Ben stava piangendo.
- Ben! Che succede?
- Io non ce la faccio più - diceva con la voce alterata dal pianto - non so più chi sono... Ben Reilly, Kaine, Peter Parker... ho i ricordi di tutti e tre... a volte prevale l'uno, a volte tutti e tre, e parlo al plurale... spesso non so davvero chi stia parlando. Mi sento quasi estraneo a ... questo corpo...
Peter lo abbracciò, concedendogli tutto il calore fisico e affettivo che poteva dargli.
- Hai tutta la mia comprensione, Ben... hai bisogno d'aiuto e non c'è niente di male in questo. L'ho fatto io stesso... quello che ci ha fatto l'Alto Evoluzionario è stato a dir poco sconvolgente [v. L'Uomo Ragno #12].. E' solo grazie alla dottoressa Kafka che non sono impazzito... con l'ipnosi mi ha fatto seppellire i vostri ricordi e le vostre personalità. Vedrai che funzionerà anche con te.
- Credo sia profondamente diverso... tu hai solo i nostri ricordi... io ho due anime dentro di me... e i ricordi che ho della tua vita sono imprescindibili, perché tutte e tre le mie personalità sono "Peter Parker"... manifestazioni diverse della tua persona...
Il vero Peter non sapeva che dire.
- ... e in questo modo manifesterò questi tre stati del mio io... tu userai il costume classico, ma io gli altri tre, a seconda dei miei umori... capirai cosa ognuno di loro rappresenta.
- Sì, lo intuisco. Se ti può far star meglio... ora sei sicuro di volerti occupare di Tarantula?
- Sì, dobbiamo farlo. Prepariamoci e andiamo.
In ascensore…
- Allora, non appena uno dei due sa qualcosa di significativo, chiama l’altro sul cellulare, ok?
- Ottima idea. Dopodiché ci organizzeremo.
Detto questo, lasciarono il grattacielo e si salutarono, imboccando strade diverse.

Uffici di Wilson Fisk.
-Ha sentito, signore? Tarantula Nera è tornato in città e ha ucciso la Rosa! – diceva preoccupato Bullseye al suo capo Kingpin.
-Non capisci, Bullseye? Potrebbe tornare a nostro favore.
-Capisco, ha ucciso la Rosa, ma… per quanto io sia il miglior killer sulla piazza, non so se potrei…
-Tu non dovrai fare niente, mio caro. Se fossi un consumato stratega, capiresti che il nostro amico latino ci esonererà da molto lavoro sporco. Farà fuori lui definitivamente Giacomo Fortunato, ultima grossa spina nel fianco… per non parlare del Cannibale, che costituirebbe un problema anche per le tue capacità. Così l’Hydra perderà tutti i suoi contatti in città e non si permetterà più di intromettersi nelle questioni della mia città… avrò una giusta vendetta per quello che mi hanno fatto anni addietro
[v. “Devil e Hulk” 3/5, Marvel Italia]. Se saremo fortunati, però, i bersagli di Tarantula non resteranno con le mani in mano e si occuperanno di lui, prima di lasciare le cuoia.
-Altrimenti?
-Non sai essere un po’ ottimista? Lascia che si ammazzino a vicenda…in ogni caso l' Hydra ne
uscirà a pezzi... non poco eh?


Staten Island, dimora dei Fortunato.
Con molto timore, l’Uomo Ragno (rigorosamente in borghese) bussò discretamente alla porta della villa della famiglia mafiosa. Si aspettava da un momento all’altro un plotone di guardie che l’avrebbe crivellato di colpi. Ma, evidentemente, non faceva paura a nessuno, senza il costume.
Inaspettatamente, fu lo stesso Giacomo Fortunato ad aprire la porta. Dovevano avere un sistema di sicurezza molto sofisticato.
- Ben Reilly?
- Sì, Jimmy… posso entrare?
Il boss si guardò intorno, poi gli fece cenno di entrare. Si accomodarono in una maestosa stanza, che Peter aveva già avuto modo di visitare.
- Da quanto tempo, amico. Ho sentito del tuo miracoloso ritorno… avresti potuto farti vivo prima.
- Bella battuta – ribatté Ben sorridendo.
- Non era una battuta.
- Oh, scusami. Comunque hai ragione… però, sai, quando si rientra in società dopo una lunga prigionia… si è un po’ sfasati.
- Scuse accordate. Devo solo a questo la tua visita?
- In realtà no… sei perspicace. Ho saputo che tuo padre è morto, dopo un attentato di Bullseye
[su "Devil"#5]… mi dispiace tantissimo, davvero.
- E' passato un po' dalla disgrazia, ma grazie... dispiace anche a me, anche se la sua è una poltrona scomoda.
- È proprio di questo che volevo… parlare. L’Uomo Ragno…
Jimmy si alzò con molta rapidità.
- Ben, da che parte stai?
- Giacomo… fammi almeno finire.
Il boss si sedette.
- Dicevo… ho saputo che Tarantula Nera è di nuovo in città. E so anche che la tua famiglia non è nella Top Ten delle sue preferenze.
- Se vuoi usare questa espressione… comunque ne ero al corrente.
- Bene. L’Uomo Ragno vuole sedare il pericolo della Tarantula… e il detto dice “Il nemico del mio nemico è mio amico”… che ne diresti di unire le forze per impedire che faccia danni?
- Ben, sarò franco. Tarantula è un individuo molto pericoloso e ha già ucciso un protetto di mio padre. Potrei temerlo. È appena tornato da una lunga… vacanza in Sud America. Si dice abbia conquistato il monopolio di tutti i narcotraffici dal Messico in giù… non contento, vuole anche gli Stati Uniti. Ho mandato dei miei uomini da lui, per riferirgli dei messaggi… ma nessuno è tornato indietro.
- Vuoi farmi credere che sai dove si trova?
- Certo, tutti lo sanno. E questo fa parte del suo gioco del terrore. Non teme di scoprire le sue carte. Si crede invincibile… in effetti qualsiasi cosa che gli è stata mandata contro non è servita. Si sente al sicuro, nella sua villa a Long Island… si è già circondato dei suoi Veri Credenti, ma è una pura formalità. Ma, purtroppo, attualmente ci sono altri problemi… Kingpin sta facendo fuori i suoi avversari, ne avrai sentito parlare. Presto toccherà a me… potrebbe riuscirci prima dell’ispanico.
- Forse il ritorno di Tarantula scombussolerà i suoi piani.
- Probabilmente. Pensandoci… questo ritorno rimescola le carte in gioco. Sai, credo che Fisk non abbia i mezzi per sconfiggere due dei pretendenti al trono…
- Di chi parli?
- Lo stesso Tarantula… e il Cannibale.
- Oh… è un po’ che non… ne sentivo parlare.
- Si è nascosto nell’ombra, a tramare, aspettando il momento giusto. Ho saputo che sta per tornare all'attacco... ha organizzato il suo esercito di non-morti, nelle fogne, e non oso pensare come potrà essere fermato... non permetterà che Fisk gli rubi la poltrona a cui tanto aspirava.
- Mm… Jimmy, il Cannibale è un parto dell’Hydra?
- Sì.
- Ma tuo padre non aveva l’appoggio…
- Ben, stai diventando indelicato.
- Scusami, ma… volevo solo sapere se sei andato contro tuo padre, quando hai cercato di fermarlo.
- Vedo che il Ragno ti ha spifferato tutto, eh? Ti dirò: il Cannibale è un cane sciolto. Né l’Hydra né tantomeno mio padre potevano sperare di gestirlo. Lo considero un nemico.
- Credo tu abbia ragione. Forse… dovremmo mettere l’uno contro l’altro, è l'unica speranza per fermarli entrambi...
- Avevo visto giusto, Ben… sei un ragazzo in gamba. Di’ all’Uomo Ragno che gli do carta bianca per orchestrare questa cosa… e se può, si occupasse di Kingpin. Il suo amico Devil non può farcela, da solo.
- Riferirò. Ci sentiamo presto, Jimmy!

Casa di Marina Caches.
La porta di casa Caches si aprì, rivelando la bella ragazza dai tratti latini.
- Peter Parker?
- Sì, Marina, sono io.
- Oh, da quanto tempo… entra pure.
Peter accettò l’invito, sedendosi al tavolo del soggiorno. Marina Caches lo raggiunse poco dopo, con due tazze di caffè.
- Sei fortunato, lo stavo giusto preparando – disse, porgendogli una tazza.
- Grazie.
- Mary Jane?
- È in Florida… è andata a trovare sua zia Anna. Ma non appena torna le dico di venirti a salutare.
- Oh, mi faresti un immenso piacere… mi venne un colpo quando lessi che era morta in quell’incidente… fortunatamente era tutto un falso allarme.
- Già. Ma, se permetti, non era di questo che volevo parlare… sono venuto qui per conto dell’Uomo Ragno.
- Cosa?
- Hai capito bene… Marina, sai che Carlos è tornato in città?
La ragazza trasalì. Carlos LaMuerto, la vera identità della Tarantula Nera, era il suo ex-marito e il padre di suo figlio.
- No… ma…
- Non hai letto dell’omicidio che c’è stato?
- Ho sentito al telegiornale, ma non pensavo che quel simbolo…
- Purtroppo sì. Spidey mi ha detto che farà di tutto per proteggere te e Fabian.
- Ringrazialo da parte mia…
- … ma in cambio vuole saperne di più su di lui. Tu stessa hai parlato a Mary Jane di una dinastia… ma perché lui dichiarava di avere settecento anni?
- Perché, oltre al potere, al primogenito della sua dinastia viene trasmessa anche l’essenza del padre… con tutti i suoi ricordi, le sue esperienze… per questo è come se il primo Tarantula fosse immortale. Ma non chiedermi a cosa è dovuto tutto questo…è già molto che te ne riesca a parlare come se fosse una cosa normale.
- Non lo farò, allora. Ora tolgo il disturbo e… stai attenta, anche se l’ultima volta Carlos ha fatto intendere che vi avrebbe lasciato in pace.
- Speriamo bene.
Il cellulare di Peter squillò.
- Scusami, ora vado…
- Certo… rispondi, prima che smettano.
Mentre accettava la chiamata spingendo un tasto del telefono, Peter faceva un cenno della mano per salutare la ragazza e chiudeva la porta della casa.
- Sì?
- Peter, sono Ben. Senti qui…
E si raccontarono a vicenda ciò che avevano saputo.
- Pensi anche tu quello che penso io?
- Probabilmente sì… Tarantula è un pezzo grosso per tutti. E dobbiamo combatterlo con qualcuno al suo livello.
- E se il Cannibale sta per scatenarsi… ok, ascoltami: stavolta dobbiamo travestirci. Io vado alla TriCorp, da Morbius. Lui era l’arma contro Crown, quindi probabilmente ne sa molto su di lui. E tu invece vai dal suo nemico naturale…
- SHOC. Hai ragione, meglio conoscere il nemico prima di affrontarlo. Ma non è troppo pericoloso aggiungere tanta carne al fuoco? Tarantula e il Cannibale potrebbero rivoltarsi contro di noi.
- Dobbiamo rischiare il tutto e per tutto, Peter... la città potrebbe uscire distrutta da uno scontro tra gang di questa portata... diamoci da fare.

Appartamento di Neil Aikin.
Era stato facile contattare un centralino e avere un recapito del ragazzo. Del resto, le distanze vengono quasi azzerate, quando sei l’Uomo Ragno. Per sua fortuna, il ragazzo che stava cercando stava rientrando in quel momento in casa. Era sulla porta, con le chiavi in mano.
- Neil Aikin?
Il ragazzo si voltò spaventato.
- L’U.. Uomo Ragno! Come… fai a sapere il mio nome?
- Neil, scusami se sono così diretto, ma c’è in gioco il destino di New York.
- Il destino di…. e io cosa c’entro?
- Ti chiedevo scusa se non mi farò scrupoli a chiamarti… SHOC.
Neil trasecolò.
- Lo so con certezza. E mi devi aiutare, dicendomi tutto quello che sai su Crown e il Cannibale. C’è una guerra tra gang criminali, in città, in cui è coinvolto. E tu potresti avere la chiave per risolvere la situazione.
Non sapendo cosa ribattere, Neil si rassegnò e disse semplicemente:
- Entra… ti dirò quello che so.
Spidey entrò nel suo appartamento e si sedette su di una poltrona. Pensandoci, non capitava spesso che l’Uomo Ragno se la prendesse così comoda, quando era in costume.
- Un giorno mi spiegherai come hai scoperto il mio segreto.
- Hai ragione… un giorno lo saprai. Ma tocca a te parlare, ora.
- Bè… innanzitutto ti confesso che non so chi sia il Cannibale.
- Davvero? Te lo dico io: è la nuova identità di Crown. Ma forse, se mi riveli il suo passato, potrò capire come sconfiggere la sua nuova incarnazione.
-Ok, come vuoi... 
tutto è successo molti anni fa, quando io ero piccolissimo. Mio padre, William Fields, era un fisico, lavorava in campi sperimentali… e scoprì una dimensione, tutt’oggi misteriosa, pervasa da un’energia oscura… la chiamò il Mondo della Tenebra.
- La stessa energia che ho visto emanare dal tuo corpo e da quello di Crown?
- Esattamente. Mio padre ne intuì le enormi potenzialità. E non solo lui. L’Hydra lo teneva sott’occhio e lo costrinse a cedere loro i suoi appunti, in cambio della nostra salvaguardia. Ma papà continuò i suoi esperimenti, all’insaputa dell’Hydra. Studiò un costume che potesse incanalare le energie oscure… il prototipo del costume di SHOC. E intanto l’Hydra lavorava sui suoi appunti con basi diverse: una cavia venne sottoposta direttamente alle energie della Tenebra, venendone permanentemente contaminata… così nacque Crown. Però era una creatura instabile, che presto sarebbe stata consumata dalla sua stessa natura. È così che funziona la Tenebra: il suo potere logora chi ce l’ha.
-Vai avanti… voglio capire dove vuoi arrivare.
-Nel tentativo di salvare Crown, quei nazisti scoprirono che papà aveva portato avanti ricerche più efficaci. Ma stavolta mio padre non volle cedere, e questo costò la vita ai miei genitori, uccisi da Crown. Questo accadde nove anni fa… quando mi chiamavo ancora Todd Fields e avevo cinque anni.
-Cosa? Ma… tu hai più di vent’anni! E poi… avevo notato, mentre raccontavi, della discordanza del cognome…
-Sii paziente, Ragno. Prima di morire, mio padre aveva chiesto di consegnare il suo materiale al professor Sidney Lanning…
-Quello dell’università?
-Sì, lui… lo conosci?
-Di nome. Continua.
-Essendo l’unico superstite, così feci. Il professore mi prese sotto la sua ala protettiva. Intanto, un amico di famiglia indossava il costume di SHOC e andava a morire in uno scontro con Crown, in un’inutile vendetta. Io dovetti cambiare identità, per eludere l’Hydra. Sidney perfezionò ulteriormente il costume di SHOC… e io, circa tre anni fa, avventatamente, lo indossai… volevo ancora vendicare la mia famiglia. Ma le energie oscure ebbero un effetto inaspettato su di me… accelerarono il mio metabolismo, il mio sistema linfatico… tutto. Raggiunsi in pochi secondi la maturità… psicofisica. Sidney, come un ottimo padre adottivo, continuò a proteggermi e mi fece iscrivere alla sua università. Poi… il resto dovresti saperlo. Crown scoprì a chi era stato dato il materiale…

-  Ora mi è quasi tutto chiaro, anche se trovo assurdo che tu… abbia perso la tua… adolescenza.
II volto di Neil si rabbuiò.
- E invece questo… Cannibale? - chiese curioso Neil dopo aver terminato il suo racconto.
- Sembra che Crown sia diventato una nuova specie di… vampiro. E voglia diventare un boss criminale, qui a New York.
- Questo mi sembra ancora più assurdo.
- Concordo. Ma forse so a chi chiedere… se la situazione dovesse peggiorare, ti unirai a me?
- Non so… se non contiamo l'invasione aliena di qualche tempo fa...
- C'eri anche tu?
- Sì... dicevo, non usavo il costume di SHOC dall’ultima volta che ci eravamo visti… come ti ho detto, il suo potere logora.
-Ti capirei, se rifiutassi. Solo una cosa… il mio motto è sempre stato “Da un grande potere deriva una grande responsabilità”.
- Concordo… altrimenti non avrei rischiato la vita, quando ho indossato quel costume.
- Allora probabilmente ci sentiremo presto.

Contemporaneamente, alla TriCorp Research Foundation.
I colleghi di Peter stavano lavorando alacremente, anche in mancanza del leader dell’equipe. Era un vivacissimo scambio di menti e la ricerca raggiungeva traguardi man mano che passavano i giorni. Erano tutti entusiasti… tranne Javier Caldrone.
”Mi mettono a lavorare con un pivello come Parker… con due supercriminali come Morbius e Lizard… ci manca solo che debba lavorare gomito a gomito con un negro” pensava il ragazzo, mentre studiava riluttante dei dati. La sua disapprovazione aumentò quando l’Uomo Ragno aprì la vetrata sul tetto del laboratorio (la stessa infranta qualche settimana prima dalla Donna Ragno) e salutò tutti con voce squillante (sperando di non farsi riconoscere).
- Salve, ragazzi! Scusate se disturbo il vostro lavoro… posso rubarvi un attimo il dottor Morbius?
Tutti si guardarono a vicenda, stralunati. Poi un filo di tela proruppe dalla mano dell’eroe, puntata alle spalle dell’ex-vampiro. E in pochi secondi, il premio Nobel era sul tetto.
- Salve, Michael.
- Uomo Ragno… cosa vuoi da me? Io non sono più…
- Non agitarti, non voglio farti del male. Se non te ne ha fatto Peter Parker dopo che hai tentato di ucciderlo…
[v. “L’Uomo Ragno” 238, Marvel Italia]
- Vedo che la vostra bizzarra amicizia diventa sempre più intima. Ok, Ragno… passa al succo della questione.
- Devi dirmi tutto quello che sai sul Cannibale.
- Il Cannibale? No, no…
- Non capisco questa tua riottosità sull’argomento… riconosco che, dopo l’ultimo scontro con lui, non abbiamo più avuto occasione di parlare, però… potevi parlarne a Peter Parker, sai che ci teniamo in contatto.
- No, no… dopo che il tuo amico è riuscito miracolosamente a guarirmi, ho deciso di non avere più niente a che fare con supereroi e supercriminali. Basta. Devo rifarmi una vita.
- Non sarò certo io a impedirtelo, Michael. Ma devi aiutarmi. Devi solo raccontarmi quello che sai! Come ha fatto Crown a diventare il Cannibale? E cosa aveva a che fare con Ward, visto che fosti tu stesso a citarlo?
- Bé, con Ward immagino niente in particolare. Solo che quando ero prigioniero, vittima di tutti quei mostruosi esperimenti, ne sentii parlare molto… ne erano tutti terrorizzati. Per questo ti ho messo in guardia. Per il resto… mi hanno manipolato per essere l’arma definitiva contro il Cannibale. Eravamo entrambi delle specie anomale di vampiri.
- Capisco. Ma la domanda è… perché Crown è diventato un vampiro?
- Ricordi Andrea Janson?
- Quell’affascinante medico che voleva guarire Crown e che ti aveva sedotto?
- Proprio lei, quella strega… uccisa da Crown stesso
[v. “L’Uomo Ragno” 238, Marvel Italia]. Ma l’Hydra ha lavorato sui suoi preziosi appunti e sono riusciti a spezzare il collegamento tra Crown e il Mondo della Tenebra…
- Cioè?
- La dimensione da cui trae il suo potere… da quello che ho sentito, è qualcosa di totalmente sconvolgente… chi la visita , oltre a diventare molto potente, ne esce completamente traviato… credo che anche tu diventeresti un sanguinoso serial killer.
- Brr, che prospettiva. Ma dicevi che Crown aveva perso il nesso con questo mondo…
- Sì, è quasi tornato umano. Ma ad un alto prezzo. Il suo organismo era stato irrimediabilmente scombussolato dalle energie oscure… lo scompenso energetico lo ha portato ad essere affamato di energie vitali… per questo adesso si nutre di vite umane, e per questo ora ha questo nuovo appellativo.
- Michael, ti ringrazio vivamente di queste informazioni… ma se ora hanno perso te come arma contro di lui… chi prenderà il tuo posto?
- Qualche idea?
- In effetti sì… - diceva, soprappensiero, mentre la sua mente andava a SHOC e a Tarantula Nera.


Un quarto d’ora dopo, su una panchina di Times Square.
- Allora, facciamo il punto della situazione – iniziò Peter – dobbiamo trovare il Cannibale e attirarlo nella trappola. Spero che funzioni il piano di metterlo contro Tarantula. Credi dovremmo contattare Matt [Murdock, ossia Devil]?
- Non saprei… probabilmente sarà già estremamente impegnato a fermare Kingpin. Non è detto che non incapperemo in lui, fino alla fine… in fondo sono sempre guerre tra gang.
- Bene… credo a questo punto dobbiamo dividerci, Ben. Io andrò da Tarantula, ho un'esperienza diretta con lui... tu scova il Cannibale nelle fogne e cerca di portarlo a Long Island prima che Carlos mi faccia a pezzi.
- Non so chi è messo peggio... buona fortuna, Peter.
I due Uomini Ragno partirono alla volta delle loro missioni.

 
Note

Un episodio puramente esplicativo e preparatorio. C’erano troppe trame irrisolte e troppi indizi confusi nelle storie di Howard Mackie (gli albi a cui fare riferimento sono L’UOMO RAGNO 230-237-238-289-290) e non ho resistito alla tentazione di dar loro un senso. Per le trame di DeFalco sulla Tarantula, L’UOMO RAGNO 264 è l’albo fondamentale. Fate attenzione perché nelle "confessioni di Peter" c'è tutta l'essenza della serie...

Capitolo diciassette
VAMPIRI E ARACNIDI
Parte seconda – Spidey the Vampire Slayer

Non è affatto il massimo, scendere nelle fogne. Purtroppo, Jimmy Six ci ha indicato le cloache della Grande Mela come avamposto del boss metaumano chiamato il Cannibale (come l'Hannibal di quel film). Ed è nostro compito ritrovarlo e convincerlo a combattere un comune rivale. Non ci aspettiamo che sia facile. La sua ricerca è di pari difficoltà di quella proverbiale dell'ago nel pagliaio. Non so se ci riusciremo.
Fortunatamente, almeno uno di noi due è abituato al sudiciume di questi ambienti, che hanno funto da rifugio durante i burrascosi mesi passati nei panni di Kaine a eludere la setta degli Scrier. Non è esaltante rievocare quel periodo, per nessuno di noi. Adesso siamo l'Uomo Ragno... o una sua spalla omonima, se preferite, e abbiamo una missione da portare a termine. Ne va del futuro di New York, anche se, forse, solo noi ce ne rendiamo conto.


E' bello ogni tanto tornare a New York. Forse non è l'idea più saggia farlo adesso, nel momento di maggiore pericolo e sconforto della città, ma sfortunatamente ci sono questioni che richiedono la mia presenza. I vigilanti della città potranno anche tenere a bada, episodicamente, i vampiri, ma quando la situazione si fa dura, è d'obbligo che entri in scena io. Non sono forse il maggiore esperto di vampirismo in questa nazione? Per poco non sono uno di loro. Mi temono, e questo è molto utile per avere delle informazioni. Conosco un tizio che, in cambio di sangue, canta meglio di un eunuco. Così sono venuto a sapere del Cannibale... già una volta questo losco tizio mi ha costretto a venire nella Grande Mela, scoprendo che ha dato vita ad una nuova specie di vampiri [su “L’Uomo Ragno” 289, Marvel Italia]... stavolta vuole tornare alla carica e non mi stupirei se volesse trasformare tutti gli abitanti in non-morti. Fatto sta che aspira a diventare un boss della criminalità e questo non va mai bene.
Mi sembra un'eternità, che lo cerco. Mi hanno indicato le fogne come base delle sue operazioni. Un indicazione molto precisa, lo confesso. Ma finalmente vedo un'ombra, dopo un'infinità di ratti e altre creature. La mia pistola, carica di proiettili ad acqua santa, si erge automaticamente contro lo sconosciuto, il quale si gira verso di me prima che io abbia alzato completamente l'arma. E non ho fatto il minimo rumore.
- Blade! - mi grida. Allora mi avvicino e lo riconosco. Ha un costume un po' diverso dal solito, ma è lui.
- Ragno... - gli dico.
- Che ci fai qui?!
- Potrei farti la stessa domanda. Per quanto mi riguarda, ho saputo che il Cannibale sta preparando un assalto di non-morti per la conquista di New York... non potevo non accorrere, anche se non è il genere di vampiri che combatto.
- In che senso? - mi chiede.
- Bè, da quello che sappiamo, non succhiano sangue... ma la stessa forza vitale. Ma scusa, non sei qui per questo?
- In effetti sì.
- Come mai quel costume? - gli domando curioso.
- L'altro è in lavatrice.
- Capisco. Ma poi tu non eri quello scettico sull'esistenza dei veri vampiri?
- Io? Sì, ma...

Peter non ci ha mai creduto davvero, ai vampiri. Si è ricreduto un po', negli ultimi incontri con loro, ma è ancora abbastanza scettico... sarà un uomo di scienza, ma non capiamo perché sia così ostinato su questo argomento. Ma noi non possiamo non ricordare la spaventosa esperienza condivisa con lo stesso Blade, molti anni prima, nei panni di Ben Reilly.
Quasi quattro anni fa, come Ben (anche se mi facevo chiamare in altro modo),
ero ancora nel mio volontario esilio da New York e presto avrei saputo del coma di zia May, tornando alla mia città natia. Ma fino ad allora non avrei smesso di vagabondare per gli Stati Uniti (e non). Janine rimaneva nel mio cuore, ma purtroppo era tutto finito... si era suicidata (o almeno così credevo). Neanche Kaine mi seguiva più. Ero solo.
Ero a New Orleans, il Midnight Café cercava un barman e non lasciai sfuggire l'occasione di farmi assumere. E' lì che mi sono fatto le ossa per i futuri impieghi al Daily Grind e al Club Noir della Grande Mela. Bei tempi, quelli.
Comunque, era una delle prime sere in cui lavoravo e tutto sembrava ad andare per il meglio. Finché non scoprii il vero motivo per cui il precedente cameriere non lavorava più. Era stato ucciso dai vampiri. E fu proprio così che scoprii la loro esistenza, quando un plotone di non-morti irruppe nel locale e prese ad attaccare i clienti. Al loro seguito, un possente nero, molto armato. Blade stesso.
Sapevo di dover fare qualcosa, così mi chinai dietro il bancone, presi uno straccio, lo strappai a dovere e mi coprii la faccia. Bendarsi la faccia aveva quasi funzionato contro i Tannen
[v. “Wiz” 8/10]. Avrebbe funzionato anche quella volta. E ci diedi dentro, cercando di mettere ko quei mostri, anche se si rialzavano sempre.
- Ragazzo, non so chi tu sia, ma vedo che ci sai fare. Puoi darmi una mano? - furono le prime parole che mi rivolse Blade. Pressappoco (è passato un po' di tempo).
- Contaci... dimmi solo come far fuori questi mostri. Come nei film?
- In un certo senso... procurati un paletto di legno e centra il cuore.
- Ma così li ucciderò! - gli feci notare.
- Cosa volevi fare, invitarli a cena? Sono parti dell'inferno!
- Sono esseri umani!
- E' qui che ti sbagli... ma adesso non abbiamo tempo per la filosofia. Vai!
Adocchiai una delle sedie del locale e saltai su di essa, atterrando con tutta la forza delle mie gambe, in modo da frantumarla. Il mio piano riuscì: una delle gambe della sedia era diventato un perfetto paletto. E lo usai a dovere. Fu un'esperienza spaventosa, sia perché ci furono comunque molte vittime (eravamo solo due contro una dozzina di loro) sia perché fa un certo effetto uccidere creature senzienti.
Fu così che traslocai nuovamente.

Il Ragno ci pensa qualche secondo prima di rispondermi. Chissà a cosa pensa.
- ... bè, sì, un po' scettico lo sono stato sempre, ma davanti all'evidenza, prima o poi, bisogna arrendersi.
- Mi fa piacere. Hai qualche piano in merito al Cannibale?
- In teoria dovremmo convincerlo a seguirci a Long Island, dove ci aspetta un comune nemico.
- Ottimo piano, non c'è che dire.
- Qualche idea migliore?
- Sterminarlo definitivamente e basta - gli confesso.
- Perché sprecare il suo talento quando potrebbe evitarci di sporcarci le mani con un pericoloso criminale come Tarantula Nera?
- Non avrei mai pensato di sentirti parlare così. Va bene, faremo come dici tu, anche se non conosco la situazione.
Così ci siamo messi a cercarlo insieme. Dividendoci faremmo più in fretta, ma non abbiamo modo di comunicare a distanza ed entrambi credo preferiamo avere un alleato contro di lui.
Passano i minuti, quando iniziamo a sentire i primi veri, rumori.

Sinistri scricchiolii ci mettono in allarme.
- Hai sentito? - chiediamo a Blade, sommessamente.
- Sì... anzi... hai visto? - mi fa.
Alziamo lo sguardo. In fondo al cunicolo c'è un nugolo di persone. Potrebbero essere anche mutanti reietti o chissà cosa. Non saltiamo subito alle conclusioni.
Quando però sentiamo gli stessi rumori di prima alle nostre spalle, iniziamo ad allarmarci. Soprattutto quando si avvicinano a noi.
Siamo circondati da non-morti.
- Ma sono dozzine!!! - gli facciamo notare con tutta la tranquillità possibile.
- Saranno tutti nella lista delle persone scomparse della città! - è l'inutile commento del nero - Molti di loro sono semplici Morlocks, probabilmente, ma per questo ancora più pericolosi.
Non c'è più tempo per chiacchierare: stanno accelerando il passo.
- Tieni! - grida Blade, lanciandoci la sua spada, che afferriamo prontamente. Intanto lui si arma delle sue pistole. Non sembra preoccupato. Noi lo siamo giusto un po'.
Diamo il via alle danze...

Ultimamente le fogne di New York sono state teatro di un orrore indicibile ed è compito dello Spirito della Vendetta accertarsi che il male non si ripresenti sotto nuove forme. L'assassino torna spesso sul luogo del delitto, si dice.
Sto per finire la mia ronda, a cavallo della mia moto, quando noto dello scompiglio in lontananza. Rallento e mi si gela il sangue. Mi sembrano proprio i mai-morti che ho affrontato poco tempo fa
[su "Ghost"#1/3], intenti a combattere contro qualcuno. Scendo dal mio mezzo e mi avvicino. Ho fatto bene a tornare, dovevo immaginarlo.
Agitando le mie catene mi faccio strada tra di loro per scoprire l'oggetto delle loro angherie. E noto con stupore due miei "cari colleghi".
- Ghost!? - esclama sorpreso quanto me l'Uomo Ragno.
- Bene, dacci una mano - dice con più calma Blade, l'ammazzavampiri.
Mi unisco volentieri al marasma generale.

Per fortuna è arrivato Ghost. Non ce lo aspettavamo, ma a caval donato non si guarda in bocca. Lo scontro potrebbe volgere a nostro favore. Qualcosa, però, fa fermare i non-morti, che, improvvisamente, si fanno da parte, lasciandoci vedere un nuovo arrivato.
Il Cannibale, in tutta la sua inquietante teatralità.
- Sono onorato di tanta attenzione nei confronti del mio regno e dei miei sudditi.
Odiamo quando i criminali fanno tanto gli spocchiosi.
- Finalmente... cercavamo proprio te - gli diciamo, alimentando probabilmente il suo ego.
- Per quale motivo mi cercate? Non sto dando fastidio a nessuno - ci punzecchia.
- Non è forse vero che aspiri al trono di Kingpin?
- E' nella rosa dei miei obiettivi, certo. Ma sono alquanto soddisfatto del potere che esercito qui. Estenderlo in superficie sarebbe solo un'ulteriore affermazione.
- Come puoi pensare che verrà accettato un vampiro come signore del crimine? - gli chiede Blade.
- Con le maniere forti, chiunque si convince di qualsiasi cosa. E adesso... vi pregherei di andarvene, a meno che non abbiate il desiderio di unirmi alla mia schiera di non-morti.
- No grazie - gli rispondiamo.

Quest'essere dev'essere un parto dell'inferno, al pari di Threnody.
- Di quante vite umane ti sei saziato, Cannibale?! Quanta gente sta soffrendo per colpa tua?
- Ghost... devo mio malgrado ringraziarti per esserti occupato di una mia fastidiosa rivale.
Odio quando un essere assassino mi ringrazia per qualcosa. E soprattutto quando non risponde alle mie domande.
Le mie catene si muovono quasi da sole, annodandosi intorno ai suoi polsi e portandolo al mio cospetto. E' una cosa che non faccio spesso, ma questo è davvero un mostro.
- Ci serve vivo! - mi avverte il Ragno, temendo che possa ucciderlo. Allora lo guardo fisso negli occhi.
- E' ora che tu ti renda conto degli effetti deleteri che può avere il male.
Lo sottopongo allo Sguardo della Penitenza. Non oso immaginare a cosa stia assistendo.
Un urlo agghiacciante rimbomba tra i cunicoli.
- Aiuto... che cosa ho fatto!! - urla come un indemoniato.
- Puoi espiare ciò che hai fatto venendo con me... - gli dice con uno strano tono il Ragno.
- Ok, ok... cosa vuoi che faccia? Devo costituirmi?
Ha decisamente funzionato.
- Affatto. Devi mettere fuori gioco la Tarantula Nera. In qualsiasi modo - continua l'aracnide. Mi permetto di intervenire.
- Cos'ha di tanto temibile questa tarantola?
- L'ho incontrato due volte, mi ha sconfitto due volte - mi spiega - Ha tutti i mezzi per diventare il signore di New York, se solo ci si mette.
- Allora buona fortuna. Io ho fatto la mia parte, non credo di poter essere più d'aiuto... non è il mio campo. Divertitevi.
- Arrivederci, Ghost...
- Anch'io credo che tornerò a casa, adesso, Ragno... - dice Blade - sono felice che siamo riusciti a sedare questa situazione. Buona fortuna con questo Tarantula... se hai chiesto l'aiuto di un mostro come quello, vuol dire che hai davvero bisogno di fortuna.
Alla prossima, Ragno.

E così siamo rimasti soli con il Cannibale. E' surreale stare al suo fianco. Lo stesso effetto che faceva a Peter quando ha lavorato con il dottor Octopus... o adesso, con Morbius e Lizard. Noi più di tutti, però, dobbiamo capire cosa sia la redenzione.
In silenzio, ascendiamo verso la luce. Per fortuna è tardo pomeriggio, altrimenti questo vampiro non avrebbe accettato di uscire. Sono davanti a lui, mi affido al mio senso di ragno (nonostante venga e vada) nel caso volesse farci qualche scherzetto. Apro il tombino, usciamo, suscitando ansia nei passanti, che si allontanano con molta discrezione. Ci guardiamo intorno: siamo usciti ad Hell's Kitchen. Chissà che...


Sono davvero stanco. Questa guerra tra bande sta assorbendo tutto il mio tempo libero. Solo per non parlare delle vittime che sta falciando. Come al solito, volteggio per il cielo del mio quartiere per distrarmi, sperando di non essere coinvolto in niente di serio.
Le ultime parole famose. Il mio radar capta due figure che escono da un tombino. Qualcosa che la gente normale non fa. Scendo verso di loro guardingo, finché non rischio di svenire. Puzzano come tutti i cadaveri del cimitero messi assieme... almeno per me. L'odore dev'essere insopportabile anche per le persone normali.
- Toh, che coincidenza! - sento dire da uno dei due. Riconosco la voce e il battito dell'uomo.
- Ragno! Cosa ci facevi nelle fogne? E chi è l'uomo con te? Non lo riconosco.
- Il Cannibale. Uno dei pretendenti al ruolo di Kingpin - mi spiega, con una punta di ironia. Mi viene automatico indietreggiare.
- Cosa?
- Non preoccuparti, adesso è con noi. Vuoi unirti a noi? Andiamo a fare "quattro chiacchiere" con la Tarantula Nera. Hai presente?
- Ne ho sentito parlare, ma... anche tu sei coinvolto in questa guerriglia?
- Evidentemente...
- E come mai sei... dalla nostra parte? - chiedo al Cannibale. Raramente sono rimasto così perplesso nella mia carriera.
- Il vostro amico Ghost mi ha fatto "abracadra", diciamo. Voglio rendermi utile.
Questa cosa mi puzza. In tutti i sensi.
- Andiamo. Ci sarà l'Apocalisse quando si affronteranno, questi due. Non voglio perdermi questo spettacolo.
Spettacolo? Come può parlare così? Cosa è successo al Peter Parker che conoscevo ultimamente? Devo acuire i miei sensi... devo essere sicuro di stare parlando con lui... dopotutto, ho visto due Uomini Ragno, sulle Torri Gemelle.
Strano... i miei sensi riconoscono Peter, anche se c'è qualcosa di impercettibilmente diverso... cos'è? Non ho tempo per chiedermelo: abbiamo entrambi un conflitto da sedare.


Non so se è una buona idea. Ho promesso al Ragno che l'avrei aiutato a sconfiggere il Cannibale, ma non penso sia estremamente utile volare da una parte all'altra della città, spaventando i newyorkesi con la scia nera che lascio al mio passaggio.
A volte la fortuna volge a mio favore! Vedo in lontananza un trio: l'Uomo Ragno, Devil e un altro tizio! Wow.
Atterro velocemente.
- Salve, gente!
- Shoc! Che ci fai qui? - mi chiede il Ragno.
- Ti cercavo. Vorrei rendermi utile - dico, mentre guardo il misterioso terzo uomo. Mi guarda e sorride in modo maligno. Mi terrorizza, in qualche modo. E il Ragno sembra imbarazzato.
- Ok, ma... Shoc, lui è il Cannibale.
Una fitta al cuore mi colpisce. Non avevo mai visto nella sua nuova veste l'essere che ha ucciso i miei genitori. Un tempo si faceva chiamare Crown. E' la mia antitesi. Cosa devo fare? Andarmene o combattere?
- Prima che tu parta in quarta, ti avviso che sono dalla vostra parte. Concedimi una tregua.
Non riesco a credere a quelle parole. Come può Spidey essersi alleato con un mostro del genere? Vedo la stessa perplessità sul volto mascherato di Devil, che continua a rimanere in silenzio.

Adesso arriva anche questo tizio. Non devo essere particolarmente informato sulla vita metaumana della città.
- Mi sembra di essere in un teatro di marionette... sembriamo tanti burattini che, sfidando ogni legge di probabilità, si incontrano per far fronte comune...
E' un'osservazione pertinente dell'arrampicamuri, a cui sento di dover rispondere.
- Non interrogarti sui meccanismi del destino, Ragno. Dovresti sapere meglio di me quanto fa male.
Spero colga il riferimento alle donne che abbiamo tragicamente perso.
- Volete un passaggio? - ci dice il ragazzo, avvicinandocisi. Il mio senso radar è confuso da lui.
- Certo, ragazzo! A proposito... Devil, lui è Shoc... naturalmente è con noi.
Non ne ho mai sentito parlare, ma gli stringo comunque la mano. Mi sembra emozionato, anche se non distinguo chiaramente il battito del suo cuore.
Non so quale siano i precedenti tra di loro, ma la tensione è palpabile (soprattutto per me).
- Che ne dite se il Cornetto si aggrappa a Shoc e io al Cannibale? Entrambi volate e così faremo più in fretta. C'è un mio amico che sta tenendo impegnato Tarantula... non so quanto resisterà.
Un amico? Che parli del vero Peter Parker? Comunque seguo il suo consiglio e salto in groppa a questo "Shock". Lo ammetto, mi sento un po' ridicolo a stare sulle sue spalle. Cosa non si fa per eroismo...

Note
Per celebrare il crossover con "Devil", che ha visto il Cornetto in un cameo, in questo episodio e lo vedrà come co-protagonista nel prossimo, ho scritto questa storia nel consolidato stile che il bravo Carlo Monni usa sulla serie originale. Non perdetevi il Ragno su "Devil"#8.
Questa storia ha visto spiccare lo schizofrenico Ben Reilly/Kaine come Uomo Ragno: questo mi ha dato la possibilità di esplorare, più di ogni altra occasione, la dimensione più oscura dell'eroe, indirettamente quella dello stesso Peter Parker. Un Uomo Ragno senza scrupoli, mero vigilante. Contrasto evidenziato dalla purezza d'animo del Ben Reilly delle origini, nel flashback, e dalla spregiudicatezza di quello presente, pesantemente influenzato dalla mentalità violenta di Kaine. Naturalmente questa situazione non potrà andare avanti, serenamente, a lungo... aspettatevi il seguito di "Redenzione", che non a caso ho velatamente citato ^_^ Per quanto riguarda gli ospiti, Ghost è reduce dalla sua unica miniserie in Marvel IT, in cui ha affrontato la minaccia di Threnody proprio nelle fogne di New York. L' ultima apparizione di Blade, invece, è in UOMO RAGNO 289, albo citato nella storia.

Capitolo diciotto
VAMPIRI E ARACNIDI
Terza parte – Giochi di potere

E' stato un viaggio strano, quello che ha portato quattro superesseri a Long Island, nei pressi della residenza di Tarantula Nera. Ben Reilly (come Uomo Ragno) e Matt Murdock (come Devil), gravando sulle spalle del Cannibale (un vampiro conosciuto come Crown, un tempo) e il giovane eroe Neil Aiken (Shoc, nemesi del Cannibale), hanno volato fin qui, non senza scombussolamenti. Ma, infine, il viaggio è terminato.
- Wow, che velocità - commenta Ben Reilly, scendendo sulla terraferma. Non barcolla solo grazie alla sua natura ragnesca. Invece il povero Devil non ha di queste fortune.
- E' quella la villa di Tarantula, vero? - chiede Shoc.
- Sì... avviciniamoci con cautela.
I quattro camminano guardinghi nell'ampio giardino della tenuta. Nessuno parla, tantomeno Neil, teso come una corda per la presenza della persona che odia più al mondo.
Superati alcuni arbusti, vedono una situazione alquanto rassicurante. Due dozzine di corpi svenuti giacciono sulla soglia dell'edificio.
- Sono tutti membri della loggia di assassini di Tarantula... i Veri Credenti - spiega, chinandosi per vedere se sono vivi. E lo sono, ovviamente. Riconosce anche la Libellula, tra quei combattenti.
- Adesso posso dirvelo chiaramente. Ci ha preceduti l'Uomo Ragno... è venuto in avanscoperta.
Gli altri tre si arrestano.
- Tu chi saresti, allora? - chiede confuso Shoc.
- Anch'io sono l'Uomo Ragno. Entrambi lo siamo. Lavoro di squadra...
Devil e Shoc si guardano perplessi. Lo erano già da prima, ma adesso ancora di più.
- Ciò che mi insospettisce è questo silenzio... Pet--- l'altro Ragno dovrebbe stare combattendo Tarantula... sarebbe fantastico se l'avesse già abbattuto, ma...
.... ma i dubbi e le preoccupazioni permangono. Ben non vuole pensare al peggio, ma gli viene spontaneo, soprattutto dopo le dichiarazioni di Devil.
- Aspettate... sento un lamento familiare...
- Dove? Io non sento niente - confessa ingenuamente Neil.
Matt si dirige alla fonte di quel flebile suono che solo lui può percepire, arrivando ad un folto cespuglio. Con un gesto della mano sposta le fronde e...
- Oh! - esclama.
- Cosa? - chiede apprensivo il clone di Peter Parker, avvicinandosi. Così vede anche lui.
L'Uomo Ragno - quello originale - è riverso per terra, sanguinante e tumefatto. Ma ancora vivo.
- Peter!!! - sussurra il Ragno.
- Ben... ciao, Devil... - replica con lo stesso tono il malconcio eroe. La sua voce è interrotta.
- Cosa è successo!?
- Tarantula... è inarrestabile... stavo giusto riprendendo le forze - scherza sorridendo Peter. Il suo riso è visibile perché la maschera è lacerata, al di sotto del naso. Nonostante fosse fatta di un tessuto speciale brevettato da Reed Richards.
Shoc e il Cannibale si avvicinano, nel frattempo, e scoprono anche loro il fato dell'Arrampicamuri.
- Santo...! - esclama Shoc.
- Dunque è questo il potere della Tarantula Nera... - commenta Crown - ... il potere di annichilire l'Uomo Ragno, colui che ha messo fuori gioco con le sue sole forze tutti i Veri Credenti.
Sarebbe stato meglio non farlo notare, per il morale del gruppo.

Mezz'ora fa.
Che ci fa qui Peter Parker? Cosa può fare realmente contro la Tarantula Nera? La speranza è quella di metterla fuori gioco prima dell'arrivo della polizia... o del Cannibale. Vuole davvero che i due si ammazzino a vicenda? No, non rientra nella sua etica, anche se lo ha fatto credere a Ben Reilly. E' qui per questo: deve affrontare il boss ispanico con le sue stesse mani, sconfiggerlo e consegnarlo ai guardiani della Volta o a chi per loro. "Agli Hulkbusters" pensa "se solo esistessero ancora". Ricorda con amarezza gli ultimi incontri e... basta, è un eroe, ce la metterà tutta.
Sta compiendo una violazione di domicilio, mentre entra nella tenuta del criminale saltando le mura di cinta. Dovrebbe essere quella giusta, sia secondo le indicazioni di Jimmy Six, sia per la palese sontuosità che solo un ricco capo criminale può permettersi. Non ci sono cani feroci o altre bestie a intercettare gli intrusi. Evidentemente le misure difensive si concentreranno tutte più in là.
Con tutta l'agilità di cui dispone, Testa-di-tela balza dalla fronda di un albero all'altro, finché non è costretto ad atterrare a due dozzine di metri dall'abitazione di Tarantula Nera.
Se non avesse il senso di ragno, non sarebbe in grado di sentire arrivare i rinforzi.
Un plotone di Veri Credenti, capitanati dalla letale Libellula.
- Ci si rivede, Ragno - saluta la donna.
- Già - risponde, monosillabico, Peter.
Ma non c'è più tempo per le parole.
Una musica di sottofondo non avrebbe stonato, in quel contesto. Il Tessiragnatele si muove con la grazia di un ballerino, quando sferra pochi ma incisivi colpi ai suoi avversari, facendoli cadere nell'oblio. Sembrano non finire mai, rigenerarsi come gli sgherri dell'Hydra, ma alla fine tutti cadono. Un campo di battaglia infestato da corpi esanimi, ma non morti.
Solo la Libellula è in piedi.
- La tua fama non sembra immeritata, dopotutto. Anche se vincere con me non sarà lo stesso.
- Questa sì che è emancipazione femminile!
Una nuova coreografia ha inizio.
Una nuova coreografia ha fine.
La Libellula, adesso, è con i suoi alleati, riversa sul prato.
"Non mi piace combattere contro le ragazze... spero di non averle fatto troppo male".
L'arrampicamuri entra fragorosamente, irrompendo da una finestra chiusa. Il suo senso di ragno gli impedisce di camminare sui vetri rotti, fortunatamente. Appena alza lo sguardo, la maestosa figura del suo nemico è di fronte a lui. Lo stava aspettando, probabilmente ha osservato la battaglia con i suoi scagnozzi.
- Personalmente, cerco sempre di evitare la platealità... - esordisce il villain.
- E' divertente sentirlo dire da uno che disegna il proprio simbolo con il sangue!
Come sempre, Peter Parker cerca di esorcizzare i suoi timori con un po' di "sano" umorismo.
- Ho forse eliminato chi dovevo davanti ad un testimone? Il mio regno viene instaurato con la paura. E quale paura maggiore di ciò che non conosci?
- Ok, ok, ma adesso basta con questi discorsi. Sai perché sono qui.
- Lo immagino. Se adesso non stiamo combattendo, è perché sei uno dei pochi esseri al mondo che rispetto. Per questo ti darò la possibilità di andartene senza colpo ferire.
- Con tutti i soldi di taxi che ho speso per arrivare fino qua!? - dice il Ragno saltandogli addosso, sperando di cogliere alla sprovvista il suo avversario.
Invano. Invisibile, la mano della Tarantula afferra in volo il collo del tessiragnatele, per poi scaraventare l'eroe sul muro più vicino.
- Ohf - sospira Spidey, contenendo le sue manifestazioni di dolore - Cominciamo bene...
- Avresti dovuto prevederlo. Magari chiamare i Vendicatori e i Fantastici Quattro; in quel caso, forse avreste avuto possibilità di vittoria.
A quelle parole, Peter non poté trattenere una spontanea risata.
- Io penso che tu ti stia gasando un po' troppo...
- Io penso invece di essere estremamente realista.
"Devo giocare su questo... è tanto sicuro di sé che non mi attacca. Neanche mi guarda, quasi..."
- Ma chi è il tuo terapeuta? Il Dottor Destino?
- Uomo Ragno... va' via. Sei impotente di fronte alla mia ascesa.
- Se non sbaglio, l'ultima volta sono riuscito a cacciarti.
Stavolta, è Carlos a scoppiare in una fragorosa risata.
- Se questa convinzione può far star meglio il tuo ego, buon per te. Ad ogni modo, la tua presenza qui comincia a infastidirmi. Penso che dovrò mandarti via con la forza, visto e considerato che hai messo fuori gioco i miei collaboratori.
Prima che possa raggiungerlo, l'arrampicamuri calcola meglio le sue mosse e balza, fino ad atterrare sul capo della Tarantula, tramortendolo e ritrovandosi alle sue spalle. Ma il villain non sembra particolarmente colpito. Neanche quando, fra uno scambio di battute e l'altro, Spidey lo attacca. Ma lui para ogni colpo.
- Non comprendo il tuo accanimento. Sono destinato a diventare il re di questa costa. Solo io, in questa città, detengo il potere necessario per ricoprire quel ruolo. E anche nella remota possibilità che tu possa sconfiggermi, qualcun altro prenderebbe il mio posto, no?
- Possibilmente qualcuno che non è caduto in una pentola di steroidi da piccolo!
- Solo questo, Ragno. Qualsiasi attività illegale, al di sotto del Messico, è sotto il mio controllo. Pochi eroi mi si sono opposti. E sono tutti sotto terra, adesso.
- Oooh... basta! - grida stufo Peter, prendendo a picchiare più intensamente.
- Questo lo dico io - sentenzia Tarantula, descrivendo una semicirconferenza con il suo braccio. Purtroppo, nella traiettoria del suo pugno si trova la testa dell'Uomo Ragno, il quale rischia di spezzarsi l'osso del collo.
Il Ragno è a terra, con la maschera lacera, nonostante resistente quanto il kevlar.
La Tarantola lo osserva con un misto di compassione e rispetto, ai suoi piedi. Ma, immediatamente dopo, sferra un calcio letale nell'addome di Peter. Si china, lo afferra alle spalle, brandendo il costume.
E ne fa uno straccio vivente per lucidare il pavimento.

Presente.
- Che si fa, adesso? - domanda Neil Aiken.
- Se Tarantula è ancora lì.... dobbiamo entrare e attaccarlo tutti insieme, senza lasciargli tregua. Dobbiamo fargliela pagare per ciò che ha fatto all'Uomo Ragno - dice senza mezzi termini l'omonimo eroe.
"Io non credo che potrò fare molto" confessa a se stesso Devil. Ha ragione, le sue facoltà sovraumane non contemplano una forza superiore alle possibilità umane. Ma non a torto lo chiamano l'Uomo senza Paura, no?
Quasi ad aver letto i suoi pensieri, Ben gli consiglia:
- Devil, vuoi rimanere nella retroguardia? Potresti rivelarti fondamentale in qualsiasi momento.
Il Diavolo Rosso annuisce deciso.
"Non ce la faranno" pensa Peter, che si trascina dolorosamente al loro seguito "mi ha sconfitto per ben tre volte su tre incontri... non mi è mai successa una cosa del genere". Tutto pesto, era dovuto sfuggire allo scontro, senza riuscire peraltro ad evitare di lasciare la villa completamente tumefatto. E adesso, verosimilmente, ha paura per i suoi colleghi.
- Anzi.... ho un piano... - riprende Ben Reilly - posso fungere da diversivo. Entrerò solo io e lo attaccherò, facendogli credere che sono il solito Uomo Ragno, che ha semplicemente cambiato costume e... che ha un ottimo fattore di guarigione. Non penso sappia che esistono due Uomini Ragno, no? E questo dovrebbe disorientarlo...
- Non mi sembra una cattiva idea, anche nell'ipotesi in cui non dovesse abboccare.
- E noi subentriamo non appena sei in difficoltà, giusto? - chiede Shoc.
- Mi dai già per spacciato?
- Incredibilmente, il ragazzo ha maturato una visione disincatata della vita - riprende a parlare il Cannibale.
- Soprattutto grazie a te, Crown - lo punzecchia Neil.
- Smettetela... comunque penso sia meglio che lo attacchiamo uno per volta, in modo da sfiancarlo e ottimizzare le nostre risorse... adesso vado, state all'erta!!!
Detto questo, l'Uomo Ragno salta in una finestra già sfondata.
- Ce la farà? - chiede Shoc.
- Ne dubito - dice il Cannibale - e, in ogni caso, potremo anche sconfiggere Tarantula... ma se non lo uccidiamo, non lo fermiamo in alcun modo.
"Ma dove diavolo sono finito?" si chiede angosciato Devil. Si sente impotente e inutile, mentre il suo migliore amico-supereroe è letteralmente a pezzi, appoggiato a lui per osservare le sorti della battaglia. Come se non bastasse, è circondato da un novellino vigilante e da uno psicopatico. Che ruolo avrà in tutta questa faccenda, se ne avrà uno?

Ben Reilly entra nella tana del lupo. Tutto sembra deserto.
- Yu-uh! C'è nessuno? - grida, cercando di attirare l'attenzione. Del resto, è andato lì per combattere. Così, sente dei passi pesanti risuonare per la casa, sempre più vicini, e poi, una porta si apre all'improvviso, lasciando entrare nell'ingresso della villa Tarantula Nera, ancora intento a indossare la maschera.
- Finalmente! - continua a scherzare il Ragno. Ma la Tarantola è confusa.
"Chi è quest'uomo? Sembra avere... la stessa voce, la stessa corporatura... e un costume molto simile a quello dell'Uomo Ragno! Possibile che...??"
- Cos'è, ti hanno mangiato la lingua? - continua Ben, vedendo il suo avversario muto e stante.
- Chi sei? Una spalla dell'Uomo Ragno?
- Spalla? Io? Ah ah! Sono semplicemente andato a farmi una doccia e prendere un costume di ricambio!
"Cosa? E' impossibile... è già guarito dalle ferite? Eppure... mi sembra sincero!" riflette Carlos.
"Speriamo ardentemente che ci caschi" si augura l'Uomo Ragno. Se ripensa a ciò che ha fatto a Peter, gli ribolle il sangue dalla rabbia. E, di conseguenza, viene invaso da sentimenti negativi... sentimenti propri dell'animo frustrato di Kaine.
Come un predatore, l'Uomo Ragno salta verso la Tarantula Nera e sferra un potente manrovescio che, sfruttata l'energia del salto, riesce a far vacillare e cadere il nemico.
"Da... da dove ha preso questa forza?"
Quasi a rispondergli leggendo nel pensiero, il furioso eroe urla:
- Più mi picchi, più divento potente!!! - e, detto questo, poggia una mano sul muro accanto a loro, tirandolo verso di loro e saltando appena in tempo perché solo Tarantula venga sepolto.
Ormai tutto il potere distorto di Kaine si è risvegliato.
Il boss riemerge dalle macerie, quasi illeso.
- Non so dove tu abbia imparato questi trucchi, ma avranno l'unico effetto di farmi arrabbiare!!
Carlos carica il suo nemico, giusto per intraprendere un violento corpo a corpo a cui il Ragno sembra finalmente tener testa, adesso che non ha più freni inibitori.

Da molti metri di distanza, Peter Parker e gli altri metaumani osservano la battaglia, attraverso la finestra infranta.
- Gli sta tenendo testa - commenta, quasi umiliato, l'originale arrampicamuri - ma non ce la può fare per molto. Credo sia ora che entriate in azione - dice, rivolgendosi agli altri - altrimenti non ne usciamo.
- Concordo con l'insetto - dice il Cannibale - ho voglia di sfogarmi.
Spidey è stanco di ripetere ai suoi nemici che il ragno non è un insetto. Ma tant'è...
- Allora credo sia meglio che io e Devil rimaniamo in seconda fila, mentre voi due attaccherete uno dopo l'altro, ok?
Nessuno si chiede quando l'Uomo Ragno abbia assunto il ruolo di stratega. Solo, Shoc e il Cannibale si guardano in cagnesco e avanzano risoluti. Non è il momento di rinvagare antiche rivalità.

- Salve a tutti! - irrompe Shoc, partendo come un missile verso Tarantula Nera e spingendolo violentemente contro un muro.
- E tu chi saresti, ragazzino? - domanda con arroganza il malvagio aracnide, rialzandosi.
- Io sono Shoc... e puoi star certo che rimarrai scioccato dal nostro confronto!
"Geeesù chi glieli scrive i dialoghi?" si chiede Ben Reilly, tuttavia sollevato per aver avuto un po' di tregua.
Così i due eroi possono attaccare insieme, anche se gli effetti non sono immediati. La resistenza di LaMuerto è davvero impressionante.

Devil e l'Uomo Ragno sono poggiati al muro della casa. E' Matt Murdock che, grazie ai suoi sensi sovraumani, fa un resoconto della battaglia.
- Io direi di entrare - propone timidamente il diavolo rosso.
- Finalmente... - commenta Crown.
"Sarà dura ritornare lì dentro" si dice Peter Parker, ancora in preda a multipli dolori "ma non posso abbandonare gli altri".
Il trio di "eroi" irrompe sul nuovo campo di battaglia, senza che nessuno abbia il tempo di rendersene conto.
Devil non perde tempo e lancia con tutta la sua forza il suo bastone, colpendo con estrema precisione il naso di Tarantula - rompendoglielo - mentre Spidey si vendica del trattamento precedente agganciandogli un filo di tela al piede e tirandolo violentemente, facendo rovinare sul pavimento l'altro aracnide.
- Stupide mosche.... adesso mi avete stancato! - grida spazientito il boss ispanico.
- Questo lo diciamo noi - gli ribatte il vampiro - è ora di farla finita con questa farsa!
Crown levita e cade in picchiata verso il nemico comune, per aggirarlo, arrivandogli alle spalle. Da lì gli riesce facile afferrarlo e bloccarlo per il tempo che basta.
Gli aguzzi denti del Cannibale affondano con difficoltà nel muscoloso collo della Tarantula. Il criminale sudamericano ha appena il tempo di esprimere il suo disappunto che il vampiro sta assorbendo le sue energie, e, per quanto Carlos cerchi di divincolarsi, il processo sembra addirittura irreversibile.
Sotto il costume, il corpo della Tarantula perde visibilmente tono muscolare e volume, come prosciugato della sua stessa massa. Il tutto si svolge nel giro di mezzo minuto, durante il quale ciò che il boss latino perde, sembra essere compensato nella figura del Cannibale, che si tonifica eccezionalmente, a vista d'occhio.
Il vampiro lascia cadere il cadavere completamente rinsecchito del boss. La sua stazza, adesso, è pari a quella dell'aracnide appena morto. Sprazzi di energia scarlatta, tipici della stirpe delle tarantole, si infiammano dai pugni e dalle orbite del vampiro.
Gli eroi guardano atterriti e impotenti lo sviluppo della situazione.
- Sciocchi! Non avete considerato che l'eredità della Tarantula Nera sarebbe passata ad un nuovo ricettacolo?- si pavoneggia il Cannibale, nel cui sguardo brilla una luce maligna.
- Oh, no! Lo Sguardo della Penitenza non ha più effetto... sembra che il male della maledizione abbia risvegliato e amplificato il male sopito da Ghost! - conclude genialmente Ben Reilly.
Il giovane Neil Aiken stringe istintivamente i pugni, facendoli ribollire di oscure energie, e poi, al suono di un "No!" tende le braccia verso la sua nemesi e riversa su di essa quanta più energia il suo costume può attingere.
Quando la potente scarica finisce, una nuova e più inquietante situazione si prospetta agli eroi.
Sul pavimento giace solo il corpo, vecchio, secco e decadente dell'uomo conosciuto come Carlos LaMuerto.
Sopra di lui, l'imponente figura del rinato Crown, nei panni della nuova Tarantula Nera, ribollente di energie. La risata emanata dalle sue fauci è quanto di più sinistro si possa immaginare.
- Ah ah! Stupido ragazzino! Il tuo dissennato attacco mi ha reso di nuovo il detentore assoluto della Forza Oscura!
Le sue parole sembrano riscontrate dai fatti.
- Abbiamo scatenato un male ben peggiore di quello che volevamo combattere - nota Peter Parker, ormai svuotato del tutto di ogni speranza - quest'essere riunisce il tremendo potere di Crown e della Tarantula. Nessuno può batterlo. Forse nemmeno Hulk o Thor.
- Pete, non ti sembra di essere un tantino melodrammatico? - bisbiglia Ben Reilly, stupendosi di come il suo "fratello" abbia perso la sua vena umoristica, sempre sfoggiata anche nelle situazioni più tragiche.
Le nefaste osservazioni del Ragno originale sembrano trovare conferma quando il corpo della rinnovata minaccia si protende di energia oscura, avvinghiando gli eroi in una morsa insolubile. L'unica cosa che possono fare è mugugnare, mentre cercano di divincolarsi, rischiando di frantumarsi le costole.
La situazione sembra senza scampo, finché uno dei quattro si dimostra davvero eroe. Neil Aiken pensa:
"La fonte del mio potere è la stessa... non posso soccombere... non io".
- Ora basta!!! - grida Shoc, con tutto il fiato che ha in gola.
- Cosa? - chiede con ironia Crown, mentre il ragazzo si libera dalla presa e gli silura incontro, facendo schiantare entrambi contro la parete, incrinandola di parecchio. - Cosa pensi di fare?
- Ciò che non ho mai provato - spiega con la massima serietà.
Stringe fra le mani la testa del nemico che ha contribuito a creare, e improvvisamente qualcosa succede.
- Cosa stai facendo, piccolo bastardo!? - chiede con voce rotta Crown.
- Sto solo assorbendo la tua energia... ti svuoterò come un guscio, se necessario!!!
Il Cannibale è doppiamente stupefatto dall'audacia del ragazzo ma soprattutto dall'efficacia del suo piano. Il fantascientifico costume di Shoc sta realmente risucchiando ogni oncia di energia dal suo corpo.
- No! No! - grida, mentre sperimenta qualcosa di molto simile a ciò che ha fatto al vecchio Tarantula.

Gli Arrampicamuri e il Cornetto cercano di comprendere la situazione. Sono stati sballottati in maniera indegna, negli ultimi minuti.
- Ma cosa fa? Assorbe la sua energia!? - si chiede ad alta voce Ben Reilly.
- Credo di sì... ma reggerà!? - è il tragico quesito di Peter Parker.
Nel frattempo Devil si sta coprendo le orecchie con le mani: il fragore delle energie in ballo è assordante, per lui. Ma riesce tuttavia a distinguere ancora i suoni dalle frequenze più basse, e si rende conto che né l'organismo né il costume di Shoc resisteranno a lungo ad un tale sovraccarico.
- No... tenetevi pronti - conclude con amarezza Matt Murdock.
Come profetizzato, qualcosa incomincia ad andare storto, scintille partono dallo stesso corpo di Neil Aiken, saturo di una vasta gamma di energie. Poi, il senso del pericolo dei due Uomini Ragno preannuncia di pochissimo ciò che sta per accadere.
Il costume di Shoc esplode. In maniera surreale, silenziosamente. L'atmosfera della camera cambia: dall'epicentro, si propaga velocissimamente un'onda, che perturba l'aria e la rende irrealmente scura. Un'onda che investe tutti i presenti, che catapulta gli eroi sulle pareti, con violenza, infrangendo ai minimi termini tutti i vetri dell'edificio.

A casa Caches, il figlio di Carlos LaMuerto piange come un indemoniato per il dolore, come se fosse stato morso da una tarantola.

Quando i primi hanno la forza di rialzarsi (tutti hanno subito microfratture, spesso impercettibili), possono notare i risultati di quel sacrificio.
Al corpo cadaverico di Carlos LaMuerto si è aggiunto quello del Cannibale. E accanto ai loro cadaveri già putrescenti e irriconoscibili, giace il corpo di un giovane eroe, avvolto da brandelli di un vecchio, maledetto costume.
Peter Parker, pur il più malconcio di tutti, arranca fino a quell'ammasso di carni puzzolenti e si china su Neil.
- Ragazzo... sei vivo? - si chiede tra i singhiozzi.
- Il... il battito è debolissimo. Se non lo portiamo subito in ospedale... - dice Devil, interrompendosi.
- E' completamente ustionato... devono essere ustioni di terzo grado... non può sopravvivere...
- La speranza è l'ultima a morire, Spidey - sussurra con decisione Matt Murdock.

Un alienante sinfonia di sirene - tra cellulari di polizia e ambulanze - risuona in tutta la tenuta. Corpi vengono portati via in sacchi neri, altri su barelle che non si sa dove porteranno. I poliziotti fanno qualche domanda ai sopravvissuti di quel massacro: gli Uomini Ragno e Devil. Per fortuna, dopo l'11 Settembre, si fidano un po' più dei Tessiragnatele.
Dichiarata la propria versione dei fatti, i tre eroi metropolitani si allontanano, esausti.
- Spero che questo blitz serva almeno a smuovere un po' le acque, negli ambienti - commenta Devil.
- E' quello che speriamo tutti... le tragedie hanno un senso solo se portano qualcosa di buono - cerca di consolarsi Peter. Bisbiglia qualcosa a Ben, il quale fa cenno di sì con la testa.
Allorché riprende: - A proposito, Matt... credo sia arrivato il momento di presentarti ufficialmente e definitivamente Ben Reilly... il mio clone.
Lo può dire con un tono di voce normale perché i tre si sono appartati, nel giardino di LaMuerto.
Devil rimane sorpreso della rivelazione. Ma finalmente tutto quadra. Lascia passare qualche secondo prima di dire - Molto piacere - e tendere la mano al suo nuovo collega.
- Il piacere è mio, Matt... anche se, in un certo senso, ti conosco già molto bene, per forza di cose. Spero non sia un problema per te.
- Io... no, capisco. Spero solo che, in un momento di maggiore calma, mi spiegherete tutto nei minimi termini - sorride Murdock, in preda alla confusione del momento.
- Matt... forse non è il momento, ma è la prima occasione in cui possiamo parlarne insieme - inizia Peter - ... Ben avrebbe intenzione di entrare nelle forze di polizia, e penso che abbia tutte le capacità per farlo. Il maggiore problema, purtroppo, rimane quello legale, e vorremmo qualche consiglio da te.
- Potreste spiegarmi in maniera più specifica?
- Prima della sua... apparente morte, un nostro... amico creò un bagaglio di documentazione virtuale e, soprattutto, falsa, sul suo conto, documentazione che, al suo ritorno, è stata per la prima volta messa nero su bianco. Ma ad un'indagine più approfondita smantellerebbe facilmente una... truffa del genere.
- Capisco. Ben, penso di potermi fidare di te, visto che sei un... clone di Peter, quindi penso di poter appoggiare questa causa, nonostante la sua matrice illecita. Del resto l'ho fatto anche nel processo contro Norman - dice, mandando una frecciatina per le manipolazioni psichiche operate su Goblin per volgere il processo a favore dei Parker.
- Te ne siamo molto grati, ma... come, in concreto?
- Difficile domanda. Ho delle conoscenze qui a New York... ma...
- Ma?
- Ben, avresti difficoltà a trasferirti? Sai, a San Francisco ho conoscenze che, dopo aver parlato con me, chiuderebbero entrambi gli occhi di fronte alla tua situazione.
- E' un'idea che considererò con estrema attenzione, Matt. Non so come ringraziarti.
- Ce ne sarà occasione - risponde, sorridendo - però prima fatemi conoscere gli esiti del concorso.
- Certo. Allora... ci si aggiorna sulla situazione.
- Non solo su questa... Matt, appena mi... riprendo dalle mie attuali condizioni, sono a tua disposizione in questa situazione così delicata.
- Parli della guerriglia?
- Esattamente.
- Grazie dell'appoggio. Se è così, penso che ci sentiremo molto presto, purtroppo per entrambi. La questione si fa sempre più scottante.
- Già, purtroppo. Allora a presto!!!
Il trio di eroi si congeda. Sono state ore intense.... hanno bisogno di riposare.

Più tardi, a casa Parker.
- Ahi!
Peter manifesta pacatamente il suo dolore. Con amorevole devozione, Sarah Finn lo sta medicando, fasciandogli il torace, applicando borse di ghiaccio nei punti più colpiti, imbottendolo di antidolorifici.
- Scusa, Peter... cerco di non farti male...
- Lo so, non preoccuparti... ma dove hai imparato a fare la crocerossina?
- Ho... fatto un corso di pronto soccorso, una volta.
- Lo trovo una vera manna dal cielo, al momento.
- Ehi, adesso tocca a me! - interviene Ben, lasciando esorcizzare il tutto con una risata. Ma certi duri colpi non si riassorbono così facilmente.

Staten Island, dimora dei Fortunato.
Jimmy Six ha appena saputo ciò che è successo.
"Ben Reilly ha fatto un buon lavoro" pensa, mentre usa la punta della lingua per sigillare una lettera.
La poggia vicino ad un'altra: una è indirizzata allo stesso Ben Reilly, una a Wilson Fisk.
Ha già fatto le valigie. Se ne andrà così, di soppiatto, da questa città, che lo ha privato del padre e che gli ha dato la nausea per il marcio che nasconde.
Ringrazia Ben Reilly per la sua amicizia e la collaborazione che gli ha offerto.
Cede a Kingpin qualsiasi egemonia territoriale pretendesse dai Fortunato. In cambio, chiede solo di essere lasciato in pace, nel suo dolore. Non è codarderia: è buon senso. Non gli interessa combattere per il controllo di New York; non è nella sua indole. E non vuole nemmeno rischiare di ritrovarsi di fronte a Bullseye per recitare le ultime preghiere.
Esce dalla porta della sua villa, la guarda per un'ultima volta.
"Addio, New York". E si dirige con i suoi fedeli verso l'aeroporto più vicino.

Uffici di Wilson Fisk.
Un telefono squilla. E' la linea privata di Kingpin.
- Sì? Ah, bene. Grazie - dice soltanto Wilson Fisk, prima di riattaccare.
- Novità? - chiede audacemente Bullseye, uscendo dall'ombra.
- Come previsto. Il Cannibale e Tarantula Nera si sono fatti fuori a vicenda. Grazie anche a Devil e l'Uomo Ragno, se i miei informatori non sbagliano. Sono davvero sollevato, in questo momento ho proprio altro a cui pensare... vanno mosse le ultime, decisive pedine - conclude, pensando alla scottante situazione di stallo con il Gufo.
L'assassino che non sbaglia mai un colpo se ne va deluso. Avrebbe voluto occuparsi di persona di quei due aspiranti boss. Sarà per un'altra volta.
Kingpin, però, continua a riflettere.
"Questa città teme i metaumani. Nessuno di loro potrebbe prendere il mio posto. Un re deve conoscere i suoi sudditi, per poterli manipolare. E i supercriminali non hanno questa capacità di immedesimazione, ebbri come sono del proprio potere. Era destino che finisse così, ed è destino che il Gufo soccomberà".
Wilson Fisk è decisamente troppo sicuro di sé.

Note
Così, il Cannibale e la Tarantula Nera sono tra le ultime vittime dei "Giochi di potere" organizzati dalla furia omicida di Carlo Monni ^_^ Probabilmente ho esasperato il potere del secondo boss: ma questa è la personale impressione che mi ha fatto il ritratto fattone da Tom DeFalco... una forza inarrestabile, assimilabile a Hulk o a qualcuno della sua taglia. Epico.
Per conoscere il finale della saga della guerra tra i boss, dove parteciperà anche Peter Parker, correte a leggere "Devil"#8.
A proposito di camei: spero non vi siate persi i recenti primi due episodi di "Knights Team 7", una storia ambientata tra il #GdM e il #15 di questa serie, che ha visto co-protagonista il Ragno, testimone del destino di John Jameson.

Capitolo diciannove
UGUALI E DIVERSI
scritto con Fabio Volino

Empire State University.
La vita del campus è sempre particolarmente attiva. Frotte di studenti animano le vie dell' ateneo, discutono tra di loro, si scambiano appunti, socializzano. L' università è lo stadio finale della formazione di molte persone e questa consapevolezza conferisce loro molte energie.
Ma i migliaia di laureandi dell' Empire State University, apparentemente così pieni di vita e spensierati, sono ignari di una cosa. Sotto di loro sta covando un male. Un male che, dopo essere stato gravemente ferito, per lungo tempo è rimasto assopito… ma ora è pronto a riemergere.
Anche Javier Caldrone percorre le strade del campus. Ha un impiego fisso alla TriCorp Research Foundation, dove lavora al fianco di Peter Parker e altri illustri colleghi, ma per arrotondare le entrate mensili ha accettato di dare qualche lezione qui, all' università. Non ha una particolare nostalgia dei tempi in cui la frequentava lui, né gli fanno particolare tenerezza i ragazzi più giovani di lui. E' semplicemente immerso in oscuri pensieri, che riguardano proprio Peter Parker. Non riesce proprio a sostenere la collaborazione con lui, farebbe qualunque cosa per liberarsene: innanzitutto, perché ritiene che il ragazzo non abbia le competenze necessarie per lavorare gomito a gomito con lui; e poi, perché non vorrà dividere il merito delle prossime, rivoluzionarie scoperte con un "raccomandato".
Perso in queste riflessioni, Javier non si accorge che un ragazzo è sulla sua strada, così lo urta. Riportato violentemente alla realtà, lo scienziato guarda chi si è scontrato con lui. E' un ragazzo di colore; a molti il particolare non farebbe né caldo né freddo... ma non a Caldrone.
- Tu, bastardo! Guarda dove vai!
- Ehi, badi a come parli, professore!
- Non permetterti di dirmi come devo parlare! E ringrazia che non posso farti nero, perché la differenza non si noterebbe!
Lo studente è già sul piede di guerra, qualcuno si è già fermato a guardare l'imminente rissa tra professore e alunno. Ma qualcosa impedisce che le previsioni si avverino.
Il male che cova sotto l'università avverte uno spirito affine. E si mobilita.
- La denuncerò al rettore per i suoi insulti! - risponde a tono il ragazzo.
- Cosa cosa ? Tu non hai alcun diritto e...
A Javier sembra che improvvisamente il sole sia scomparso, quando una grande ombra ricopre lui e il ragazzo di colore, il quale, dopo aver assunto un' espressione di terrore, lascia cadere i suoi libri e fugge via, seguendo tutti gli altri studenti spaventati.
Quando Javier si volta, può solo vedere qualcosa di orribile calare su di lui.

TriCorp Research Foundation. Poco dopo.
E' una riunione importante, quella che ha luogo oggi nel centro ricerche, negli uffici del dr. Twaki. Il responsabile della fondazione è seduto alla sua scrivania, intento a sfogliare un plico. Di fronte a lui, seduti, vi sono Peter Parker (l' Uomo Ragno), Michael Morbius (un tempo un vampiro vivente), Curt Connors (un tempo Lizard) e Stan Hardy, un biologo molecolare. Fanno tutti parte della stessa équipe.
- Che strano, Caldrone avrebbe dovuto essere qui... le sue lezioni sono finite da un pezzo - borbotta Connors, guardando il suo orologio.
- Avrà avuto un contrattempo, ma non importa... volevo solo dirvi che sono piacevolmente sorpreso da questi risultati - prende a parlare Twaki - avete controllato bene questi dati?
- Certo, signore. Non c'è ragione per cui non dovrebbe partire la sperimentazione - ribatte l'autorevole voce di Morbius, già premio Nobel.
- Leggerò il vostro rapporto attentamente, dopodiché farò le dovute richieste al Ministero della Sanità.
- E' un'ottima notizia - interviene Peter - Volevo farle notare che nel rapporto sono precisamente stabilite le responsabilità della ricerca. Non voglio togliere alcun merito ai miei colleghi.
- Parker, sappiamo tutti quanto sia stata importante la tua collaborazione. Le tue conoscenze di biochimica molecolare, per quanto inaspettate, si sono rivelate fondamentali - commenta Hardy.
- Per non parlare della logica di fondo della nostra ricerca, basata tutta sul Progetto Panacea a cui hai lavorato con il dottor... Octavius. Purtroppo ogni possibilità di perseguire quel progetto è scemata per varie cause, ma utilizzare lo stesso approccio in maniera specifica all'immunodeficienza è stato il pilastro di tutto.
- Concordo... e, visto che l'hai citato, volevo anche ricordare che gli appunti di Octavius sul suo precedente tentativo hanno accelerato il tutto - aggiunge Peter.
- Bene, bene, ragazzi - interrompe Twaki - spero abbiate fatto tutte queste considerazioni nel rapporto - dice, poggiandolo sulla sua scrivania e mettendo in bella vista il suo titolo. Progetto HIV.
Tutti annuiscono, dopodiché lasciano la stanza. Sperano che nella sperimentazione vada tutto bene; sarebbe davvero rivoluzionario, se la loro cura si dimostrasse efficace. Allontanatisi tutti, Peter Parker rimane sull'uscio a riflettere. Pensa a Octopus: senza di lui non ce l'avrebbero fatta. E' convinto che sia ancora vivo, anche se non immagina dove sia. E in ogni caso, crede ancora che, fino alla fine, si sia redento.
La sua mano riapre con indiscrezione la porta dell'ufficio di Twaki.
- Professore, mi scusi... posso parlarle un attimo?
- Certo, Parker, dimmi.
- Vorrei sapere se è possibile un temporaneo trasferimento.
- Cosa intendi?
- Adesso che il progetto è nelle mani del ministero, mi chiedevo se potevo passare al reparto di chimica. Le avevo parlato di quell'idea...
- Il polimero che avevi intenzione di sintetizzare?
- Esattamente.
- Bene. Penso che i tempi siano maturi per farlo. Ti farò avere l'autorizzazione al più presto.
E' alquanto soddisfatto, l' arrampicamuri. I sogni di una vita... della sua adolescenza si stanno concretizzando. Le sue aspirazioni scientifiche stanno superando le sue aspettative. Se solo potesse condividerle con sua moglie e sua figlia.... perlomeno, in questo modo riesce a compensare le recenti disfatte in campo supereroico. Il tempo, fortunatamente, guarisce anche certe ferite nell'orgoglio...

Nei cieli di New York. Poco fa,
Ben Reilly è appollaiato su un tetto. Sta volteggiando da un po': è abbastanza tranquillo. Di solito è in simbiotica armonia con Kaine, ma questo è uno di quei momenti in cui uno dei due "io" si assopisce, lasciando predominare l'altro. La cosa lo inquieta un po', soprattutto pensando che, nonostante la forzata simbiosi psichica, lui e Kaine non hanno alcun genere di dialogo.
"Eccomi qua" pensa Ben "Di nuovo nella mia vecchia tenuta. Mi chiedo perché lo faccio a volte: Desiree, certo. Ma è proprio così? Io non sono Peter, non so se possiedo il suo stesso senso di responsabilità. Non sono nemmeno certo di essere un eroe: è vero, ho salvato molte vite, ma nella maggior parte del tempo credevo di essere un’ altra persona. Ma allora Ben Reilly è un eroe? Non so se ho voglia di scoprirlo".
Ma è proprio per esorcizzare riflessioni di questo tipo che ha indossato la sua tuta di Ragno Rosso per svolazzare sui tetti della città. Spera solo che nessuno chiami le autorità... i reati di cui è accusato questo suo alter ego, probabilmente, non sono ancora caduti in prescrizione.
E' appollaiato su di un tetto quando una nuova sensazione lo attanaglia: una strana mistura tra il senso di ragno e le visioni precognitive di Kaine. Stavolta ha un vaghissimo flash di una mostruosa creatura... sullo sfondo... sì, l'ha riconosciuta! E' l'università... dove tutto è iniziato. Lì lavorava suo padre... o meglio, colui che gli ha dato la vita: Miles Warren.
Il momento non lascia spazio ai ricordi. Ben ha la netta sensazione che manchino pochi minuti all'attacco del mostro nell'ateneo... giusto il tempo necessario per raggiungerlo.

Quando giunge all'ESU, capisce di essere in ritardo: la gente sta già fuggendo impazzita. Gli basta meno di un minuto per rintracciare la minaccia. Attingendo al bagaglio mnemonico di Peter Parker, il Ragno Rosso può far mente locale e riconoscere il villain.
"Skinhead!" deduce improvvisamente "ma non era stato distrutto da Capitan... cioè, da Photon?!"
[sul one-shot Captain Marvel: Free your mind, inedito in Italia. Per un riassunto, cliccate qui].
Il mostro si presenta come una massa gelatinosa; nonostante questo, il primo istinto del tessiragnatele è attaccare con pugni e calci.
- Ehi, bello! Chi ti ha fatto uscire dal barattolo? - scherza, mentre sferra il primo colpo, a vuoto. Skinhead non offre alcuna resistenza, di conseguenza sembra impossibile ferirlo. E' come un blob.
- Uh, Ragno... - roboa - Ma sì, l’ Uomo Ragno! Hai un costume diverso, ma la creatura con cui sono in simbiosi si ricorda di te. E non sono ricordi piacevoli.
"E’ di Peter che parla: devo per sempre vivere la sua vita? Affrontare le sue minacce? Non sto forse così evitando di costruirmi una mia vita?" non può fare a meno di chiedersi Ben. E così non si accorge di un tentacolo di Skinhead che lo colpisce al volto.
- Chissà chi si nasconde sotto quella maschera?- esclama il criminale - Non che la cosa abbia molta importanza: chi indossa una maschera e cela il suo volto è un codardo. Oppure un diverso, sì, ecco cosa sei! Un uomo diverso da tutti gli altri, che non ha il coraggio di mostrare il suo vero volto alla gente. Un uomo che non esiste, che non esisterà mai.
La rabbia di Skinhead viene contenuta dall'intelligenza perversa di Javier. E purtroppo a volte le parole feriscono più di un’ arma:"Ha… ha ragione" pensa Ben "Io non sono uguale a tutti gli altri. Io non sono mai nato! Non ho avuto una infanzia, né dei genitori che mi accudissero. Non esiste Ben Reilly!".
E' inutile. Le parole di Skinhead confondono e disorientano Ben; a ciò si aggiunge il fatto che la forza fisica sia impotente contro i viscidi tentacoli del mostro. Il Ragno Rosso è costretto a cedere. E Skinhead, dopo averlo messo ko, assume forma umanoide e fugge:
-Non ci sarebbe gusto ad ucciderti, voglio che tu viva con la vergogna che è rappresentata dal tuo stare su questo pianeta. A fingere di essere un eroe.
Poi il criminale si dirige verso la TriCorp.

Passa qualche minuto e Ben Reilly si riprende. Con la vista appannata, si guarda intorno, constatando la desolazione dell'università, completamente svuotata. Non c'è neanche traccia di Skinhead. Se non è riuscito a fermarlo adesso, non vuol dire che non ci possa riprovare. Ce la farà, non è così? Deve seguire le sue tracce... lascerà sicuramente una scia di terrore e devastazione dietro di sé, no? Allora come mai le sue parole gli sembrano false, artefatte?
Tutto indolenzito, il Ragno Rosso salta da un palazzo all'altro, seguendo anche le indicazioni di passanti scioccati e ha tutto il tempo di porsi delle dolorose domande su ciò che ha detto Skinhead: "Non riesco a smettere di pensare alle parole dette da Skinhead. Io… inizio a non essere certo di chi sono. Sono Ben Reilly? O forse un patetico scarto di laboratorio che finge una umanità che non possiede? Eppure… eppure per qualche motivo cammino su questo mondo. Non sono un eroe? Di certo mi comporto al meglio delle mie possibilità. E poi, se non fossi diventato il Ragno Rosso e l’ Uomo Ragno quante persone l’ avrebbero rimpianto? Quante vite sarebbero state prematuramente stroncate? Voglio davvero altre Desiree sulla coscienza? Voglio davvero che Skinhead semini la distruzione? E’ un essere pericoloso, sono certo che ucciderebbe senza alcuno scrupolo. Se non intervenissi sarei davvero me stesso? Sarei davvero ciò che sono?". La risposta è scontata e Ben continua il suo inseguimento. E’ un uomo diverso da tutti gli altri, ma è questo che lo rende speciale. E’ questo che lo rende unico. E’ questo che lo rende… un eroe!

Centro ricerche TriCorp.
Improvvisamente un allarme risuona. Qualcuno, non autorizzato, è penetrato nel cuore dell'istituto.
Le orecchie di Peter Parker si rizzano, in attesa di comprendere cosa minacci il centro ricerche.
Insieme ai suoi colleghi, si riversa nei corridoi. Irrazionalmente, molti scienziati stanno raggiungendo le uscite di sicurezza a passo sostenuto, temendo un incendio o una fuga di sostanze tossiche. Peter si unisce alla fiumana per un breve tratto, poi si ferma perplesso nei pressi di una zona del centro che non aveva mai visto. Piena zeppa di guardie armate, protetta da spesse porte blindate.
- Peter, vieni!! - grida Connors.
- Vai avanti, vi raggiungo - dice il ragazzo, evitando la folla che rischia di investirlo. In fondo, se il suo senso di ragno non scatta, evidentemente il pericolo non c'è o, se c'è, è lontano. Si avvicina alle misteriose guardie.
- Perché non fuggite?
- Dobbiamo proteggere l'alieno - sentenzia con un timbro di voce militaresco uno di loro.
Allora l'arrampicamuri fa due più due. E' la nuova ala che hanno aperto, quella che viene protetta. La sezione di ricerche di xenobiologia, dove, da pochi giorni, è stato trasferito qualcosa di molto pericoloso... il simbionte alieno appartenuto a Venom
[Eddie Brock ne è stato separato su "La Donna Ragno"#1].
"Allora è vero quello che ho sentito" conclude Peter, tra i brividi "ecco il perché di tutta questa sicurezza. Che stia fuggendo? Per questo il mio sesto senso non scatta?"
Ormai i corridoi sono vuoti, ma Peter sente qualcuno urlare in fondo. Una voce di donna che ha già sentito.
Non ha bisogno di indossare il costume per fare l'eroe: con tutta la forza delle sue gambe, raggiunge in fretta il luogo da cui ha sentito provenire le urla.
- ... ti ho sempre odiata! - sente urlare con voce aliena, mentre entra nella stanza - Ho dovuto sempre contenere il mio disprezzo... per non intaccare la mia immagine ma adesso... posso dimostrarti quando mi fai schifo!
- Chantal!!! - grida l'eroe.
La donna, una collega afroamericana con cui aveva lavorato all' inizio dell'impiego, è pericolosamente avvinghiata dalle gelatinose protuberanze di...
"... Skinhead!". Anche Peter l'ha riconosciuto; in questo momento non gli interessa perché sia lì, deve solo fermarlo.
- Bene bene bene! Il nostro eroico Peter!
"Mi conosce?!" si chiede impaurito il Ragno, mentre Chantal continua ad invocare il suo aiuto. Ma Testa di Tela è paralizzato dalle sue riflessioni.
- Chi sei!? Cosa vuoi da noi?
- Siete le due persone che ho più odiato, qua dentro... la vostra sola presenza mi ha rovinato il piacere di fare lo scienziato... me la pagherete per questo!
Chantal guarda il suo collega negli occhi. In qualche modo, istintivamente, i due hanno capito: ognuno sentiva il fastidio che Javier Caldrone avvertiva nei loro confronti. Anche se non capiscono come possa essere diventato Skinhead.
- Javier!? Sei tu!? Fermati! - cerca di farlo calmare Peter. Conosce quella minaccia e sa che è inutile combatterlo con la forza bruta.
- Non sarai certo tu a fermarmi, Parker! E non ti prenderai i miei meriti!!
Fortunatamente, nella stanza irrompe prepotentemente il Ragno Rosso, urlando arrabbiato:
- La gentile clientela è informata che il regno di terrore di Skinhead è appena finito!
- Di nuovo tu?- esclama Skinhead, abbandonando la presa su Chantal che viene prontamente afferrata da Peter e tratta in salvo. Purtroppo lo shock è stato troppo grande per lei ed è svenuta.
- Sai, Skinhead- dice Ben - Ho pensato molto a quello che mi hai detto. Ed è tutto falso! Hai cercato di confondermi e c’eri quasi riuscito. Ma non hai tenuto conto di una cosa: della mia forza di volontà. E’ questa che mi rende un eroe! Forse sarò un essere diverso dagli altri, ma la cosa non mi pesa affatto, anzi, mi spinge ogni giorno di più ad andare avanti! -. E così dicendo il Ragno Rosso tempesta di pugni e calci il corpo viscido di Skinhead. Che sente dolorosamente i colpi dell’eroe! Come è possibile? Come può fargli del male? E’ solo un inetto, non conta nulla… O forse no, forse si dovrà ricredere.
- Ricorda questo quando sarai in prigione - afferma Ben afferrando un grosso cavo ad alta tensione strappato dalle apparecchiature del laboratorio e infilandolo nel centro del corpo viscido del criminale, laddove vi è lo scheletro umano di Javier Caldrone che inizia ad essere percosso da una intensa scia di elettricità -Oggi non ti ha sconfitto l’ Uomo Ragno, né il Ragno Rosso. Oggi - esclama Ben togliendosi la maschera - sei stato sconfitto da Ben Reilly!-. E che presto troverà lo scopo della sua esistenza. Ma queste ultime parole Skinhead, ormai svenuto, non ha potuto udirle: era lui l’essere diverso dagli altri, era lui colui che viveva una vuota esistenza. Ed è stato questo che ha segnato la sua sconfitta.
L'elettricità intanto, per quanto dolorosa, ha un effetto catartico sulla minaccia. Nel giro di qualche secondo, torna alla luce il corpo di Javier Caldrone. Non in perfette condizioni.
- E' finita - sospira Ben Reilly, rimettendosi la maschera.

Mezz'ora dopo, a casa Parker.
- Siamo tornati! - grida Peter, distrutto, cercando di richiamare l'attenzione della loro coinquilina. Ma non risponde nessuno.
- Ho bisogno di una doccia e di una puntata di Friends, per riprendermi - commenta Ben, mentre il rumore di una porta che si apre li attira.
E' Sarah Finn, che sta uscendo dal bagno.
- Ciao, ragazzi! Scusate, ero sotto la doccia!
- Lo abbiamo notato - risponde, ridendo sotto i baffi, il clone. La ragazza è nuda, bagnata, coperta solo da un straccio che lei avrebbe definito "accappatoio" o "asciugamano"...
Entrambi i Ragni deglutiscono.
"Dio, perché mi metti così alla prova..." pensa sconsolato Peter, tra il serio e il faceto.

Qualche minuto dopo, la ragazza è messa al corrente di tutto quello che è successo.
- Incredibile - commenta - però una cosa positiva è che vi ha fatto riflettere sulla diversità.
- Anche troppo - ribatte Ben.
- Io spero che abbia fatto riflettere Javier... gli parlerò non appena lo dimetteranno. Voglio chiarire tutto con lui, ho sempre sottovalutato il suo astio nei miei confronti.
- Io non ci terrei molto all'amicizia di un razzista del genere. Io odio le discriminazioni - dice Sarah.
- Si, ma...
- Non solo per questioni di pelle, religione o roba simile - continua, senza lasciare il tempo di replicare - ma soprattutto in fatto di gusti sessuali.
- Beh, lo pensiamo tutti... - dice Ben.
- Per me non c'è niente da condannare in chi ha gusti sessuali diversi dai miei. Siete sicuri di pensarla allo stesso modo?
I due ragazzi tacciono. Hanno parecchio su cui riflettere.

Note
Il primo ospite umano di Skinhead fu Eddie Cross, un ragazzo ebreo che aveva rinnegato le sue origini e si era affiliato ad un gruppo di neonazisti. Dopo un attacco all’ ESU bloccato dall’ Uomo Ragno e Rocket Racer venne inondato da un composto sperimentale che lo rese l’ essere viscido noto come Skinhead. Dopo essersi liberato dalla creatura grazie a suo padre e Photon, i filamenti dell’ essere iniziarono a sprofondare nel sottosuolo dell’ ESU. A rigenerarsi. Fino a trovare un nuovo ospite umano adesso. Il fatto che la massa nota come Skinhead avesse anche una limitata intelligenza è stato suggerito in quell’ inedito di Capitan Marvel cui si fa cenno nella storia. La prima apparizione di Skinhead è su Uomo Ragno 109/110.
Se avevate pensato che il lavoro di Peter alla TriCorp fosse tutto fumo e niente arrosto, spero di avervi fatto ricredere con questo "punto della situazione".

Capitolo venti
VIVI E LASCIA MORIRE II


Da qualche parte, a New York...

Ne è passato, di tempo, dai gloriosi tempi in cui indossava la fantascientifica corazza di Facade. L'Uomo Ragno lo aveva costretto a rinunciare al suo potere e, fino ad adesso, non è più stato in grado di riappropriarsene. Ha dovuto lavorare sodo, in questi anni, per mettere da parte abbastanza denaro per il suo grande progetto.
Finalmente ha la cifra necessaria per assoldare mercenari validi, esperti. Come i famosi Silenziatori. Ironia della sorte, furono proprio loro a introdursi clandestinamente, quella fatidica sera, nel museo dove veniva presentata l'armatura "Facade" - anche se avevano altre mire. Adesso saranno proprio loro a decretare il suo ritorno sulla scena. E la vendetta contro chi l'ha rovinato potrà essere finalmente gustata.

Wave Tower. Attico.
Ancora in boxer, Peter Parker si dirige verso la porta di casa e la apre. Come ogni giorno, trova sullo zerbino un vassoio (con caffè, latte, qualcosa di dolce e la copia fresca di stampa del Daily Bugle) e lo porta a tavola. Di solito, Sarah Finn si è già alzata di buon ora, mentre Ben Reilly se la prende comoda, essendo un nullafacente, in attesa della conclusione di un concorso pubblico per entrare in polizia.
- Buongiorno, Peter - saluta la ragazza, baciando la guancia dell'Uomo Ragno.
- Buongiorno a te... Ben è ancora a dormire, vero?
- Domanda retorica - gli replica, facendo l'occhiolino.
"Sono in una situazione di stallo" pensa preoccupato Peter, sfogliando passivamente il giornale mentre sorseggia il caffè "da un lato Sarah non sembra avere alcun intenzione di andarsene, ma perlomeno è una vera coinquilina, visto che mi passa qualcosa ogni mese e si occupa delle faccende domestiche, ma... Ben? E' più di un fratello per me, ma... passa tutto il giorno o al telefono, o al computer, o in uno dei suoi tanti costumi... vorrei capire perché lo fa. O meglio... so perché lo fa. Non dev'essere facile condividere il proprio corpo con la propria nemesi".
Ha praticamente fatto finta di leggere il quotidiano. Così lo ripone sul tavolo, in attesa di spulciarlo con la mente sgombra. Ma qualcosa, in prima pagina, che non aveva ancora notato, gli balza all'occhio. Un lungo ed insolito trafiletto con un parola chiave nel titolo.
Facade.
Avvicina lo sguardo curioso. Sono anni che non sente quel nome.
Il pezzo è firmato da Betty Brant (un fiume di ricordi e sensazioni straripa nel leggere quel nome). E parla del recente furto alla Morelle Pharmaceutics dell'esoscheletro tecnorganico chiamato Facade. La sua vecchia collega (nonché prima fiamma) rievoca l'incresciosa questione concernente l'armatura, che era stata rubata e usata per commettere un duplice omicidio, di cui una delle due vittime era un fotoreporter del giornale, Lance Bannon. L'Uomo Ragno aveva sconfitto l'assassino, ma senza riuscire a scoprire il suo vero volto. Il prototipo era tornato alla casa farmaceutica e lì era stato perfezionato, ma non era mai arrivata l'autorizzazione dall'alto per un suo effettivo utilizzo.
- Peter, c'è qualcosa che non va? - chiede comprensiva Sarah.
- Non so... un vecchio assassino potrebbe avere di nuovo la sua arma del delitto e far fuori i testimoni scomodi. Non l'ho smascherato la prima volta... devo riuscirci adesso, sempre che sia lo stesso.
La ragazza lo guarda perplesso, non riesce a seguirlo. Ma coglie il significato delle ultime parole: a Peter bruciano ancora la sconfitta da parte di Tarantula Nera e lo spazio che Ben gli sta rubando sul campo eroico. Per la sua autostima, il Ragno deve ottenere un nuovo successo.
- Penso che oggi non andrò al centro... la mia ricerca sul polimero è vicina al traguardo, non ho fretta. E' più importante tornare... tornare in un posto da cui manco da troppo tempo.

Daily Bugle.
Un brivido scuote la schiena di Peter, quando le ante dell'ascensore si aprono, facendolo rituffare prepotentemente in una realtà del passato.
Il solito caos, qui al giornale. E la solita gente, soprattutto. Non che questo sia un male, anzi. Dà un confortante senso di sicurezza.
- Salve a tutti - dice, con un tono di voce che viene ricoperto dal tumulto di chi lavora. Ma qualcuno lo vede o percepisce la sua presenza.
Ben Urich, per esempio, incrociandolo nella sua direzione.
- Parker!? Che ci fai qui?
- Ciao, Ben - risponde Peter, stringendogli la mano - dovrei parlare con Betty.
- Oh... guarda, è lì - dice, indicandogli la scrivania a cui è seduta. Nel mentre la raggiunge, saluta molti vecchi colleghi:
Ken Ellis (subito gli viene in mente il Ragno Rosso), Charlie Snow, Angela Yin (cugina della Libellula… e ciò infetta ferite recenti), Ann Macintosh, Katheryn Cushing, la praticante Candace Nelson e tanti altri. E viene assalito dalla nostalgia.
- Ciao – sussurra, avvicinandosi alla scrivania di Betty Brant, completamente rapita dal monitor del suo terminale.
Quando la donna lo vede, il suo volto si dipinge in una maschera di stupore.
- Peter... cosa ci fai qui?
- E' quello che mi chiedono tutti... sono venuto a parlare con te.
- Con me?
- Esatto... spero di... poter chiacchierare tranquillamente con te, stavolta.
- Immagino tu ti riferisca al funerale di... Flash, vero? - ricorda, abbassando lo sguardo - Non preoccuparti, spero sia acqua passata come lo è per me! Del resto eravamo tutti sconvolti, in quei momenti. Allora, perché mi cercavi?
- Ho letto il tuo pezzo sul furto dell'armatura di Facade...
- Oh, sono lusingata... sai, ho già riesumato tutti i miei appunti su quella storia.
- Bene... ma... mi preoccupavo per te. Già una volta Facade ha tentato di ucciderti, per paura che scoprissi chi fosse... e se ci riprovasse, soprattutto dopo quello che hai scritto?
- Mi fa piacere la tua premura, Peter. Ma non abbiamo la certezza che sia la stessa persona. Perché sarebbe dovuto entrare in azione solo ora?
- Questo non lo so, ma il mio sesto senso mi dice che dobbiamo stare all'erta...
- Spero tu stia prendendo una cantonata - gli confessa con un sorriso - ad ogni modo, penso che potrò cavarmela da sola. O, al massimo, il tuo amico mi proteggerà...
- Amico, eh? Non sento Spidey da settimane... - rivela con istrionica bravura.
- Buon per te - lo punzecchia la donna.
Se non avesse il senso di ragno, Peter si spaventerebbe per l'improvvisa pacca sulla spalla che riceve all'improvviso.
- Parker! - urla la voce possente di Joe Robertson.
- Robbie! - lo saluta abbracciandolo Peter. E' stata quasi una figura paterna, per lui.
- Cosa ci fai qui, ragazzo?
- Eh... questa storia di Facade mi sta preoccupando, perciò sono venuto...
- Molto carino da parte tua. Vieni, così parliamo un po'...
- Ok - acconsente Peter, alzando la mano verso Betty per congedarsi.
- Come va?
- Tutto sommato, bene.
- Sicuro? Ho... sentito che Mary Jane è fuori città... ma da settimane, ormai.
- Ehm... bé, in effetti si è presa un periodo di riflessione. Ma tornerà, tornerà.
- Niente a che vedere con una certa Sarah Finn?
- Joe, per caso mi stai facendo spiare? - gli chiede, sorridendo imbarazzato.
- Noi giornalisti siamo così, sappiamo sempre tutto.
- Lo so, lo so... se ci tieni a saperlo, non sto con Sarah Finn. E la mia vita... va bene. Sono realizzato nella mia carriera di scienziato, presto mia moglie e mia figlia torneranno a casa...
- Sono davvero contento per te. Perché adesso non vieni a salutare Jonah? Penso debba parlarti...
- Parlarmi? Di cosa?
- Vedrai, vedrai - lo stuzzica, irrompendo nell'ufficio dell’editore, come sempre intento a gridare al telefono, con un povero interlocutore.
- Ti sbatto in penultima pagina, se non ci riesci! - conclude, sbattendo la cornetta. Poi il suo sguardo si alza sull'inatteso visitatore.
- Ciao, Jonah... prima che tu possa chiedermelo: sono qui per Facade.
- Salve, Parker... quale inaspettata visita - lo accoglie, con fare sarcastico. Che ce l'abbia per l'abbandono del "nido"?
- Spero di non disturbarti – Peter si diverte come sempre a prenderlo in giro – Tutto bene, Jonah? Come va con Marla?
- Con Marla tutto bene.
- Ho saputo che John se n’è andato di nuovo… spero non ti sia abbattuto per questo. E’ in gamba, il tuo ragazzo.
Jonah tace per qualche secondo, con sguardo torvo, e riprende, cambiando totalmente argomento. Gli affari di suo figlio lo feriscono.
- Parker, hai bisogno di soldi, per caso? So che, in teoria, hai una famiglia da mantenere.
Imbarazzato per aver fatto una domanda indiscreta e per il tono accusatorio di JJJ, Peter risponde:
- Credo non facciano mai male dei contanti in più… come mai questa domanda?
- Ti dirò… purtroppo, dopo l’attentato alle Torri –cosa terribile- la popolarità dell’Uomo Ragno… o degli Uomini Ragno, a questo punto… è alle stelle. L’editore di Webs mi ha chiamato giusto ieri, voleva contattarti. Vogliono ristampare il primo volume e farne un secondo, magari con la stranota foto delle torri unite dalla tela che campeggi sulla copertina, anche se, purtroppo, lo scatto non è tuo…
- Ma… è un’ottima notizia – commenta sorpreso il Ragno. E’ forse la prima volta che il suo alter ego gode della giusta fama (anche se avrebbe preferito essere ricercato piuttosto che veder crollare le torri, ovviamente).
- Lo immagino. E penso che come editore di questo giornale io abbia il dovere di cavalcare quest’onda…
- In che senso?
- Sei disposto a firmare una rubrica settimanale, nell'inserto domenicale, in cui parli dell'Uomo Ragno?
- Cosa?
- Sì, un… “angolo del Ragno”, dove racconti degli aneddoti e roba simile. E magari ci metti qualche foto... nuova, se ti capita, o qualche vecchia inedita.
- Inedita, eh? Devo scavare nei miei archivi, ma penso di averne molte... del resto, hai sempre scelto le foto più ambigue, o mi sbaglio?
Jameson tossisce.
- Allora sei disposto a tornare all'ovile, o la fama ti ha dato alla testa?
- Non sono il tipo. Fai avere il contratto a Matt Murdock. Dopodiché lo firmerò.
- Bene, ragazzo... ottima scelta. Naturalmente se avrai materiale in surplus potrai pubblicarlo senza remore. Mai come stavolta, l’Uomo Ragno farà vendere il mio giornale… vero, Robbie?
- Certo, Jonah.
- Non mi dirai che ti sei convinto che l’arrampicamuri è un eroe… - insinua Peter.
- Tzé, figurati – lo liquida Jonah, ma Robbie fa l’occhiolino al ragazzo per dimostrargli il contrario.
- Allora a presto per aggiornamenti… anche se penso tornerò in serata per questa storia di Facade…
- Arrivederci, Parker – borbotta Jameson con apparente indifferenza, suscitando un velato sorriso sul volto di Peter.
- Bé, ti saluto, Peter… devo andare da mio nipote, adesso.
Il Ragno si blocca interdetto e si volta.
- Nipote, hai detto?
- Oh, tu probabilmente non ne sai niente… quella… brava donna di Amanda, l’ex moglie di Randy, ricordi?
- Si sono lasciati? Me ne sono perse di cose, evidentemente… continua, comunque…
- Sì… dicevo, quando se n’è andata era incinta. Abbiamo scoperto da relativamente poco dell’esistenza del piccolo… da un lato è stata una bellissima sorpresa per noi, volevamo da tanto un nipotino… però, pensare di essermi perso i suoi primi mesi di vita… ma non posso certo venire a fare certe discorsi con te – conclude, ricordando l’esperienza passata da Peter con la piccola May.
- Già… e come si chiama?
- Richie!
- Sono contento per te, Robbie! Davvero…
- Grazie, Peter… ci vediamo più tardi allora!
Una manciata di secondi più tardi, Peter e Betty sono di nuovo intenti a parlare.
- Vedi, questa era la lista di candidati… il maggiore indiziato era Archer Bryce, ma penso di poterlo escludere. A parte che è in Europa da mesi, e lo era anche ieri… le sue industrie sono in bancarotta e non credo avrebbe il denaro per assoldare qualcuno per il furto. A meno che non fosse il suo maggiordomo Victor, come nei peggiori gialli.
- Non si può mai sapere… qualche conto segreto in Svizzera o simili…
- Già. Escluso qualcun altro, l’ultimo che rimane sulla lista nera è… Cole Cooper.
- Cole? L’assistente di Lance?
- Proprio lui. Non sembra avere molti alibi. E’ sparito dalla circolazione da molti mesi e ho scoperto solo ieri che lavora per un fogliaccio scandalistico… poveraccio, se non è lui Facade.
- Mi solleverebbe sapere che non è lui, ma ho visto davvero di tutto nella mia carriera e non me ne stupirei.
- Nemmeno io. Quindi credo che dovremmo tenerlo d’occhio… certo, il furto può anche averlo commesso qualcuno che non ha alcun collegamento con quella storia, o qualcuno che allora non ho considerato… ma il mio istinto…
- Sì, anche il mio istinto mi porta in questa direzione. Adesso vado… promettimi che non esiterai a chiamare in caso di aiuto. Questo è il mio numero – le dice, porgendole un biglietto da visita.
- Molto gentile da parte tua. Sono contenta di aver riallacciato i rapporti – ammette, abbracciandolo.
- Anch’io… a dopo, bella.

Prima di andare, Peter si guarda ancora intorno, con piacevolezza. Poi nota qualcosa, seminascosto dalle fronde di una pianta, che campeggia vicino al muro.
Una targa, che ricorda i professionisti del giornale caduti, per un motivo o per un altro.
Frederick Foswell, Ned Leeds, Nick Katzenberg, Lance Bannon, Jake Conover.
Che quel posto sia maledetto? No, probabilmente è lui stesso un menagramo. Ma è una cosa con cui ha fatto i conti da tempo. E non è in vena di pensarci, adesso.

Infatti, nella cabina all’ascensore, Peter scaglia pugni convulsi contro il vuoto, per la gioia.
”Sì! Sono di nuovo a casa, finalmente… e con questo lavoro extra, May potrà andare nel miglior college dello stato, e avere tutto ciò di cui ha bisogno… come ho fatto a stare lontano da qui per tutto questo tempo? Devo aver perso proprio la bussola… è ora di sistemare la mia vita. I pezzi ci sono, si tratta solo di metterli nel posto giusto!”
La nostalgia si è trasformata in euforia. Non gli importa più se Ben Reilly abita a scrocco a casa sua ed ha tendenze bipolari… se ne frega se Sarah Finn conosce il suo segreto per misteriosi motivi e non ha intenzione di andarsene… sa solo che sta esercitando gli unici due lavori al mondo che ama, con successo, e che deve andare in Florida,  per poi tornare nella Grande Mela con la sua famiglia. Solo allora si sentirà realizzato e potrà affrontare i suoi problemi con serenità.
Prima, però, deve togliersi il tarlo “Facade” dalla mente e appurare se il recente furto è connesso al vecchio omicida.
Non ha nessuna voglia di andare alla TriCorp. Il clima non è dei migliori, dopo la performance criminale di Javier Caldrone. Viste le energie che percorrono il suo corpo, una svolazzata tra i tetti di Manhattan sembra l’idea migliore.
Il senso di ragno lo avverte che le porte dell’ascensore si stanno aprendo e deve smettere di manifestare la sua gioia, se non vuole fare una cattiva figura. Allora usa il pulsante “Stop” e spinge il tasto per andare all’ultimo piano… al di sopra della redazione (accompagnato dalle bestiemme di chi sta aspettando invano al piano terra e si è illuso dell’arrivo dell’ascensore).
Infatti al piano più alto (dove non ci va mai nessuno) c’è solo un piccolo vano con una piccola rampa di scale, con una piccola porta in cima. Sicuro grazie al senso del pericolo, il comune Peter Parker si trasforma nel celeberrimo Uomo Ragno, che con la sua forza riesce a superare un ostacolo futile come una serratura.
Dal tetto può partire il suo bizzarro sfogo. E’ da psicopatici farlo indossando un costume e saltando di tetto in tetto, ma è il modo migliore che conosce per manifestare i suoi sentimenti, negativi o positivi che siano.

Volteggiando, Testa di Tela rimane nei paraggi del Daily Bugle. Non sa quanto tempo sarà necessario, ma chiunque voglia usare per scopi illeciti Facade, non vorrà avere una ficcanaso come Betty Brant tra i piedi. Se non riuscirà a proteggere nemmeno lei, si troverà costretto ad appendere il costume al chiodo…
Da quando i suoi poteri sono stati inscritti nel suo genoma, il senso di ragno di Peter sta assumendo nuove sfumature. Come spiegare altrimenti l’inconscio presentimento di vegliare sulla redazione del giornale e su Betty Brant, giustificato dal comparire all’orizzonte di una figura nota?
Certo, a New York personaggi volanti sono all’ordine del giorno, nessuno ci bada più. Ma il senso di ragno fa planare l’arrampicamuri verso la strada, facendolo aderire ad un muro che lo nasconda.
E quando il misterioso essere volante sfreccia a qualche metro dalla sua testa, ha un sussulto.
”Non posso crederci! E’ davvero Facade! E si dirige… verso il palazzo del Bugle!”
La sua mano spara istintivamente un filo di ragnatela verso l’edificio adiacente, dando il via ad un frenetico inseguimento, più simile ad un pedinamento, a giudicare dalla circospezione con cui si muove Spidey, teso a non farsi notare in alcun modo. Peraltro, il volo dell’assassino è troppo veloce anche per l’agilità del Ragno, ma l’eroe ce la metterà tutto per impedire un nuovo lutto al Daily Bugle.

Facade infrange le ampie finestre della redazione del giornale.
Quando il Ragno lo raggiunge, ha già preso tra le mani Betty Brant e sta per finirla.
Molti giornalisti scappano, altri – come Robbie e JJJ - lo minacciano con le proprie pistole personali (dopo tutto quello che hanno passato negli anni, a causa dei vari Scorpione, Venom, Lapide, Carnage… che abbiano un porto d’armi è la precauzione minima, anche se difficile da accettare).
- Altolà, villano! – scherza l’Uomo Ragno, come suo solito.
- Oh, sapevo che saresti arrivato, Ragno… anche con te ho un conto da saldare! – dice, sferrando un colpo letale alla giornalista.
Ma i riflessi dell’arrampicamuri sfidano qualsiasi tecnologia: un agile tuffo, e il criminale è a terra, separato da Betty prima che il pugno possa andare a segno.
- Scappa, Betty!
La donna obbedisce solo in parte; corre ad aprire un cassetto della sua scrivania e prendere un revolver, che si aggiunge ai due, già tremanti per la tensione, dei suoi audaci superiori.
”Forza, Peter… stendilo” si ripete Robbie nella mente.
”Dov’è Matt quando serve?” si rammarica Ben Urich, più in disparte, disarmato.
 Ha un inizio un doloroso corpo a corpo, che Parker riesce abilmente a gestire grazie alle sue facoltà. Ma, anche se colpisce l’armatura, non fa alcun danno: è stata studiata per sopportare qualsiasi sollecitazione fisica.
- Mi hai privato di Facade una volta… sei così malvagio da volerci riprovare?
- Non me la sono mica venduta, l’armatura! – lo prende in giro Spidey, facendolo solo arrabbiare. Infatti Facade inizia a sferrare i suoi colpi bioelettrici con grande maestria, mettendo in difficoltà l’Uomo Ragno, in uno spazio così ristretto, in presenza di civili.
- Andatevene! – intima ai suoi amici, con il solo effetto di farli arretrare di qualche passo verso l’uscita.
”Se continuo così finirò solo per distruggere la redazione” capisce Peter, così, invece di evitare le raffiche, si scaglia contro il nemico. Un lampo bioelettrico lo colpisce di striscio, paralizzandogli un braccio, ma l’eroe va avanti imperterrito. Purtroppo lo sbandamento dovuto alla momentanea paralisi lo rallenta di qualche secondo, permettendo a Facade di afferrare il Ragno per le braccia e scaricare nel suo corpo tutta la bioelettricità che l’esoscheletro può produrre.
- Muori!

In circostanze normali, la sentenza di Facade si sarebbe concretizzata di lì a poco.
Ma Peter Parker, in fondo, è un ragazzo fortunato.
La scarica si ritorce tutta contro l’assassino, cortocircuitando l’armatura e facendolo cadere, rigido, al suolo.
I testimoni osservano stupefatti il ribaltarsi degli eventi. Mai quanto l’Uomo Ragno stesso, che in pochi secondi fa mente locale.
”Il tessuto speciale di Reed Richards… mi ha isolato! Grande!” conclude.
Con la mano sul braccio dolorante, l’eroe si avvicina con cautela a Facade, si china verso la tua testa e usa la forza dell’arto ancora efficiente per forzare l’armatura, portando alla luce il volto del pilota…
- No… Cole Cooper! – grida sgomento il tessiragnatele.
I flash dei fotografi (che sbucano improvvisamente dai loro nascondigli) accecano sia lo spaventato ragazzo che l’incredulo eroe. Ha voluto concedergli il beneficio del dubbio fino all’ultimo… forzare l’armatura è stato un gesto liberatorio, invece. Tutto quadra, bene o male.
- State fermi – ordina il Ragno ai reporter – Attendete l’arrivo delle autorità…
Spaventati, i colleghi di Peter Parker si limitano a fare qualche altro scatto e a prendere appunti.
- Ragazzo… perché?
- Non so com’è essere sotto quel costume, Uomo Ragno… ma questo esoscheletro… il suo potere inebria. Tutti dovrebbero provare le sensazioni di onnipotenza che ti dà – dice, con occhi spiritati.
”Povero ragazzo… il potere gli ha dato alla testa”.

Quando Peter Parker, un quarto d’ora più tardi, torna nella redazione (un po’ sottosopra, ma niente di irreparabile), la polizia ha già portato via Cole Cooper e sequestrato Facade.
- Parker, dove sei quando c’è bisogno di te? – gli grida contro Jameson.
Già tornati alla normalità?
- Jonah, non ho ancora firmato alcun contratto – ribatte saggiamente Peter – ma, per sdebitarmi, darò una mano a rimettere in ordine gli uffici.
Robbie Robertson sorride sollevato.

Wave Tower. Attico dei Parker. Tardo pomeriggio.

Sono passate ore dall’attacco di Facade, ma Peter ha piacevolmente passato tutto questo tempo al fianco dei suoi colleghi, dando loro una mano, chiacchierando come non faceva da settimane, speculando sulle ragioni dell’assassino e sul fatto che l’ennesimo lavoratore del giornale si è convertito al male. Ma, tutto sommato, nonostante certi discorsi, era da tanto che non si sentiva così bene. Finalmente gli pare di avere nuovamente una vita sociale attiva.
Quasi gli dispiace tornare nel suo claustrofobico appartamento (non per dimensione, ma per clima).
- Peter… dove sei finito tutto questo tempo? – lo rimprovera Sarah, preoccupata.
Il Ragno racconta tutta l’esperienza che ha vissuto.
- E’ magnifico… è andato tutto come speravi, allora – conclude la ragazza – speriamo sia lo stesso per il nostro Ben!
- A che proposito? – domanda Peter, cadendo dalle nuvole.
- Domani Ben ha l’ultima prova del concorso! A giorni sapremo gli esiti! – gli viene rammentato.
- E’ vero, quasi dimenticavo… in bocca al lupo!
- Grazie, Peter – risponde Ben, tornando nella sua camera.
Dopo qualche minuto, squilla il telefono. Prontamente, il padrone di casa risponde, sperando in una chiamata di sua moglie.
- Pronto?
- Casa Parker? Cerco Peter…
- Sono io… con chi parlo?
- Salve, Peter… sono Amy Powell.
Gli bastano due secondi per ricordarsi che era la fidanzata di Lance Bannon, ai tempi del suo assassinio.
- Oh, Amy, ciao! Dimmi pure…
- Volevo sapere se potevi ringraziare l’Uomo Ragno da parte mia. So che sei l’unico che ha contatti diretti con lui…
- Ringraziarlo per cosa?
- Per aver trovato l’assassino di Lance… mi dispiace che si sia rivelato quel ragazzo… non mi sembrava capace di tanto… io mi sono rifatta una vita, da allora, ma sono sollevata che la sua memoria sia stata… vendicata, in un certo senso.
- Ne siamo sollevati tutti, Amy, credimi. Non appena lo vedrò o lo sentirò, riferirò il tuo messaggio. Stammi bene, Amy.
- Grazie, Peter.
Quando Peter abbassa la cornetta, si rende conto che simili soddisfazioni, derivanti dal regalare serenità agli altri, compensano tutti i disagi causati dal suo alter ego.

Note
Ecco rispolverata una vecchia e dimenticata trama, risalente ai vecchi
nn. 174-175 de "L'Uomo Ragno", Marvel Italia. Con questo ho smaltito tutte le questioni in sospeso ereditate dalle precedenti gestioni (o almeno credo…se ce sono ancora segnalatemele) ^__^ E, per accontentare tutti, ecco tornare il Daily Bugle in lunghe scene da overdose! Ma i bei tempi sono finiti. Dal prossimo episodio, si parte con il drammatico rush finale di questa serie! Tenetevi pronti e sintonizzati su queste frequenze...